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Campagna Mondiale contro gli alimenti transgenici

 

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Associazione Ambientalista  Primula Verde

aderisce a:

 

10 domande sul cibo transgenico

 

Appello contro la brevettazione di organismi viventi e la privatizzazione delle risorse genetiche

Campagna per un Comune Antitransgenico

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CHE EFFETTI HA SULLA SALUTE?

La risposta non è rassicurante, ma almeno nemmeno terrorizzante. Semplicemente, non si dispone ancora di sufficienti dati per rispondere a questa domanda. Esistono moltissimi dati sui danni provocati dai pesticidi spruzzati sulle coltivazioni, così come abbondano gli studi sui rischi connessi all’impiego degli antibiotici negli allevamenti industriali, ma gli effetti degli OGM sono ancora sconosciuti.

Per conoscere gli effetti di una sostanza assunta per un lungo periodo occorrono parecchi anni e studi imparziali, mentre, fino a oggi, la maggior parte delle ricerche condotte sull’argomento sono state commissionate dalle stesse case che producono gli OGM. Solo di recente sono stati pubblicati i risultati di alcuni test indipendenti, e i risultati non sono stati incoraggianti.

Una delle maggiori difficoltà che hanno riscontrato gli esperti nel cercare di dare una valutazione d’insieme, sta nell’enorme varietà delle mutazioni che si possono indurre. A seconda che un gene venga inattivato, modificato o potenziato, e a seconda di quale gene e in quale specie, ci possono essere ricadute molto diverse sulla salute dei consumatori. Tuttavia, essendo la tecnologia impiegata abbastanza omogenea, ci sono alcune fasi che riguardano un po’ tutte le manipolazioni, come l’utilizzo di geni "marcatori" per individuare le cellule dove la mutazione è avvenuta con successo.

Generalmente al gene che si vuole modificare, per esempio un gene che rende la pianta resistente al freddo, viene allegato un gene particolare che serve a rendere "visibile" la mutazione avvenuta. Su questa scala, però la visibilità è puramente virtuale e viene quindi utilizzato un gene che conferisce un’altra forma di resistenza: quella agli antibiotici. In questo modo, una volta completata la "transfezione", come si chiama l’inserimento del gene modificato, le cellule verranno immerse in un brodo di antibiotico e sopravviveranno solo quelle geneticamente modificate.

Ma, come ha denunciato più volte l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un aumento di resistenza agli antibiotici è un problema sanitario serissimo, e introdurre un gene della resistenza nella catena alimentare non sembra proprio una buona idea.

Ci sono poi dei tipi particolari di OGM che, invece di consentire una riduzione dell’impiego di sostanze chimiche nell’agricoltura, di fatto la incrementano. E’ il caso della soia geneticamente modificata per resistere a un erbicida, entrambi prodotti dalla stessa casa farmaceutica, la Monsanto. Ovviamente più la pianta di soia è resistente all’erbicida più ne verrà spruzzato,a crescendo la quantità di sostanze chimiche che vanno a finire nella catena alimentare e nell’ambiente. Un altro problema è quello delle allergie. Di fatto non è stato dimostrato che gli OGM sono allergenici, ma nemmeno il contrario, e in questi casi dovrebbe prevalere la prudenza.

E’ vero che ormai tutti i cibi in commercio sono geneticamente modificati? No. E’ vero che negli USA e in Inghilterra sono già in commercio alcuni prodotti transgenici di largo consumo, come i pomodori, le patate o il radicchio, ma nel nostro paese non sono permessi, anche se è consentito il loro utilizzo come materie prime alimentari per cibi preconfezionati.

Soia e mais, ad esempio, sono molto diffusi come additivi vegetali. I prodotti lavorati in Italia invece possono contenere materie prime alimentari, per esempio la soia, provenienti da paesi che invece fanno largo impiego di OGM. Si calcola che quali la metà dei raccolti statunitensi e canadesi sono ormai transgenici, anche se sono in aumento gli agricoltori che chiedono di tornare al naturale. In Italia un crescente numero di supermercati si dichiarano GM free, ovvero garantiscono che nei prodotti a proprio marchio non sono state utilizzate materie prime geneticamente modificate.

La normativa attuale impone l’obbligo di etichetta sui prodotti interamente transgenici ma non sui derivati, cioè sui prodotti nei quali siano stati impiegati gli OGM. Se una patata transgenica deve venire etichettata come tale, un prodotto preconfezionato in cui sia stato utilizzato un additivo vegetale geneticamente modificato non richiede nessuna segnalazione. Esiste una normativa europea a riguardo, che stabilisce una soglia di presenza degli OGM al di sopra della quale vanno etichettati anche i prodotti derivati, ma il regolamento, peraltro non particolarmente chiaro, non è ancora stato compiutamente recepito, cioè trasformato in legge, da alcuni paesi dell0’unione come l’Italia. Bisogna quindi fidarsi delle iniziative dei distributori.

E non è vero che non esiste un modo per rintracciare i derviati dagli organismi transgenici. Attraverso la Reazione a catena della polimerasi, un test abbastanza semplice, si possono amplificare anche frammenti infinitesimali di DNA, fino a renderli rintracciabili. Il fatto poi, che frammenti così microscopici possano avere un impatto negativo sulla salute è un’altra questione. Per alcuni è impossibile, per altri molto probabile.

10 domande sul cibo transgenico

1 - Cosa sono gli OGM? 

2 - Cos'è l'ingegneria genetica?

  3 - A cosa servono le piante OGM?

  4 - A cosa servono gli animali OGM?

  5 - Si possono riconoscere?

  6 -  Il cibo ha caratteri particolari?

  7 - Che effetti ha sulla salute?

  8 - Che effetti hanno sull'ambiente?

  9 - Vantaggi o danni per l'economia?

  10 - Risolvono il problema della fame nel mondo?