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Progetto Genoma |
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SOLTANTO NUOVI PROFITTI O UNA SOCIETA' DELLE API? UN ATTENTATO ALLE BIODIVERSITA'. Mister Hyde per L'Avamposto degli Incompatibili http://www.controappunto.org Esiste una continuità concettuale (scientifica, metodologica, culturale, ma anche tecnico-operativa) di fondo tra il "progetto genoma" e la clonazione di esseri umani. La riflessione su tali argomenti è stata resa drammaticamente attuale dall'approvazione, in Gran Bretagna, di una legge che liberalizza la clonazione di esseri umani (a scopi "bioetici ed umanitari"). La comunità europea ha finora assunto un atteggiamento di "lassaìr faire": ha disapprovato a parole tale posizione inglese, ma non ha assunto nessun atteggiamento censorio, o tanto meno, coercitivo contro tale posizione avventuristica. II progetto genoma ha quale obiettivo quello di conoscere l'intera sequenza e di decodificare l'intima struttura del codice biochimico-molecolare che programma tutti i caratteri dell'uomo (caratteri fisici, intellettivi, ma anche entro certi limiti psichici e comportamentali). Lo scopo ufficiale è quello di contribuire alla conoscenza dell'origine e quindi della cura delle malattie genetiche. Abbiamo già visto quanti e quali inganni si possano nascondere dietro questa affermazione e quanti rischi per l'umanità possano derivarne da un uso "di classe" (cioè da parte ed in favore del ceto sociale-finanziario dominante). Il passo avanti compiuto dal governo britannico chiarisce alcuni altri aspetti dei programmi futuri di questi nuovi apprendisti stregoni, accelerandone i tempi. II progetto genoma era, bisognava intuirlo già prima, un momento propedeutico necessario per questo folle progetto, sebbene la sua orribile drammaticità ce l'avesse fatto rimuovere come possibilità concreta e prossima, come invece sta avvenendo. D'altra parte come si può costruire in laboratorio un essere se prima non sene conosce la intima struttura? Finora la clonazione di altri esseri viventi era ampiamente utilizzata dalle industrie agro-alimentari per la produzione di vegetali o animali più produttivi e remunerativi; il mais, la soia. La patata" il pomodoro transgenico sono stati il primo passo in questa direzione. Tali prodotti erano costruiti ("creati" verrebbe voglia di dire)senza conoscere l'intera sequenza del loro genoma, ma soltanto conoscendo e manipolando (con tecniche dette di "Ingegneria Genetica") piccoli spezzoni della sequenza genetica, esattamente quelli e solo quelli ritenuti responsabili di determinati caratteri indesiderati o malattie delle piante. Ad esempio se si riconosce che un determinato singolo gene è la causa della suscettibilità della pianta a determinate malattie o all'aggressione di un determinato fito-parassita, una volta studiato ed identificato questo singolo gene, era possibile rimuoverlo del tutto o modificarlo in maniera opportuna rendendo l'intero organismo vegetale più resistente alla malattia. Una volta "operata" una singola molecola di DNA in tal senso, poi si immetteva tale molecola in una singola cellula staminale (quella cioè dalla quale deriva l'organismo vegetale intero) e si otteneva una pianta con le caratteristiche desiderate. Si clonava infine questa pianta ottenendo popolazioni di piante tutte simili tra di loro (almeno in riferimento dal singolo elemento rappresentato dalla resistenza alla malattia) rendendole sterili (per poter mantenere il monopolio del brevetto). In tale maniera, ossia creando una pianta resistente alle malattie, o al gelo, o con maggior peso o miglior colore del frutto, aumentavano enormemente i profitti dell'industria per unità di superficie coltivata (meno arature, meno trattamenti anticrittogamici, meno malattie, meno frutta marcia, caratteristiche esteriori più appetibili, più lunga conservazione sul mercato, più facile trasportabilità, ecc). Ciò è quello che chiamiamo coltivazioni o piante o prodotti o cibi transgenici. Un salto in avanti è stato fatto (sempre in GB) allorché si è annunciato, tempo fa, la clonazione di un animale superiore, un vertebrato equino: chi non ricorda la simpatica e triste pecora Dolly?. Questo esperimento ci fece conoscere quanto avanzata fosse la tecnica della clonazione, che era già possibile per organismi superiori. Clonare significa semplicemente creare un organismo con caratteri genetici del tutto identici a quelli di un altro: si tratta, del tutto e per tutto, di due gemelli monocoriali (che derivano, cioè dalla stessa cellula staminale fecondata, divisa in due o più parti, ognuna delle quali capace didare origine ad un organismo intero) identici. Il processo può essere ripetuto all'infinito. La clonazione in campo animale è praticata solo parzialmente a livello industriale: ancora non si producono, ad esempio vacche tutte gemelle tra di loro che producano più latte rispetto ad altre, o maiali che producano più carne e meno grasso, ma si clonano già galline che producono più nova. Coniugare: a) la tecniche dell'ingegneria genetica (che significa poter manipolare il genoma di un essere vivente togliendo via le parti di esso che non ci interessano ed aggiungendo quelle che ci conviene); b) le tecniche della clonazione (che significa ottenere organismi viventi tutti simili tra di loro, per caratteri genetici, fisici, anatomici, funzionali, caratteriali, ecc) ; c) la completa decodificazione del genoma di esseri viventi e dell'uomo stesso (come avviene nel "Progetto Genoma"); coniugare questi tre fattori, significa poter "creare" intere popolazioni e classi di umani con caratteristiche precostituite e preconfezionate, decise dal "produttore" a suo esclusivo vantaggio e beneficio! Tutto ciò non solo è già concretamente realizzabile e realizzato, ma anche codificato per legge in uno stato, la Gran Bretagna, che è stata la culla del capitalismo e dell'industria moderna, che ha smantellato il proprio welfare state in nome del profitto (anche sulla salute), che è la patria del liberismo e del libero mercato, che non ha esitato a diffondere in tutto il mondo una malattia umana mortale ed incurabile come quella della "muccapazza" solo per far guadagnare un pò più soldi ai propri allevatori di bestiame! (a proposito: le farine infette per uso alimentare animale non sono più vendibili agli allevatori di carne in Europa: verranno disperse in mare dopo essere state vendute agli allevatori ittici, con conseguenze sull'impatto ambientale e le catene alimentari dei pesci del tutto impreviste, e vengono inviate come "aiuto umanitario" nel III mondo. Ma quale uomo -ci domandiamo- può voler essere creato dai Padroni della Terra? Evidentemente un uomo "migliore", più affidabile, che lavori di più e pretenda di meno, che non scioperi, che obbedisca meglio, che non intralci i piani del libero mercato, che dica sempre si, che non protesti a Seattle, che non pensi, che non abbia desideri e fantasia. Ma questo uomo esiste già: è il modello proposto ed imposto dalle nostre televisioni: è l'uomo che non legge, che segue la moda, che va in discoteca, che sfoga i propri risentimenti ed aggressività negli stadi, che scambia i quiz televisivi per Cultura, che si inebria dei nuovi motori, che ha perso il senso della collettività, che ritiene essere questo l'unico mondo possibile. Tutto questo evidentemente non è sufficiente! L'uomo nuovo deve essere ancora altro. Forse il modello che hanno in mente i Padroni-Stregoni è la Società delle Api: un ceto di combattenti fanatici e fedeli, programmati per sacrificare la vita in difesa degli interessi dell'alveare; un ceto di operai il cui scopo è non la vita dell'individuo e la sua felicità, ma il lavoro per l'alveare; un ceto di consumatori che accudisce i dirigenti e che spende per consumare le merci accumulate un ceto che comanda, si fa nutrire, ingrassa,e detiene il monopolio della creazione (avendo reso sterili tutti gli altri)per poter produrre quali e quanti operai, soldati, balie servano per il proprio sostentamento. L'individuo si annulla in questa società divisa in classi (si reifica, diventa semplice accessorio), perché lo scopo della società è quello di sostenere il suo vertice gerarchico. La letteratura mondiale (Orwell, Huxley) e la cinematografia sono piene di simili descrizioni fantastiche. Nel pensiero Comunista, invece, la Società, priva di classi, serve per esaltare la singole individualità e per raggiungere, tutti insieme, una vita priva di bisogni. L'annullamento della Volontà è sostituita dalla Solidarietà non volontaristica, ma Sociale. Ma senza proiettarci troppo lontano, vediamo a cosa potrebbe servire oggi realmente clonare gli uomini. Naturalmente lo scopo che ci viene proposto oggi è quello bioetico, come sempre "umanitario", in relazione -in primis- alla ricerca medico-scientifica. Umanoidi-subumani o pezzi o singoli organi di essi potrebbero essere utilizzati nella sperimentazione (a basso costo e senza "pastrocchie" bioetiche) di nuovi farmaci o di nuove tecnologie ingegneristico-chirurgiche. Al momento attuale, infatti, la sperimentazione preclinica dei farmaci (cioè prima che vengano venduti nella farmacie) è procedura lunga e complessa :alla sintesi di una nuova molecola dotata di possibili effetti medici segue una lunga fase in cui vengono studiate le caratteristiche chimiche di essa" in vitro" (cioè in provetta). Seguono gli studi "in vivo" cioè su organismi viventi animali (cavie, piccioni, cani, maiali, scimpanzè) con caratteristiche biologiche o genetiche quanto più possibile vicine a quelle dell'organismo umano, fatti ammalare di quella malattia che si vuol curare per verificare l'utilità del farmaco ai vari dosaggi, fino ai dosaggi più alti ("dose minima letale") possibili. Questa fase è spesso effettuata "clandestinamente" per evitare le lungaggini e le spese previste dai protocolli europei per il rispetto degli animali da esperimento (su cui si battono giustamente gli animalisti almeno per ridurre inutili sofferenze), e vengono pubblicati, cioè resi ufficiali, alla fine, solo gli studi utili per la ditta (che cioè enfatizzano la validità del nuovo farmaco) e che rispettano i protocolli etici. Agli studi su animali devono seguire poi gli studi sull'uomo : "volontari sani" (in genere ergastolani, prigionieri di guerra, derelitti assoldati per pochi soldi) per verificarne la tollerabilità sull'essere umano .Queste fasi sono molto lunghe e costose, e l'utilizzo di "umanoidi acefali"(cioè programmati a nascere privi di tessuto nervoso, senza cervello), o di singoli organi di essi, ridurrebbe enormemente i tempi ed i costi di ricerca. Chiunque abbia dovuto far uso sulla propria pelle di nuovi farmaci, sa quanto è importante avere garanzie di sicurezza che la medicina sia efficace (cioè in grado di curare realmente la malattia) ed innocua (che non provochi cioè danni superiori a quelli prodotti dalla malattia che si vuol curare). La ricerca e la sperimentazione, sono quindi necessarie per un corretto utilizzo dei farmaci, se compiuti in maniera corretta, appropriata, rispettosa. Si pensa, inoltre, che "umanoidi acefali" potrebbero costituire una fonte inesauribile (perchè possiamo produrne quanti ne vogliamo, con le caratteristiche che desideriamo) di organi per le richieste di trapianto. Il problema attuale dei trapianti è realmente drammatico: molti pazienti in lista di attesa per un rene, un fegato, un cuore, muoiono giornalmente per carenza di organi da espiantare. Questa enorme, pressante e drammatica richiesta (enorme rispetto all'offerta) determina un mercato clandestino di organi che trova le miniere più redditizie nel traffico di esseri umani dai paesi del III mondo (e mentre per gli organi "pari", come ad esempio i reni che sono due, ci si limita a prelevare un rene soltanto dal donatore involontario, bastando il rimanente a garantirgli la sopravvivenza, per gli organi "impari" come il cuore o il fegato, l'espianto significa una vera e propria macellazione sacrificale della vittima). Il problema è reso ancor più drammatico dal fatto che un accettore (una persona che deve ricevere un rene, ad esempio, perché il suo non funziona più), non può ricevere un rene di un individuo qualsiasi, ma soltanto da un uomo "istocompatibile". Istocompatibilità significa che i due esseri (accettore e donatore) devono essere quanto più possibile simili in termini immunologici e quindi genetici, per ridurre al minimo i fenomeni di "rigetto", che rendono infruttuoso il trapianto stesso (è come se dovessimo cercare, per ottenere un organo valido per il trapianto, una persona che abbia le nostre stesse identiche impronte digitali; molto più difficile di un ago nel pagliaio).Ovviamente i donatori migliori sono i nostri gemelli monocoriali, poi i familiari di I° grado, poi tutti gli altri. E' concretamente fattibile, quindi già ora, clonarsi un proprio identico "gemello immunologico", magari "acefalo", da nutrire ed allevare a proprie spese in un laboratorio nascosto in qualche parte del mondo, da cui attingere gli organi che ci abbisognino non appena i nostri "originali" inizino ad ammalarsi. Queste prospettive non sono da fantascienza, ma sono molto più immediate diquanto si possa ritenere. Fin'ora si era giunti a produrre maiali (che hanno, tra tutti gli animali, il sistema immunitario più simile a quello umano, nonché la dimensione degli organi simile a quella dei nostri) transgenici (cioè con un genoma mescolato, per metà suino e per metà umano) che fossero fonte di organi trapiantabili (ogni maiale transgenico per ogni possibile accettore). La clonazione di esseri umani o umanoidi, resa possibile "grazie" ll'avanzamento delle tecniche scientifiche ed alla legislazione (almeno quella britannica), semplifica moltissimo questo aspetto. Immaginiamo i profitti enormi che potrebbero derivare alle industriebio-genetiche, da questi allevamenti !Immaginiamo il costo di simili "assicurazioni" personali. Immaginiamo che chi non può permettersele è costretto ad attendere ancora, chissà quanto a lungo, un organo da ricevere gratuitamente da una sfortunata vittima della strada (che sia giovane, sana, ed istocompatibile!). Un altro utilizzo "umanitario" degli "umanoidi" sarebbe quello di utilizzarli per mansioni particolarmente pericolose e rischiose per un uomo: spegnere una centrale nucleare impazzita, azioni di guerra suicide, la bonifica di un terreno infestato da proiettili all'uranio impoverito per qualche recente guerra "umanitaria". Durante la II guerra mondiale era in uso lanciare mute di cani su un terreno sospetto di contenere mine antiuomo per bonificarlo prima di un assalto di fanteria. Per avvicinarsi agli ordigni inesplosi da far brillare, gli artificieri usano, oggi, dei piccoli robot telecomandati: essi sono, tuttavia, poco maneggevoli, molto costosi, spesso imprecisi, frequentemente inefficaci. Talora si inceppano. La creazione di una classe di sub-umani risolverebbe "umanitariamente" questo tipo di problemi. Ma non è più umano mettere al bando le energie dannose o le mine antiuomo? E smettere di chiamare la guerra (qualunque tipo di guerra) "umanitaria"?---E non si potrebbero clonare intelligenze scomparse come quella di un Einstein?. Sempre a scopi "umanitari", si intende! In realtà non esiste un utilizzo umanitario della tecnologia energetica, biomedica, chirurgica, se non quella che può essere dispensata gratuitamente a tutti gli esseri umani (appartengano al primo o al terzo mondo). Non esiste scopo umanitario di nessuna scoperta scientifica se non quella che persegua gli interessi della grande maggioranza della popolazione, e non quella dei profitti di gruppi affaristico-finanziari. Un altro aspetto va considerato per una più ampia visione ed un più corretto giudizio sui manipolatori della genetica degli organismi viventi. Un aspetto per la quale l'uomo rischia di diventare realmente un Apprendista Stregone che non sa più controllare le forze arcane e misteriose che ha evocato. La manipolazione genetica di classi di piante ed animali può determinare conseguenze "a cascata" dagli effetti imprevedibili sull'intera biosfera terrestre. Manipolare geneticamente una determinata specie vivente (sia essa vegetale od animale) può significare interferire artificialmente, pesantemente ed incongruamente nella storia evolutiva naturale della stessa specie (fino a determinarne l'estinzione o la creazione di "cloni" bizzarri o impazziti),sui fragili equilibri tra le varie specie, a prescindere ancora dagli effetti immediati sulla salute dell'uomo inteso come individuo o singola specie essa stessa vivente. Clonare una piantagione di mais significa migliorarne la produttività (e anche questo viene contrabbandato come "scopo umanitario" alludendo ai problemi della fame nel mondo, senonchè questo mais prodotto a più buon mercato non viene utilizzato per sfamare a basso costole popolazioni del Ruanda, ma viene venduto nei nostri stessi supermercati al costo di quello naturale, aumentando quindi semplicemente i profitti di chi lo produce). Significa rendere la pianta più resistente ad una determinata malattia, ma significa rendere tutte le piante omogenee e del tutto simili tra di loro. Cosicché, se questa coltivazione si dovesse dimostrare sensibile ad una nuova malattia non prevista, verrebbe distrutta rapidamente l'intera popolazione di piante, determinando l'estinzione dell'intera specie stessa. La biodiversità naturale permette infatti l'adattamento di una specie (intesa come singoli individui non clonati , quindi diversi l'uno dall'altro rispetto al patrimonio genetico) all'ambiente esterno, alle malattie. Quando una nuova epidemia si diffonde in una specie, determina la morte o la malattia in una certa percentuale di individui (durante una epidemia influenzale non ammalano tutte le persone, ma solo alcune di esse ed in tempi differenti), se quella specie conserva una certo grado di biodiversità interindividuale. Ma se una specie è derivata da un clone unico e si trova ad essere sensibilea quella malattia (ad esempio, è incapace geneticamente di produrre anticorpi specifici), l'intera popolazione ammalerà e/o morirà. In una popolazione naturale, se il 90% degli individui non è in grado per motivi genetici di produrre quegli anticorpi specifici ed è destinato a morire, il restante 10% ne è capace, potrà difendersi dalla malattia, sopravvivere e ricostituire l'intera popolazione. La biodiversità è inoltre la base della evoluzione (darwiniana) delle specie. All'interno della singola specie ogni singolo elemento presenta, rispetto ad un altro, differenze genomiche che sono alla base delle differenti caratteristiche individuali. Nel patrimonio genetico di un individuo possono verificarsi (proprio grazie alla biodiversità genetica), delle "mutazioni", cioè delle modificazioni casuali di alcuni geni. La maggior parte delle mutazioni producono dei cambiamenti fisici minimi od ininfluenti (ad esempio un colore dell'iride marrone o verde non altera, non migliora nè peggiora il funzionamento dell'occhio). Alcune mutazioni determinano invece dei peggioramenti (le cosiddette malattie genetiche). Altre ancora, all'opposto, dei miglioramenti (ad esempio la prole può essere più robusta, più veloce,più forte, ecc). Altre mutazioni, ancora, sono ininfluenti in condizioni di stabilità dell'ambiente esterno, ma diventano mutazioni selettive sel 'ambiente esterno viene a modificarsi, consentendo l'evoluzione della specie, cioè il cambiamento di alcuni caratteri per un più appropriato adattamento all'ambiente che cambia. Si ritiene, ad esempio, che la popolazione delle giraffe fosse, in origine, interamente a collo corto (come i cavalli o le zebre). All'interno di questa popolazione si verificò una mutazione casuale che determinò la nascita di pochi individui a collo lungo, che però rimasero l'infima minoranza (un'eccezione) rispetto alla popolazione totale. Tale mutazione era ininfluente in condizioni di stabilità ambientale (ad es: ricchezza di pascolo erboso). Quando il pascolo erboso iniziò a diminuire (per variazioni climatiche) cominciarono a morire di fame le giraffe a collo corto, che non trovavano più erba da brucare a terra, mentre quelle a collo lungo poterono continuare a nutrirsi mangiandole foglie degli alberi. In breve gli individui a collo corto finirono per estinguersi, ed invece l'intera popolazione di giraffe assunse la caratteristiche a collo lungo perché derivante interamente dagli individui che avevano preso il sopravvento numerico-percentuale sul branco. La biodiversità è quindi indispensabile all'evoluzione. Una popolazione clonata è omogenea e quindi priva di diversità genetica. E' incapace di adattarsi ad un ambiente che cambia. E' incapace di evoluzione biologica. La manipolazione irresponsabile di tali delicati meccanismi può determinare reazioni a distanza di tipo catastrofico. La clonazione di una intera specie vivente significa infatti bloccare, congelare istantaneamente il processo evolutivo della specie in una situazione che consente più vantaggi per noi (o meglio più profitti per l'industria agroalimentare) al momento d'oggi, senza prevedere le conseguenze che l'arresto della evoluzione naturale, sincrona ed armoniosa tra le varie specie può determinare per il futuro della intera biosfera. Esempi di conseguenze disastrose per la modificazione da parte dell'uomo di meccanismi naturali sono innumerevoli, anche in campi meno delicati rispetto a quelli della genetica. L'importazione dei vitigni americani portò alla (quasi) estinzione dei vitigni europei per la diffusione di fito- malattie sconosciute in Europa; l'introduzione libera del coniglio europeo in Australia ha determinato la scomparsa del manto erboso di vaste regioni ed il rischio di estinzione di specie animali autoctone. Il tentativo di far diventare carnivori animali naturalmente erbivori ha determinato il morbo della mucca pazza, propagatosi poi all'uomo. Rispettare la natura ed i processi naturali significa rispettare la nostra stessa sopravvivenza , la sopravvivenza della grande maggioranza dell'Umanità. Difendere le biodiversità significa garantire la sopravvivenza di tutte le specie, compreso l'uomo. In qualunque nuova opera pubblica (autostrada, ponte, opificio, traforo, ecc) da realizzarsi, la normativa europea obbligala presentazione, allegata al progetto, di una (più o meno) rigorosa "valutazione d'impatto ambientale". Sarebbe auspicabile (onde uscire dal campo della semplice denuncia indignata, ed evitare di far la fine dei grilli parlanti) la proposizione di un qualcosa di simile anche per chi "gioca" con la biologia, la genetica, e la natura in genere. Sarebbe auspicabile la formazione di gruppi sovranazionali di studiosi indipendenti (realmente indipendenti, non stipendiati dai privati. Ma stipendiati da quali organismi statali o sovranazionali?) con poteri vincolanti di veto per studi, ricerche, sperimentazioni, tecnologie che abbiano a che fare con l'interferenza dei meccanismi biologici naturali. Ma questo è possibile solo a patto che lo scopo dell'agire umano torni ad essere il benessere dell'uomo stesso (di tutti gli Uomini), e non il feticcio del Libero Mercato.
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