Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)

Mark Lewisohn - The COMPLETE Beatles recording sessions

Una recensione

di Luca Logi

 

Si tratta di un libro ormai anzianotto, pubblicato per la prima volta nel 1988, ma ancora reperibile. Ne esiste anche una traduzione italiana, piuttosto sconsigliabile, in quanto é stato solamente tradotto il testo, ignorando del tutto il ricchissimo apparato di immagini, foto, documenti.


Potrà stupire che io mi interessi di queste cose. In realtà sia il rock che il pop mi interessano abbastanza poco, ma questo libro é di interesse eccezionale per chiunque si interessi di tecniche di registrazione in studio. I Beatles hanno inciso quasi sempre ai leggendari studi in Abbey Road a Londra (la leggenda é precedente ai Beatles: in quegli studi hanno inciso tutte le glorie della musica inglese). Il fatto é che i tre studi della EMI erano abbastanza arretrati tecnicamente, specialmente verso il 1966/68: i Beatles registravano ancora su 4 tracce ai tempi in cui gli arcirivali Rolling Stones registravano su 8 tracce, con molta più libertà in sede di produzione. In compenso gli staff artistici e tecnici della EMI erano di primissima classe; a parte il produttore George Martin, come occasionali 'session men' le prime parti delle leggendarie orchestre inglesi (come il trombettista della Philarmonia Orchestra David Mason, che incise l'assolo di tromba barocca in 'Penny Lane' con insolita procedura: McCartney cantava le frasi che voleva, Martin le fissava su carta e Mason le incideva). E i tecnici di registrazione alla consolle erano fra i più abili, riuscendo anche a superare le difficoltà tecniche con idee fuori dell'ordinario (come, per esempio, un complicato accrocco per sincronizzare due macchine a 4 tracce in mancanza di una da 8).

Il libro nasce da un fatto abbastanza triste: uno dei tecnici della EMI, John Barrett, all'inizio degli anni 80 si ammalò di cancro, e chiese di essere assegnato a qualche progetto che gli tenesse la mente occupata per non pensare al suo destino. Prima di morire riuscì a compilare una catalogo molto dettagliato di tutti i nastri con le registrazioni in studio (incluso, e sono la parte maggiore, gli 'outtakes', cioè i tentativi, le registrazioni parziali, le registrazioni scartate, le versioni alternative, etc.) dei Beatles presenti negli archivi della EMI, con tutti i dettagli delle sedute di registrazione. Per molte di esse erano stati tenuti dei registri assai dettagliati con la descrizione di quello che era stato registrato, l'orario e l'andamento delle sedute, le persone presenti, le istruzioni per il mix ed il montaggio e così via. Dopo la scomparsa di Barrett a uno dei massimi esperti beatlesiani, John Lewisohn, fu chiesto di pubblicare il catalogo di Barrett: che poi, opportunamente integrato con interviste, ricostruzioni storiche, descrizioni tecniche, é questo libro. E fra le notizie 'storiche' possono interessare solo al più fanatico degli appassionati, ci sono vere e proprie gemme sui procedimenti di registrazione, alcuni dei quali stupefacenti per l'uso creativo dei mezzi. Come per esempio il suono confuso in Being For The Benefit Of Mr. Kite! , ottenuto tagliando a caso dei vecchi nastri a pezzettini, buttandoli per aria e ricomponendoli a caso. O l'accordo di mi maggiore alla fine di A Day In The Life - quattro pianoforti , compressi e 'tirati su' fino a far durare il loro eco più di 50 secondi. O, al limite, il tecnico Geoff Emerick, che su istruzione di Lennon, avvolge nel cellophane un vecchio microfono e lo immerge in una bottiglia d'acqua (Lennon apparentemente si sgolò cantando davanti alla bottiglia fino a far scendere giù il direttore dello studio per vedere che cosa stava succedendo).


Durante il periodo esaminato dal 1962 al 1970 le condizione tecniche del lavoro cambiarono di molto. Ai giovani e sconosciuti Beatles non si concedeva molto: l'album Please Please Me fu sostanzialmente registrato in un unico giorno (11 febbraio 1963), con Twist And Shout registrato in una sola ripresa (dopo la quale Lennon aveva virtualmente esaurito la voce, rendendo inutile il successivo tentativo). I Beatles maturi (per così dire - realmente maturi, secondo il giudizio del sottoscritto, non diventarono mai) bivaccavano in studio fino alle ore più impossibili della notte. Personalmente non sono convinto che al progresso della tecnica siano corrisposti maggiori risultati. Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band é registrato (su 4 tracce, tranne A Day In The Life) con molta più creatività ed attenzione al dettaglio di Abbey Road (realizzato su 8 tracce): infatti il procedimento più arretrato richiedeva maggiore attenzione in sede esecutiva, non potendo più oltre un certo punto intervenire per correggere i precedenti difetti.


Sarà per affinità professionale (anche lui inizio la sua carriera da archivista!) ma il personaggio al quale vanno tutte le mie simpatie é il produttore George Martin. Martin é il vero e proprio deus ex machina sotto il successo dei Beatles - che quando gli si presentarono erano dei ragazzotti di dubbio avvenire. A lui si debbono quasi tutti gli arrangiamenti delle canzoni, fra i quali alcuni raffinatissimi come i gelidi archi di Eleanor Rigby, alcuni spontanei come le voci di sottofondo di Here, There And Everywhere. O come l'incredibile montaggio di Strawberry Fields Forever - realizzato in due versioni diverse in tonalità diverse, e successivamente (su richiesta di Lennon, che evidentemente non si rendeva conto di quello che chiedeva) montato variando le velocità di riproduzione per portare ambedue i frammenti nella stessa tonalità. In un'epoca dove i montaggi si facevano con un accorto colpo di forbici e nastro adesivo, una impresa non da poco.

Martin fu quasi sempre la voce della ragione e colui che tirava le fila in quella che progressivamente divenne una banda di matti sempre più squinternati. Laddove Martin non riuscì ad imporre le sue idee, come nel celebre White Album, si sente la mancanza di una organizzazione ed una certa dispersività. Fra l'altro per la maggior parte del tempo Martin lavorò come produttore dello staff della EMI, producendo alcuni dei dischi Più venduti di tutti i tempi in cambio di un modesto stipendio mensile (le case discografiche non cambiano mai).

Dei quattro Beatles, il più simpatico alla fine mi risulta il batterista Ringo Starr. Non sarà stato un grande batterista, ma é stato un batterista molto affidabile, dai tempi inflessibili (condizioni sine qua non per questo genere di lavoro in studio). La figura di Harrison é un po' evanescente, così come molti dei suoi esperimenti indiani con importazione di suonatori di sitar e di tabla. Lennon e McCartney fanno la parte del leone conducendo a fasi alterne le sessioni di registrazione. La tentazione sarebbe di considerarli come una simpatica (a tratti) coppia di gorilloni - nessuno dei due si é rivelato particolarmente simpatico o profondo nella vita. Rimane il fatto che sia in coppia che separati - ma già da molto prima della loro separazione non lavoravano più insieme - ci hanno dato tante musiche semplici forse nella concezione ma non banali nello sviluppo. Bisogna rendere onore a Martin di non averli falsificati, ma di avere loro concesso spazio per crescere.


Uno dei piaceri della lettura di questo libro é il poter risentire le canzoni dei Beatles a ragion veduta, e conoscendo il procedimento tecnico seguito per realizzarle. Così facendo le canzoni non perdono di spontaneità, ma piuttosto si viene a conoscere una loro dimensione sconosciuta -

 

 

Mark Lewisohn - The COMPLETE Beatles recording sessions - Hamlyn/EMI, 1988

 

 

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