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Il Consiglio Nazionale delle Ricerche - CNR: gli scienziati italiani affermano che le piante e l'alimentazione OGM possono determinare gravi rischi per la salute e per l'ambiente.

10/9/2000 

Il fatto -   Rappresentanti del CNR- Consiglio Nazionale delle Ricerche, il più alto istituto scientifico pubblico italiano, sono stati ascoltati il 13 giugno scorso dalla XII Commissione-Affari Sociali del Parlamento per riferire circa i rischi derivanti dagli OGM utilizzati in agricoltura e nell'alimentazione.

Il quadro dei rischi che emerge dal rapporto del CNR è  pesante e conferma tutte le tesi di chi si batte contro la produzione di alimenti transegenici. 

Riportiamo di seguito estratti per noi più significativi del rapporto della seduta.

Arturo Falaschi, componente del Consiglio direttivo del CNR di Roma 

Trasmissione orizzontale dei geni (titolo della redazione)

(...) La preoccupazione maggiore riguarda, come è stato già detto, il rischio per l'ambiente, anche qui a diversi livelli. Innanzitutto, grazie proprio alle ultime sperimentazioni, si è scoperto che esiste una facilità di trasmissione orizzontale di geni; si è cioè constatato che anche i geni nuovi introdotti in piante immesse poi nell'ambiente si trasferiscono spontaneamente (attraverso meccanismi non ancora del tutto noti ma prevedibili) non soltanto alla stessa specie ma anche a specie affini.

Pertanto, dei geni introdotti nell'ambiente in determinate specie possono causare danni ambientali molto grossi.

Non dimentichiamo (è una cosa che va detta subito) che il pericolo biologico è diverso dal pericolo chimico: il pericolo chimico è costituito infatti da una molecola che viene immessa nell'ambiente e che poi potrà essere distrutta o meno, mentre a fronte di un organismo biologico si può avere un effetto moltiplicativo spettacolare. Ciò deve indurre a maggiore prudenza.

Persistenza delle tossine BT nell'ambiente (titolo della redazione)
Un'altra preoccupazione notevole è data dal rischio, ad esempio, che tossine antinsetto introdotte in una pianta possano poi persistere nell'ambiente ancora più a lungo di quanto succeda rispetto all'uso tradizionale.
(...) Parlo in particolare di un batterio che viene usato da decenni - credo ormai da quarant'anni - in agricoltura come metodo di controllo biologico, come insetticida biologico. Questo batterio, che si chiama Bacillus Thuringiensis, una volta distribuito sulle piante e dopo aver provocato l'effetto insetticida, si decompone e sparisce abbastanza rapidamente dall'ambiente; invece, la tossina dello stesso batterio, introdotta nella pianta, rende sì la pianta resistente agli insetti ma, secondo quanto risulta dalle informazioni in nostro possesso, persiste molto più a lungo nel terreno e nell'ambiente e può essere trasmessa ad altri organismi, con possibili rischi che non siamo ancora in grado di prevedere.

Principio della equivalenza sostanziale e principio della prudenza (titolo della redazione)

(...) Un principio inizialmente sostenuto con forza, ma oggi molto discusso e fortemente criticato, è il cosiddetto principio di equivalenza sostanziale. Se una pianta transgenica - si sosteneva - è sostanzialmente equivalente ad una già diffusa nell'ambiente, perché dovremmo preoccuparci? Questo è ormai un atteggiamento fortemente criticato e non più accettabile per tutte le ragioni che ho prima esposto.
Un principio nuovo, alternativo a quello dell'equivalenza sostanziale, è invece il principio precauzionale, in base al quale dobbiamo considerare questi nuovi organismi come potenzialmente a rischio e quindi dobbiamo effettuare una sperimentazione adeguata prima di diffonderli nell'ambiente (ammesso che poi ciò avvenga).

Etichettatura dei prodotti transgenici (titolo della redazione)

(...) Un altro aspetto molto importante, su cui mi sembra che ormai vi sia consenso (certamente vi è in Europa), è la necessità di un'etichettatura dei prodotti transgenici, dei prodotti geneticamente modificati: qualora questi prodotti possano essere introdotti nell'alimentazione, in quanto la sperimentazione (come avviene per i farmaci o per gli alimenti in generale) ha dimostrato che sono sicuri, è bene che il consumatore sia informato e possa così fare una scelta consapevole. Questo è un elemento molto importante. Ai fini della scelta informata da parte del consumatore è importante che tutti i passaggi precedenti, le sperimentazioni e così via siano molto trasparenti e siano resi pubblici. Questa è una condizione molto importante perché in futuro si possa continuare a lavorare con una certa serenità in questo settore. (...).

Prof. GIANNI TAMINO (Professore del dipartimento di biologia dell'Università di Padova e componente del Comitato nazionale per la sicurezza e le biotecnologie istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri)  

Principio della equivalenza sostanziale e principio della prudenza (titolo della redazione)

" (...) Una seconda questione, alla quale si è già accennato, è che oggi in Europa abbiamo sostituito al concetto statunitense della sostanziale equivalenza quello del principio di precauzione. (...) Alla luce di questa documentazione si chiarisce che il principio di precauzione comporta l'inversione dell'onere della prova, un primo aspetto importante che dovrebbe avere conseguenze giuridiche; in altri termini, un prodotto deve essere considerato pericoloso fino a quando non si dimostri che è sicuro, mentre fino ad oggi si accettava il concetto opposto, secondo cui era sicuro finché non ne veniva dimostrata la pericolosità. Sembra poca cosa, ma in realtà il cambiamento è notevole. (...)

Gli OGM non riducono l'uso di diserbanti (titolo della redazione)
(...) Sebbene oggi si sostenga che l'utilizzo degli OGM in agricoltura possa ridurre l'uso di sostanze chimiche, non ci troviamo in queste condizioni. Ciò fa sorgere una critica nei confronti delle multinazionali, da me ovviamente condivisa.

Effetti del glifosate e del glufosinato (titolo della redazione)

(...)Vi è poi il fatto che una pianta resistente può trattenere più facilmente non tanto i diserbanti (quelli usati sono a bassa durata) quanto i metaboliti, che purtroppo solo recentemente sono stati studiati. In alcuni casi, nel glufosinato d'ammonio, si è verificato in laboratorio che i metaboliti nel corpo umano possono ripristinare il diserbante; bisognerebbe andare a verificare, ma sicuramente questo è un rischio da tener presente. Per il glifosate, quello più utilizzato della Monsanto, il problema è più rilevante perché i metaboliti sono stati correlati - era il marzo del 1999 - alla presenza nella popolazione umana di un linfoma (del tipo non Hopkins). Questo elemento risulta da un'indagine epidemiologica; il problema deve essere valutato, tenuto conto che comunque il glifosate si usa indipendentemente dalla presenza di piante transgeniche, in quanto è uno dei diserbanti attualmente più utilizzati (veniva considerato sicuro). (...)

Instabilità genetico-cromosomica (titolo della redazione)

L'ultima questione che voglio porre dal punto di vista sanitario riguarda l'instabilità genetico-cromosomica, che può collegarsi all'introduzione di geni estranei con i metodi attualmente utilizzati dall'ingegneria genetica. Il discorso è prettamente tecnico, mi rendo conto che non è di facile esposizione, per cui mi limiterò a dire quello che è riportato in alcuni lavori. La ricercatrice che più si è occupata dell'argomento, Mae-Wan Ho, (nonostante il nome cinese, lavora in Inghilterra) sostiene che il trasferimento orizzontale del promotore del virus del mosaico del cavolfiore non solo contribuisce alla nota instabilità delle linee transgeniche, ma ha un potenziale capace di rendere attivi virus silenti, e potrebbe quindi determinare nelle specie coinvolte nuove varianti virali.  (...)

Inquinamento genetico nel Veneto (titolo della redazione)

(...)   Vi può forse interessare sapere che già oggi in Italia, dove non esiste alcuna autorizzazione a vendere tali prodotti commerciali, il mais del nord è contaminato - do i dati ufficiali del Veneto - nella percentuale di 7 campioni su 100. L'origine del fenomeno è discutibile, molto probabilmente è dovuto al regalo fatto dalle multinazionali di semi transgenici in contrasto con le norme vigenti.

MARCELLO BUIATTI, (Professore del dipartimento di biologia animale e genetica dell'università di Firenze)

OGM non sempre producono vantaggi economici ai produttori (titolo della redazione)

" (...) negli Stati Uniti, il mais transgenico ha fatto guadagnare a chi lo coltivava (rispetto a chi coltivava quello naturale) 72 milioni di dollari nel 1997, ma ne ha fatti perdere 26 milioni nel 1998, perché in quell'anno non c'è stata l'infestazione dell'insetto. Dato il costo del mais transgenico e dato il tipo di contratto cui si ricorre in quel caso, nel 1998 non è convenuto agli agricoltori americani coltivare mais transgenico, dal momento che quelli che coltivavano quello non transgenico non hanno speso nulla per i trattamenti contro le infestazioni. Del resto, i trattamenti si fanno solo se c'è l'infestazione, mentre il mais transgenico, una volta acquistato, ha comunque comportato una spesa maggiore. La soia transgenica dà negli Stati Uniti solo il 5-6 per cento di vantaggio economico all'agricoltore; in quel paese vi sono infatti larghissime distese e i trattamenti con l'erbicida costano molto poco perché si possono fare con l'aereo (al di là dei rischi che ciò comporta). I prodotti in questione non hanno quindi comportato alcun vantaggio per il consumatore e ne hanno comportato solo uno minimo per il coltivatore, ad eccezione delle grandi aziende (che sono presenti non solo negli Stati Uniti, ma anche in Brasile o in Cina, dove più che altro è il cotone ad essere trattato in questo modo).

GIUSEPPE ROTILIO, (Componente del Consiglio direttivo del CNR di Roma.)

Alimenti arricchiti (titolo della redazione)

"(...)  Questi alimenti   (qualità di riso arricchito transgeneticamente di vitamine, trasportatori del ferro e via dicendo, ndr) in qualche modo integrati dal punto di vista nutrizionale vengono chiamati i nuovi alimenti (...); (...)  il problema generale rimane perché tutte le questioni di cui abbiamo prima parlato - il trasferimento orizzontale dei geni, la resistenza - restano invariate.

FEDERICO COZZOLINO, Coordinatore di un sottoprogetto del progetto finalizzato biotecnologie e biostrumentazione del CNR di Roma.  

Problema delle allergie (titolo della redazione) 
(...)   Le allergie non insorgono per la comparsa di un determinato composto nell'ambiente, preesistono allo stesso; semmai in soggetti allergici si scatenano le reazioni ai composti.
Questo naturalmente implica che, per esempio, chi mangia cereali arricchiti con proteine di noce, pur seguendo tutti gli accorgimenti immaginabili, può trovarsi ad avere un attacco allergico assolutamente inaspettato. Questo esempio sottolinea l'assoluta, totale necessità che il consumatore sia informato su quello che sta mangiando anche in piccolissime quantità, perché il sistema immunitario certamente è in grado di reagire a quantità estremamente piccole.

GIANNI TAMINO, (Professore del dipartimento di biologia dell'università di Padova e componente del Comitato nazionale per la sicurezza e le biotecnologie istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri)

"(...) Vorrei ribadire che in questa fase noi parliamo di rischi, perché vorremmo evitare di avere a che fare con i danni. Tutte le cose che abbiamo detto, pertanto, si riferiscono soprattutto ai rischi. Qualora i danni fossero già accertati, avremmo già motivi sufficienti per dire di no.
Per quanto riguarda comunque il discorso dei rischi, bisogna considerarne altri due, che sono però collegati a quelli già ricordati. Prima parlavo dell'instabilità genetica. Ebbene, può succedere, per analogia con altri fenomeni, che l'inserimento dei geni alteri - come già è stato detto - l'espressione di geni preesistenti. In quel caso vi potrebbe essere il rischio, per esempio, che le piante interessate producano determinate sostanze in quantità maggiori o in zone non dovute. Questo è un problema che secondo alcuni già si sarebbe verificato. Penso alla famosa e discussa questione Pusztai, con  il gene prelevato dal bucaneve e immesso nella (...) patata. (...) Cosa succede a dar da mangiare agli animali mangimi di origine transgenica e a mangiare poi i prodotti di quegli animali? Alcuni effetti che magari non si verificherebbero direttamente nell'uomo possono appunto verificarsi negli animali, con la conseguenza che gli animali in questione potrebbero dare origine a prodotti che non conosciamo. Il rischio è del tutto teorico, ma va affrontato. (...) "