POETA E CANTORE
Leonard Norman Cohen nasce a Montreal nel 1934 da genitori ebrei. Il nonno materno, il rabbino Solomon Klinitsky-Klein, si è fatto notare negli ambienti culturali della sua città per un'interessante raccolta di interpretazioni talmudiche e per un acclamato Dizionario dei Sinonimi e degli Omonimi. Il nonno di parte paterna è tra i fondatori del primo giornale anglo-ebreo del continente americano. A nove anni Leonard rimane orfano di padre. Più tardi si iscrive alla McGill University, dove, diciassettenne, fonda un trio di musica country-western: The Buckskin Boys. Il repertorio della band è molto vario: va dalle canzoni di Hank Williams allo skiffle e al blues tradizionale. Nel libro Songs Of Leonard Cohen c'è una foto dei Buckskin Boys. Si vede il Nostro insieme ad altri due ragazzi, abbigliati come cowboys; sembrano pronti per saltare in groppa al primo cavallo di passaggio... E' in quegli anni che Leonard comincia a scrivere versi. Presto diventa "il principe della bohéme" di Montreal. La scena 'boho' della sua città è talmente "sotterranea" - come racconta lui stesso - "da essere stata derubata già all'inizio dai suoi intenti sovversivi: perché le idee non erano, evidentemente, abbastanza underground." Il giovane poeta si aggira per le strade di questa "Gerusalemme del nord" con i suoi fogli di poesie che va inchiodando (metaforicamente) su porte che per lui rimarranno a lungo chiuse. La sua prima silloge, Let Us Compare Mythologies, è del 1956 (lo stesso anno in cui uscì On the road, di Jack Kerouac). Leonard era allora ancora all'università. Il libro successivo, The Spice Box Of Earth (del 1961), lo catapulta nel novero dei poeti canadesi più famosi anche all'estero. A queste prime raccolte di versi ne seguiranno altre dieci, oltre ai romanzi The Favourite Game (Il gioco preferito) e Beautiful Losers (Meravigliosi perdenti): due opere coraggiose, provocanti, incisive, "sovversive". Ma, nonostante i trionfi letterari, più forte è in Leonard l'interesse per la musica. Così per un po' lo troviamo a farsi le ossa con i suoi Buckskin Boys. "Ero pieno della frenesia di suonare e dimenarmi battendo i piedi. Celebravo una sorta di vita emotiva insieme a tanti altri che la pensavano come me... Allora il country bastava per soddisfare questa esigenza." Un piccolo passo indietro: nel 1958, Lenny, in Canada già acclamato poeta, debutta in una performance dal vivo insieme al gruppo jazz del pianista Maury Kay. Non si tratta di un concerto, ma di una lettura di poesie piuttosto diversa dal consueto, tenutasi al Dunn's Jazz Parlour, locale di Montreal situato al piano superiore di un negozio di "Delicatessen" (carne affumicata et similia). Influenzato dalla Beat Generation (l'anno prima aveva frequentato alcuni ritrovi di artisti al Greenwich Village), Cohen porta a Montreal lo stile tipicamente "beat" della fusione di musica e poesia. La collaborazione con Maury Kay dura fino a maggio. Poi in estate va a lavorare in un campeggio. Il direttore del campeggio è un ebreo socialista: "Nel Canada degli anni Cinquanta, i socialisti erano le uniche persone che suonavano la chitarra e cantavano folk songs". Cohen trova una copia di The People's Songbook (Il libro di canzoni del popolo), contenente tutti gli accordi e le tablature. Comincia a esercitarsi alla chitarra, e da questo momento non ha più bisogno di una band che lo accompagni. L.C. trova il suo stile definitivo e inizia la carriera di menestrello della malinconia con "Suzanne" (dedicata a Suzanne Elrod, la madre dei suoi due figli) e "Bird On The Wire", canzoni subito incluse in The Songs Of Leonard Cohen (1967). E' un periodo in cui stanno dissolvendosi tutte le forme
prestabilite - e accademiche - dell'espressione artistica. Come poeta e romanziere, Cohen
era già, in certo qual modo, un rivoluzionario. In ogni situazione della sua vita
(nell'eremo di un'isoletta greca; in Israele durante la Guerra dei Sei Giorni, detta anche
Guerra di Yom Kippur; o mentre fa la spola tra il Mount Baldy e la periferia di L.A.), per
lui la musica riveste un ruolo decisivo, perché scatena nel suo animo nuove energie
creative. E perché può così dar voce alla sua depressione. |
Una volta il Nostro si trovò a discutere insieme a Bob Dylan
circa il mestiere di songwriter.
Dylan gli chiese: "Quanto tempo ci hai messo a scrivere Hallelujah?"
"Più di due anni" rispose Cohen. "E tu quanto ci hai messo per I & I
?"
"Quindici minuti" ribatté Dylan.
L'episodio è stato raccontato da Cohen così:
"Mi disse: 'Mi piace quella tua canzone(Da un'intervista al Telegraph.)
Come nei suoi libri, anche nelle canzoni Cohen esprime l'eterna avventura del corpo e dell'anima. La narrazione si sviluppa con candore e intelligenza, arrivando a toccare le corde più sensibili dell'ascoltatore. Tra le sue prime incisioni sono da segnalare Songs From A Room, Songs Of Love And Hate e New Skin For The Old Ceremony : capolavori che non dovrebbero mancare in nessuna collezione. Death Of A Ladies' Man, disco nato con la supervisione di Phil Spector, risale alla fine degli anni Settanta. Poi è la volta di Recent Songs, che segna l'inizio della sua lunga collaborazione con Jennifer Warnes. (In seguito la Warnes dedicherà al maestro l'album-tributo Famous Blue Raincoat). Degno di menzione è anche Various Positions, in cui si odono echi di Nashville e per la prima volta si riscontra l'accompagnamento elettrico. Gli anni Ottanta si concludono brillantemente con I'm Your Man, album dominato dai synths e che include alcuni "ballabili". La nuova decade comincia sotto l'insegna di svariate cover-versioni di sue songs. Ricordiamo l'album-tributo del 1991 I'm Your Fan con i Pixies, R.E.M., Nick Cave, John Cale, Ian McCulloch, House Of Love, Lloyd Cohela ecc. I'm Your Fan è un doveroso omaggio che consente al pubblico più giovane di avvicinarsi all'universo del troubadour canadese. Nel 1992, The Future: un disco che Leonard realizza mentre è all'apice della celebrità. Le colonne sonore dei film 'McCabe & Mrs. Miller' e 'Pump Up The Volume' sono basate su sue canzoni, e anche Nanni Moretti ha voluto inserire in 'Caro Diario' un pezzettino della coheniana "I'm Your Man". Un altro ritratto apocrifo di Cohen, Tower Of Song, ci presenta alcune gemme della sua attività creativa, stavolta nell'esecuzione di Billy Joel, Sting and the Chieftains, Elton John, Willie Nelson, Aaron Neville, Suzanne Vega (altra sua devotissima fan), Tori Amos, Bono (in una trascinante versione di "Hallelujah"), Don Henley, Trisha Yearwood e Martin Gore. Diverse canzoni di L.C. sono state interpretate anche da Neil Diamond, Esther Ofarim, Diana Ross, Joan Baez, Rita Coolidge, Joe Cocker, Peter Gabriel ("Suzanne")... E, in Italia, da Fabrizio De Andrè, Mia Martini e Mimmo Locasciulli. |
LEONARD COHEN SULLA POESIA
"Nella sua forma più pura, la
poesia è come il polline delle api. Ecco la mia idea di
poesia. Il miele della poesia è dappertutto. È negli scritti del National Geographic,
quando un concetto è assolutamente chiaro e bello; è nei film; è dappertutto, perché
quello che noi chiamiamo 'poesia' ha un significato universale. Poesia è quando
qualcosa suona in maniera particolare. Forse non sempre possiamo definirla
poesia, ma quel che sperimentiamo in determinati momenti 'è' poesia. E' qualcosa che ha a
che fare con la verità e il ritmo e la fede e la musica. |
AS THE MIST LEAVES NO SCAR As the mist leaves no scar When wind and hawk encounter, As many nights endure Leonard Cohen, da: The Spice-Box of Earth
COME LA NEBBIA NON LASCIA CICATRICI Come la nebbia non lascia cicatrici Come tante notti resistono |
LIBRI DI L. COHEN
LIBRI IN ITALIANO DI (E SU) L. COHEN Il gioco preferito, per decenni introvabile in Italia (era uscito presso Longanesi nel '75), è tornato da poco in libreria: lo ha pubblicato Fazi con una nuova traduzione. Fandango ha invece riproposto l'altro romanzo, lo "scandaloso" Beautiful Losers. Ancora facilmente reperibili sono Canzoni scelte (Polo Books) e un'ennesima raccolta dei testi poetici di Cohen: L'energia degli schiavi e altre poesie (minimum fax).Registriamo, insieme al Montreal Mirror, "un rinfocolarsi della Leonard-Cohen-mania". Ciò ovviamente non può che rallegrare gli eterni aficionados del poeta-cantautore del Quebec...
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"E' musica da tagliarsi i polsi; insieme ai
suoi dischi dovrebbero fornire una lametta!..." (Vox populi.)
Molti hanno di Cohen l'immagine del classico cantautore con la
chitarra in mano; in realtà Lenny predilige suonare il synthesizer. Possiede solo 4
chitarre, ma dozzine di strumenti a tastiera.