Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)
Direttori d'orchestra
(Ritratti dal vero)
di Luca Logi
Io ho conosciuto tanti direttori d'orchestra. Sono ormai così tanti che quasi sembrano essere tutti uguali. Ripensandoci meglio, però, si possono dividere in diverse categorie. Per ovvi motivi non farò nomi.
La caratteristica principale del direttore d'orchestra divo é di avere inciso tanti dischi. Siccome le case discografiche si stanno accorgendo di fare sempre meno quattrini con la musica classica, la categoria dei divi si sta estinguendo; ultimamente ci sono stati casi di direttori divi che hanno venduto le loro incisioni in quantità tutto sommato abbastanza imbarazzanti (diciamo qualche centinaio di copie a fronte di spese di incisione di diversi miliardi). Prevedo che, in capo a qualche decennio, la categoria sarà del tutto estinta.
L'altra caratteristica del direttore divo é la mancanza di tempo. Solo dopo serrate trattative si é riuscito ad averlo libero per dirigere un concerto. La prima prova é fissata alle 15.30, ma il maestro arriverà con l'aereo da Francoforte solo alle 15.10, per cui sarà opportuno non solo fargli trovare un auto all'aeroporto, ma anche una staffetta di polizia che gli permetta di arrivare in sala con non più di dieci minuti di ritardo. Dato che in effetti proveniva dall'America il nostro divo sarà alquanto sonnolento durante la prima prova - ma d'altra parte non si può permettere di sprecare una intera giornata a dormire. La prova del giorno successivo sarà alla mattina, per permettergli di andare a dirigere una recita di gala in Germania la sera stessa. Sarà da noi nuovamente alle 15.10 di dopodomani.
Il divo non maneggia denaro, anzi ostenta sacro disprezzo per esso. Non é sconosciuto il caso di un autista o di un usciere che gli debba offrire un caffè, perché non ha in tasca gli spiccioli necessari per pagarlo. Si osserva che - peraltro - l'agente del divo non ostenta disprezzo per il denaro, anzi piuttosto ne richiede in quantità da mettere in crisi la stessa Zecca di Stato.
Essendo il divo sempre di fretta, tutti i suoi collaboratori hanno un sacro timore di fargli perdere tempo. Il minimo incidente (per esempio il ritardo nel sistemare un leggio o una quinta) può fargli perdere la pazienza.
Il divo é spesso circondato da un codazzo di aspiranti.
Per giovane, naturalmente, si intende rispetto all'età media dei direttori d'orchestra, per cui questa categoria può andare dai 20 ai 50 anni, con una media sui 35. Il punto, naturalmente, é che si tratta di direttori promettenti - se poi la promessa sarà mantenuta, questo é un altro paio di maniche.
Un tempo il reclutamento dei direttori si basava sull'esperienza: era abbastanza naturale che i migliori maestri sostituti, i migliori pianisti di sala e anche qualche buon strumentista passasse alla direzione. Oggi i settori sono più separati, per cui non é raro trovare, specialmente in nella categoria delle giovani promesse, persone la cui performance a qualsiasi strumento potrebbe essere imbarazzante.
Il segno distintivo dello sbocciare di una giovane promessa é l'iperattività di un agente. Quando lo stesso direttore si trova ad affrontare per la prima volta opere di repertorio in tre o quattro dei principali teatri mondiali, ecco davanti a voi una giovane promessa. Ben pochi passano poi nella categoria dei divi, più che altro perché manca e sempre più mancherà il supporto delle case discografiche.
Una caratteristica della giovane promessa é l'affrontare, con frequenza maggiore del necessario, un repertorio più grande di lui. Raramente la giovane promessa si accontenterà di dirigere Mozart o Beethoven (che sono autori ben più difficili da affrontare di quello che sembra): la giovane promessa vorrà dirigere la Quinta sinfonia di Mahler oppure Daphnis et Chloé di Ravel. Conosco una giovane promessa che da diversi anni si impunta nel proporre a tutte le orchestre L'uccello di fuoco di Strawinsky nella costosissima versione originale (per la quale bisogna scritturare almeno una decina di professori aggiunti e perciò rimarrà fuori bilancio) - anziché la più normale Suite (1919) dal medesimo balletto. Che io sappia non ce l'ha mai fatta a dirigerla.
Una preoccupante tendenza delle giovani promesse é quella di farsi crescere - ad imitazione di qualche divo - una folta capigliatura oppure un mobile ciuffo sulla fronte.
Il nume tutelare
Fra tutti i direttori d'orchestra, i numi tutelari sono di gran lunga i più simpatici. La loro caratteristica principale é l'età assai avanzata, non disgiunta da una lunga esperienza. Sono assai spesso dei narratori assai affascinanti ("io c'ero quando Casella lo diresse per la prima volta nel 1930"), e si perdona loro qualche piccola pecca: non si può pretendere la stessa prontezza di riflessi e la stessa presenza di spirito di un trentenne.
Dato che, però, l'esperienza non é acqua fresca, non di rado la presenza di spirito e di riflessi sono ben superiori a quelle delle giovani promesse.
Alcuni direttori d'orchestra si specializzano nel repertorio contemporaneo. Mentre per alcuni versi é una specializzazione assai ingrata (non di rado capita di dirigere prime assolute, e bisogna studiare la partitura senza avere nessun disco a disposizione), per altri versi garantisce un costante flusso di concerti con orchestre relativamente prestigiose: in molte parti del mondo i complessi possono accedere a finanziamenti speciali se garantiscono l'esecuzione di qualche brano di autore contemporaneo locale, e un direttore specializzato é probabilmente quello che realizza il massimo risultato con il minimo di prove.
Dirigere musica contemporanea o é molto semplice o é molto difficile: alcuni autori scrivono infatti tutto in 4/4, per cui il direttore funge solo da metronomo lasciando ai professori d'orchestra di arrangiarsi nel marasma; altri autori invece alternano le battute metricamente più difficili, per cui si richiede una particolare prontezza per non rimanere invischiati in qualche trappola ritmica (che non manca mai di divertire gli esecutori).
Devo dire che, mentre a parole questo genere di direttori sono tutti entusiasti di collaborare direttamente con compositori viventi, nei fatti non ne ho visti molti capaci di trasmettere realmente entusiasmo all'orchestra. Il massimo a cui si arriva é generalmente una lettura corretta ma non trascinante (a volte si preferirebbe che fosse trascinante anche se scorretta).
Anche se diversi compositori dirigono le loro opere per motivi di cassetta (un direttore guadagna in tre giorni quello che un compositore guadagna in due anni), la cosa é quasi sempre da scoraggiare. In primo luogo perché abilità nel comporre non significa quasi mai padronanza della tecnica direttoriale; e anche perché l'interpretazione da parte di un direttore terzo aggiunge talvolta alla musica una dimensione che al compositore stesso sfugge.
Il filologo
Per coerenza il direttore filologo dovrebbe fondare un suo gruppo specializzato e dedicarsi ad un repertorio da studiare con particolare cura. quasi tutti i direttori filologi iniziano così, ma trovano poi assai difficile resistere alla tentazione di andare a dirigere, con criteri filologici, orchestre normali. I risultati sono fra i più vari, spaziando dall'eccellenza al cattivo gusto più assoluto.
La caratteristica del filologo é la preparazione meticolosa. Le parti degli orchestrali vengono marcate con ogni segno possibile ed immaginabile - Bach stesso farebbe fatica a riconoscere la sua musica, dopo che un filologo abbia indicato per iscritto come vada eseguita. Vanno ricercati strumenti particolari - ed in genere se uno strumento suona bene é accordato sul diapason sbagliato, se é accordato sul diapason giusto suona male. E vanno ricercati specialisti che sappiano suonare gli strumenti tanto faticosamente ritrovati.
La tendenza presente dei filologi é quella di espandere sempre di più, in direzione del moderno, il repertorio da loro eseguito. Non ho dubbio che fra cinque o sei anni ci sarà chi vorrà eseguire filologicamente Brahms, e fra una decina saremo arrivati allo Strawinsky filologico.
Siamo ad uno dei capitoli più tristi del nostro panorama. Un tempo, come dicevo più sopra, i direttori provenivano dalle file delle orchestre o dalla tribù dei maestri sostituti. Si iniziava dalla gavetta, magari facendo carriera in provincia.
Nella nostra civiltà dei press agent e delle public relations sembra che non ci sia più spazio per questo processo. Se un direttore d'orchestra non é entrato a 28 anni fra le giovani speranze, si può considerare un fallito. Da cui la necessità di buttarsi nel mondo della direzione il più giovani possibile e senza aver tempo di raggiungere una maturità musicale.
Il problema di iniziare una carriera direttoriale é che é difficile trovare chi dia credito ad un direttore giovanissimo. Diciamo la verità, l'orchestra é una macchina assai costosa: se si sommano gli stipendi dei singoli professori, si può arrivare ad un costo orario di diversi milioni. Chi se la sente di rischiarli per provare le capacità di un giovane?
Uno dei nuovi sistemi per cercare di sfondare questa barriera é di fare l'assistente. L'assistente di un direttore (l'ideale sarebbe un divo, ma anche una giovane promessa va bene, o in caso di disperazione ci si adatta ad assistere il direttore contemporaneo) lo segue durante le prove ed i concerti (per lo più a sue spese, perché giustamente i teatri fanno presente di non avere bisogno di scritturarlo), adattandosi a compiti anche umili (dal portare il cappotto del maestro a correggere gli errori nelle partiture), nella speranza di assorbire un po' di profumo di teatro con il quale sostituire l'esperienza che manca.
La speranza mai espressa é quella che il direttore titolare abbia un malore improvviso e l'assistente venga chiamato a sostituirlo: più di una fulminante carriera é iniziata così. (Alcuni direttori ritengono la cosa francamente iettatoria e rifiutano perciò di accettare assistenti.) Oppure che il direttore titolare consigli la direzione dell'orchestra di scritturare l'assistente per qualche ripresa o per qualche produzione minore.
La cosa più ridicola é quando, a seguito del divo, viaggia un intero codazzo di assistenti, spesso in competizione fra di loro (chi porta il cappello, chi la borsa, chi la sciarpa). Appena inizia la prova si piazzano in platea, ognuno con la sua copia della partitura, e scuotono gravemente la testa ad ogni errore di lettura (cosa che non manca mai di suscitare il disprezzo più profondo dei professori d'orchestra).
Mi permetto di chiudere con un consiglio ai numerosi assistenti che popolano le nostre sale prova: chiudete le partiture ed ascoltate la musica. Il buon direttore d'orchestra non é quello che si accorge che il sol del corno a battuta 218 doveva essere diesis, é quello che sa trascinare tutti con il suo entusiasmo.
Aggiornata al 21 marzo 1999 - Last updated Mar. 21th, 1999 - © Luca Logi 1999