Compagnia La Bottega del Pane
presenta
Notte segreta
di Francesco Randazzo
con
Chiara Pizzolo e Rossana Veracierta
Ideazione scenica e Regia :
Francesco Randazzo
Musiche a cura di: Samuel Luv
Assistente alla regia: Linda Giordano
Realizzazione scenica: Chiara Martinelli
Foto: Azzurra Primavera
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Teatro Il Cantiere
Via Gustavo Modena 92, Trastevere, Roma
dall8 al 20 Maggio,2001 Mart./Sab. h. 21
Domenica h. 18 - Lunedi Riposo
In altri tempi, nel mondo antico, i monaci e le monache solevano occuparsi, fra le altre cose, della conservazione dei corpi: mummificavano insomma. E con tecniche eccellenti, pare, derivate da quelle dellAntico Egitto. Con risultati di meravigliosa efficacia. Che a noi danno un po i brividi, oggi, quando visitiamo le cripte dei cappuccini a Napoli o Palermo, o a Savoca o anche, ed è forse il luogo che più mi ha colpito, nella cripta della chiesa al Castello Aragonese dIschia, dove non ci sono mummie, ma dove esse venivano preparate. Una cella ad imbuto, con un sedile torno torno, con buchi regolari sulla seduta, nei quali si sistemavano i cadaveri, svuotati e salati, per spurgare e seccare, in aria fresca e ventosa. Lì, le monache, le più giovani, novizie forse ancora, venivano a passare per penitenza e per addestramento alla vita spirituale, a volte, una notte intera, perché capissero e maturassero, vivendolo in sua compagnia il concetto di Morte e di fugacità della carne.
Giovani donne chiuse lì dentro, al buio, o peggio al riverbero di luci che entravano dalle feritoie o da flebili torce e lumi. Con le ombre spaventose e tremolanti. E le morte a fare compagnia.
E da quel momento, ogni tanto, mi immaginavo queste due ragazze, chiuse lì, in un convento della Sicilia Antica, la mia Sicilia decadente e decaduta, forse anche contro la loro volontà, forse in convento per obbligo più che per scelta. Insieme, a subire quella penitenza angosciosa. Che pregano, certo, ma poi? Una notte è lunga. Troppo lunga. Può sembrare e diventare eterna lì dentro.
E mi davano pena ma soprattutto mi erano simpatiche e volevano vivere, non volevano stare là. Volevano la Vita non la Morte. Dopo tanti secoli, ancora.
Sono curiose, sono monelle, sono delle Sante involontarie, come tante credo.
E le ho immaginate e scritte così, allegre per disperazione, fantasiosamente temerarie, col coraggio dellincoscienza e della leggerezza ma anche con la paura, con lansia di capire perché quel destino: una domanda che con le loro risate, attraversa i secoli e arriva fino a noi. Con un sorriso e un brivido leggero.
Francesco Randazzo
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