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Campagna Mondiale contro gli alimenti transgenici

 

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Associazione Ambientalista  Primula Verde

aderisce a:

 

10 domande sul cibo transgenico

 

Appello contro la brevettazione di organismi viventi e la privatizzazione delle risorse genetiche

Campagna per un Comune Antitransgenico

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VANTAGGI O DANNI PER L’ECONOMIA?

Gli accesi sostenitori delle biotecnologie applicate all’agricoltura dipingono panorami allettanti: piante più nutrienti, progettate per crescere nel deserto o per ridurre l’impiego di sostanze chimiche.

Di fatto, però, la maggior parte delle ricerche in questo campo viene condotta da veri e propri giganti dell’agrochimica che mirano principalmente all’aumento della produttività al fine di massimizzare i profitti.

Per questo motivo quasi tutte le piante transgeniche in commercio sono progettate per "funzionare" bene su larga scala, ovvero in coltivazioni intensive molto estese su territori omogenei come le grandi pianure americane o cinesi.

Le biotecnologie agricole sembrano non andare molto d’accordo nè con la conformazione territoriale europea, molto diversificata, nè con le sue esigenze economiche, in quanto l’eccesso di produzione agricola costituisce già un problema.

Un discorso valido in particolar modo per l’Italia, dove il territorio è ancora più differenziato così come lo sono le sue culture alimentari. Il nostro paese deteneva, l’anno scorso (1999 n.d.r.), appena 2 dei 185 brevetti biotecnologici europei, che già sono un numero estremamente ridotto rispetto a quelli statunitensi.

Più che costituire un’occasione di rilancio della ricerca scientifica e dell’occupazione, come sostiene Assobiotec, l’associazione delle aziende biotecnologiche, il via libera ai brevetti e al rilascio di organismi modificati rischia di trasformare il nostro paese in un gigantesco laboratorio a cielo aperto.

Su oltre 972 esperimenti europei nel settore delle piante geneticamente modificate l’Italia è al secondo posto, con trecento siti di rilascio in un migliaio di luoghi sparsi per tutte le regioni. "Favorita", secondo gli esperti, dalla varietà del clima ma anche, soprattutto, dall’assenza di protocolli su ciò che viene chiamata biosafety – la sicurezza biologica – l’Italia più che luogo di ricerca sta diventando ottimo "poligono" dove Novartis, Monsanto e Pioneer possono condurre quegli esperimenti che i regolamenti di casa loro non consentirebbero.

Inoltre l’Italia non ha certo problemi di cultura alimentare, se mai al rilancio delle produzioni biologiche in tutto il mondo, proprio a causa della diffidenza dei consumatori nei confronti delle produzioni industriali, il nostro paese può rispondere con una forte tradizione basata sulla qualità e sulla differenziazione delle produzioni locali.

Il problema del transgenico italiano si presenta quindi dal suo lato prettamente economico, in parte perchè purtroppo la ricerca pubblica manca di finanziare quei settori, come la virologia vegetale, dove le biotecnologie potrebbero costituire un’occasione per ridurre l’impiego di sostanze chimiche, in parte perchè è impossibile separare il transgenico alimentare dalle proprie origini, cioè mezzo di produzione creato su misura per i giganti mondiali della chimica.

Di fatto la possibilità di produrre alcune piante di largo consumo, come i pomodori, direttamente in laboratorio, più che costituire un’occasione d’impiego avrebbe la conseguenza di trasformare i coltivatori in salariati delle grandi aziende straniere. E la ricchezza maggiore del nostro paese, ovvero la qualità alimentare e la differenziazione, verrebbero spazzate via.

I campi transgenici poi potrebbero contaminare quelli naturali, è la preoccupazione che condividono molti operatori dell’agricoltura biologica. Finchè le coltivazioni transgeniche sono tenute rigidamente segregate da quelle naturali il problema non sussiste. Nel momento in cui, però, il transgenico venisse coltivato a scopo commerciale, come già accade in Spagna, sarebbe molto difficile evitare l’impollinazione incrociata, ovvero l’incrocio accidentale fra specie naturali e specie modificate. Con quali conseguenze è ancora tutto da scoprire.

Coldiretti si è recentemente dichiarata contraria alle coltivazioni transgeniche a scopo commerciale, per i problemi accennati sopra. L’opposizione si sta saldando con quella delle associazioni di altri paesi, come la Confédération Paysanne francese e la National Family Farm Coalition americana, per organizzare un’opposizione a livello mondiale.

Le coltivazioni transgeniche vengono avvertite come una minaccia economica e ambientale, anche perchè non tengono conto di un aspetto dell’agricoltura che è la sua multifunzionalità. Le coltivazioni non vanno considerate solo dal punto di vista produttivo ma anche in vista del ruolo che svolgono nel mantenimento del territorio e nell’economia di una regione.

10 domande sul cibo transgenico

1 - Cosa sono gli OGM? 

2 - Cos'è l'ingegneria genetica?

  3 - A cosa servono le piante OGM?

  4 - A cosa servono gli animali OGM?

  5 - Si possono riconoscere?

  6 -  Il cibo ha caratteri particolari?

  7 - Che effetti ha sulla salute?

  8 - Che effetti hanno sull'ambiente?

  9 - Vantaggi o danni per l'economia?

  10 - Risolvono il problema della fame nel mondo?