Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)
Che cos'è una edizione critica
di Luca Logi
1. Che cos'é una edizione critica
Una esigenza particolarmente sentita dalla attuale generazione di interpreti é quella di avere a disposizione, per le esecuzioni, un testo musicale attendibile. Si tratta di una esigenza legittima, derivata per reazione da certe edizioni di fine Ottocento/inizio Novecento, dove la revisione del testo veniva solitamente affidata a qualche celebre didatta o a qualche leone del concertismo, i quali riempivano il testo puro e semplice, cosi' come trasmesso dall'autore, di indicazioni esecutive più o meno utili ma spesso stilisticamente assai stridenti; si pensa per esempio alle edizioni del Clavicembalo ben Temperato (ad esempio quella revisionata da Bruno Mugellini ed usatissima in Italia) in cui la pulizia del testo originale é annegata in una pletora di crescendi, diminuendi ed indicazioni espressive che con Bach non hanno nulla a che vedere. Tutte cose che all'epoca dell'edizione andavano di moda, adesso non più in quanto sostituite da una coscienza esecutiva filologica; e la cosa che oggi ci appare particolarmente grave é che le indicazioni di Mugellini siano stampate con gli stessi caratteri tipografici di quelle di Bach, in maniera che la versione originale non sia ricavabile da quella revisionata.
Anche se nello stesso Ottocento non mancavano edizioni assai rispettose - nei limiti delle conoscenze musicologiche - i nostri interpreti pretendono qualcosa di più e di meglio.
Il primo passo sono state le cosiddette edizioni Urtext, dal tedesco Ur-text = testo originario. Queste edizioni si propongono di ricostruire il testo così come si doveva intendere nella volontà dell'autore, senza aggiunte successive.
Alcune edizioni Urtext hanno unicamente scopo musicologico, cioè presentano un testo, magari nelle più diverse varianti, e non necessariamente in una forma comoda e utilizzabile per le esecuzioni nella vita reale (al limite, una edizione Urtext potrebbe consistere nella riproduzione fotografica di un autografo).
Se si vuole avere una edizione che abbia anche un uso pratico può essere necessario di aggiungere notazioni varie (come diteggiature o spiegazioni) al testo: la regola in questo caso é che devono essere tipograficamente riconoscibili (per esempio essere stampate in caratteri più piccoli o fra parentesi), in maniera che l'intervento del revisore moderno - che lavora con criteri personali, che possono essere più o meno opinabili - sia sempre separabile dal testo originario sottostante.
Se poi una edizione Urtext presenta (a volte pubblicato separatamente) un commento critico che descriva le operazioni e le scelte del revisore, in questo caso si può parlare di edizione critica vera e propria.
Si noti che il termine 'edizione critica' presuppone la presenza di questo lavoro. Una edizione Urtext alla buona, per esempio, potrebbe pubblicare il testo di un manoscritto senza alcuna aggiunta o modifica; perché si tratti di edizione critica bisogna però dimostrare che quel manoscritto é la migliore fonte disponibile, rappresenta la volontà dell'autore, é a lui direttamente riconducibile. Si tratta quindi di uno studio con caratteri molto più stringenti della semplice pubblicazione del testo musicale.
2. Come si realizza una edizione critica
Il revisore che si accinga a pubblicare una edizione Urtext - o, a maggior ragione, un'edizione critica, utilizza i metodi della filologia del testo, che sono nati in area letteraria prima ancora che musicale. Si osserva che i molti problemi di filologia del testo musicale (se per esempio nella Hammerklavier di Beethoven un certo "la" debba essere diesis o naturale) sono molto meno gravi dei problemi del filologo che debba per esempio studiare il testo di un autore latino la cui copia più antica conosciuta magari risale al medioevo, e dista mille e duecento anni dall'autore. I metodi, però, sono simili.
Il primo passo di una edizione critica é lo studio delle fonti. Con il termine fonte (ted. Quelle, ing. source) si intende - in questo specifico campo - una copia del testo musicale che, per vicinanza all'originale, é particolarmente significativa per attestarne la correttezza. Possono essere fonti per un testo musicale: l'autografo, copie anche manoscritte (meglio se realizzate da persone di fiducia o della cerchia dell'autore), le prime edizioni a stampa, le parti d'orchestra eventualmente realizzate per le prime esecuzioni, etc.
Non é detto che tutte queste fonti siano disponibili: l'autografo, per esempio, può essere andato distrutto (non si ha idea di quanti autografi preziosi siano scomparsi durante la seconda guerra mondiale!); molte opere non sono state stampate all'epoca dell'autore, e così via.
Il secondo passo é la cosiddetta collazione delle fonti, cioè il confronto critico fra di esse per rilevare se vi siano differenze di testo. Le differenze possono essere minime (magri dovute ad errori di stampa o di copiatura) oppure possono essere importanti (interi brani presenti oppure cancellati). Idealmente, dovrebbe essere possibile di stabilire lo stemma, cioè l'albero genealogico delle fonti (ad esempio dimostrando che la prima edizione é stata copiata dall'autografo, mentre tutte le varianti sono successive alla seconda edizione, etc.).
Una volta che é chiaro il quadro delle fonti, interviene il passaggio maggiormente affidato alla discrezione del curatore dell'edizione, cioè la scelta di quale sia la fonte da considerarsi come maggiormente autorevole.
Verrebbe di dire che, quando sia reperibile, l'autografo stesso del compositore sia da considerare come la fonte più attendibile: invece non é sempre vero. L'orientamento attuale é quello di ricercare quella che poteva essere l'ultima volontà del compositore - cioè di tenere conto anche dei ripensamenti e delle variazioni che sono state apportate in seguito.
La domanda é: quale testo rappresenta veramente la volontà di Brahms? L'autografo? L'Handexemplar? L'autografo generalmente non contiene le correzioni posteriori, quindi una corrente di musicologi sostiene, e non a torto, che l'Handexemplar si debba considerare come una fonte più attendibile.
Una volta scelta una fonte particolare, il passo successivo é la riproduzione della fonte. A parte i casi di riproduzione fotografica dei manoscritti (che, diciamo la verità, non sono poi così comode per l'uso pratico), qui si pone un problema serio: il bulino dell'incisore (adesso bisognerebbe dire: il software del computer) non sempre rende la varietà grafica della penna del compositore, e diversi passaggi si possono rendere in maniere diverse - bisogna scegliere, con criteri uniformi, quale sia la lettura più verosimile. Due esempi:
A volte possono essere necessarie integrazioni o correzioni della fonte. Diciamo la verità, non tutti i compositori del passato sono stati precisissimi nei loro autografi - errori e omissioni possono essere piuttosto frequenti. In questo caso il revisore può intervenire, ma curando di segnalare il proprio intervento in maniera tipograficamente chiara, in maniera che sia sempre riconoscibile. Meglio sarebbe inoltre documentare, nel commento critico, tutti gli interventi effettuati, e stabilire dei criteri uniformi.
Il fatto che una edizione sia critica, non significa che abbia valore assoluto. Ci sono tanti motivi per cui certe edizioni critiche sono più che altro criticabili. Ad esempio:
3. A che cosa serve una edizione critica
Una buona edizione critica - o quando non é possibile una buona edizione Urtext - é uno strumento necessario all'interprete, ma non sufficiente.
Infatti il lavoro di interpretazione presuppone la conoscenza dello stile dell'autore, delle corrette modalità d'esecuzione, dello spirito della composizione, e anche l'onestà da parte dell'interprete di voler trasmettere all'ascoltatore tutte queste cose.
Non bisognerebbe rimanere troppo attaccati alla fedeltà al testo, che qualche volta diventa una scusa per ignorare stile, spirito, modalità di esecuzione, e magari anche la copertura per operazioni musicalmente meno corrette. Sotto questo aspetto sarebbe meglio, a volte, diffidare di certi interpreti che strombazzano - a scopo di propaganda per gli uffici stampa - l'uso di edizioni critiche nelle loro interpretazioni.
Alcune edizioni critiche possono rimettere in discussione i criteri di interpretazione di un autore. Pensiamo, per esempio, all'edizione critica de Il Barbiere di Siviglia a cura di Alberto Zedda pubblicata dalla Ricordi, che restaura il testo rossiniano in una versione credibile ed elimina diverse alterazioni (per esempio nell'orchestrazione) che, invalse nell'uso comune da metà Ottocento, erano entrate persino nelle edizioni stampate. O anche potremmo anche citare i casi delle edizioni di Mozart e Bach della casa Bärenreiter, che sono uno strumento di lavoro ormai generalizzato per la loro serietà.
Al contrario, certe edizioni critiche non rivelano un testo differente da quello in uso (sto pensando ad una edizione critica di un'opera, che ho avuto moto di vedere in bozza, in cui la cui unica differenza dall'edizione tradizionale, a parte il prezzo esorbitante, é che le didascalie sceniche sono messe tra parentesi quadrate anzichè rotonde). Da cui un certo sconcerto dell'ascoltatore che si sente pubblicizzare l'edizione critica come fosse chissà che cosa e poi, giustamente, non riesce a trovarla in nulla differente da quelle già conosce.
Sempre meglio, comunque, di altre edizioni - che passano per critiche - dove sotto il pretesto della riscoperta di un testo originale si compiono operazioni tutto sommato disoneste, come il privilegiare con motivazioni discutibili una fonte particolare in rapporto alle altre, o trascurare modifiche volontariamente apportate dall'autore in seguito. Se per esempio io utilizzo come fonte per una edizione il manoscritto originale dell'autore, facendo finta di dimenticare che l'autore ha successivamente tolto o aggiunto musica, e magari du sua propria iniziativa per rivedere l'equilibrio della composizione, io compio una operazione scorretta se non una falsificazione vera e propria. Purtroppo anche nel campo specialistico di questo tipo di edizioni non manca la caccia alla novità (che può dare slancio ad una carriera editoriale o accademica), per cui certi proclami andrebbero interpretati cum grano salis.
Incidentalmente, il valore di una edizione critica sta in buona parte nel commento allegato, e posso testimoniare che non sempre gli interpreti lo studiano con la necessaria cura; il più delle volte si controllano solo i casi dubbi, dando per scontate la competenza e la correttezza del revisore.
4. Piccola bibliografia
Alcuni testi consigliati e facilmente reperibili per approfondire l'argomento:
Un testo introduttivo ma tutt'altro che banale. Lettura relativamente agile e raccomandata a tutti i musicisti interessati ai problemi di edizione
Un testo ponderoso, sotto forma di collezione di saggi, alcuni dei quali dedicati alle problematiche di singoli autori, estremamente interessanti e dettagliati.
Non presenta una trattazione generale, ma alcuni curiosi problemi testuali in Beethoven e Chopin meritano una lettura.
Aggiornata al 11 marzo 1999 - Last updated Mar. 11th, 1999 - (C) Luca Logi 1999