Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)

 

Una involontaria musica assoluta

(F.J.Haydn (?) - Feldparthie in si bemolle maggiore Hob.II:46)

di Luca Logi

 

Nel mondo della pittura o della scultura è abbastanza comune trovarsi di fronte ad opere dalla paternità dubbia o indeterminata. Chi frequenta l'ambiente delle vendite all'asta sa benissimo che esistono vari gradi di certezza nell' attribuzione di un' opera - un quadro può essere certamente di un pittore, può essere "attribuito a", "della scuola di", "della cerchia di", può essere una copia o anche un falso.

Anche nel campo della musica possono accadere, sia pure con minore frequenza, casi del genere. Talvolta nel settecento gli editori più disinvolti attribuivano alcuni brani di autori minori a compositori più celebri, nella speranza di venderne un numero maggiore di copie: come i Sei quartetti op.3 per lungo tempo attribuiti ad Haydn, perché pubblicati come tali dall'editore Bailleux, ma in realtà probabilmente composti da tale Roman Hoffstetter, che di professione imitava le composizioni di Haydn; o la maggior parte dei concerti attribuiti a Pergolesi da vari editori senza scrupoli.

Molto più raro é il caso del falso completo, come per esempio il Preludio e Allegro pubblicato dal violinista Fritz Kreisler come opera di Pugnani, ma scritto in realtà dallo stesso Kreisler (che in seguito ebbe modo di sfruttare la circostanza per farsi beffe dei critici). Ai nostri giorni invece non é infrequente il caso di studiosi che "riscoprono" in archivi tesori andati perduti e li pubblicano dimostrandone l'attribuzione con argomenti più o meno convincenti a grandi compositori del passato; più di una carriera accademica ha spiccato il balzo con qualche ritrovamento e qualche attribuzione coraggiosa.

Nel complesso si tratta comunque di casi abbastanza rari che ben difficilmente escono dalle discussioni dei più dotti musicologi. La Feldparthie in si bemolle maggiore Hob.II:46 é al centro di circostanze assai più complesse, avendo intrecciato la sua storia con quella delle Variazioni su un tema di Haydn op.56 di Johannes Brahms, il che ne fa un caso virtualmente unico nella storia della musica.

In una data non precisata, forse nell'autunno del 1870, Carl Friedrich Pohl, archivista e bibliotecario della Gesellschaft für Musikfreunde di Vienna oltre che amico di Brahms, mostrava a quest'ultimo alcune composizioni da lui ritrovate. Fra esse in particolare si trovava una copia manoscritta di Pohl della Feldparthie; l'originale, una collezione di sei divertimenti, non in autografo, ma opera di un copista, si trovava al ginnasio di Zittau vicino a Lipsia. La nostra Feldparthie vi si trovava con il titolo Divertimento I / à / 2 Oboi, 2 Klarinette, 2 Corni, 2 Fagotti obl. Fagotto / e Serpent / del Sign: / Giuseppe Haydn.

Giova forse ricordare che Pohl poteva ben dirsi la maggiore autorità della sua epoca su Haydn, di cui stava scrivendo una biografia e che comunque lo stato delle ricerche su Haydn é tuttora più arretrato rispetto a quelle su autori altrettanto celebri - basti dire che a tutt'oggi non é ancora disponibile una edizione completa delle opere. Brahms dimostrò particolare interesse per due brani: l' Andante della Sinfonia in si bemolle maggiore (oggi Hob. I:16) e l' Andante della Feldparthie che portava il sottotitolo di Chorale St. Antoni . Di ambedue i brani Brahms copiò di sua mano le copie che gli mostrava Pohl - come aveva abitudine di fare per i brani inediti ed introvabili che stuzzicavano la sua attenzione. Il fascicolo é datato sul retro 'Novbr. 70', ma non é chiaro a cosa si riferisca precisamente questa data.

Parte della storia é già nota : il Chorale St. Antoni, cioè il secondo movimento della Feldparthie stimolò talmente l'interesse di Brahms da suggerirgli le Variazioni su un tema di Haydn op.56, con questo portando all'attenzione del pubblico il brano dimenticato da forse un secolo. Nessuno pensò di discutere l'attribuzione del manoscritto fino al 1951, quando H.C. Robbins Landon - fra i maggiori studiosi haydniani del nostro tempo - in un articolo avanzò dubbi sulla paternità dell'opera attribuendola più probabilmente ad un allievo di Haydn, forse Ignaz Pleyel. Anche Otto Erich Deutsch nel 1958 citava Robbins Landon dimostrando di approvarne le conclusioni, ma nel 1960 lo stesso Robbins Landon rincarava la dose, dichiarando che tutti e sei i divertimenti sicuramente non sono opera di Haydn e comunque non suggerendo più nemmeno il nome di Pleyel. La conclusione é che i divertimenti possono essere attribuiti ad Haydn più che altro nel senso che non si trova a chi altro attribuirli. Fra i motivi per contestare l'attribuzione ad Haydn vi sono sia motivi stilistici, sia l'osservazione che Haydn non ha comunque mai utilizzato né una combinazione di strumenti come quella di questi divertimenti, né mai altrove inserito in partitura il serpentone come basso degli strumenti a fiato. (Il serpente o serpentone - così denominato dalla sua forma - era uno strano ibrido derivato dalla famiglia dei cornetti cinquecenteschi: pur essendo uno strumento a bocchino come gli ottoni, aveva fori lungo la canna come i legni. Nonostante l'emissione sonora assai dubbia, fu adoperato per parte de settecento e dell'ottocento - fino al primo Wagner - in alternativa al controfagotto, all'epoca costruito in forma rudimentale e anch'esso di emissione dubbia. Al giorno d'oggi si trova solo nei musei e viene correttamente sostituito dal controfagotto.)

Questo processo per cui alcune composizioni vengono declassate togliendo loro l'attribuzione é abbastanza comune per alcuni autori (in particolare Bach, Pergolesi e Haydn) nella musicologia moderna. In una corretta visione filologica é anche evidente come sia più facile contestare la paternità di un'opera piuttosto che portarne le prove per affermarla con certezza. Infatti nei casi di opere di attribuzione incerta gli studiosi più seri non richiedono solo la presenza di fonti che attestino l'attribuzione, ma anche la ricostruzione delle circostanze storiche che permettano di rintracciare l'itinerario della composizione dell'opera e della sua trasmissione nei diversi documenti : come é arrivato quel manoscritto a Zittau? Perché? Se non si risponde a queste domande non si può avere ragionevole fiducia nemmeno nella sua copertina.

Se lo stesso autore dell'opera é incerto, figuriamoci le spiegazioni dell'enigmatico titolo del secondo movimento: Chorale St. Antoni. A partire da Hanslick, che nel recensire la prima esecuzione delle variazioni di Brahms dichiarava la melodia essere un canto di pellegrini, ad Alfred von Ehrmann che supponeva esistere una località di pellegrinaggio dedicata a S. Antonio da Padova nel Burgenland patria di Haydn, le supposizioni non documentate si sprecano. Purtroppo nessuna ipotesi può dirsi confermata - ed il tema con la sua struttura di fraseggio irregolare a gruppi di cinque battute sembra essere ancora più elusivo del suo titolo.

Di conseguenza questo brano propone all'ascoltatore una sfida inconsueta. Non sappiamo chi ne sia l'autore; non ne conosciamo né le circostanze né la data di composizione: l'opera andrà dunque ascoltata per quello che é, senza agganciarla a circostanze biografiche o storiche. Una sorta di involontaria musica assoluta.


Il termine Feldparthie suggerisce, per il prefisso Feld-, la destinazione ad un complesso militare; molto spesso i nobili dell'epoca avevano alle proprie dipendenze gruppi di fiati - raramente più di una decina di persone - per i quali i compositori più celebri non hanno disdegnato di scrivere: possiamo citare Haydn con la Marcia per il principe di Galles o anche le Marce per il reggimento di cavalleria del Derbyshire, oppure Mozart con due divertimenti per flauti, trombe e timpani (K 159c (187) e K 240b (188)). Il suffisso -parthie é la corruzione dell'italiano partita , che, seppure non frequentemente (ad esempio la Gran Partita K 370a (361) di Mozart), indica nel settecento una composizione del tipo del divertimento (ed é pertanto intercambiabile con altri termini quali cassazione, serenata, notturno ): quindi una successione di vari movimenti - fra i quali sempre almeno un minuetto e spesso un'altra forma di danza o una marcia - di carattere più leggero e meno impegnativo della sinfonia. La Feldparthie in oggetto é in effetti una sinfonia in miniatura: il primo movimento, allegro con spirito, é in una forma di sonata molto condensata, tanto da mancare in effetti di un vero secondo tema; ma della forma sonata conserva la struttura esposizione-sviluppo-ripresa. Il secondo tempo é costituito dalla sola esposizione del Chorale St. Antoni . A confermare i sospetti sull'attribuzione si potrebbe osservare che molto spesso Haydn nei suoi divertimenti fa a meno di un vero e proprio movimento lento; quando é presente, però, é generalmente più elaborato che non la semplice presentazione di un doppio periodo di una trentina di battute. Il terzo tempo é un minuetto - ed in questo la Feldparthie si discosta dall'uso generale, in quanto nel divertimento classico di minuetti ce ne sono generalmente due. Il finale é un rondò di costruzione molto semplice, che sembra parafrasare nelle movenze melodiche il precedente corale del secondo movimento.

Il complesso strumentale é abbastanza anomalo nella sua composizione. Mancano i clarinetti, che sono entrati nell'uso più comune verso il 1780/90, e questo potrebbe suggerire una datazione precedente; manca la tromba, cosa che per un gruppo militare é piuttosto strana; viceversa di fagotti ce ne sono ben tre : la prima coppia ('fagotti obbligati') dà spessore all'armonia, mentre il terzo ed il serpente (o controfagotto) hanno funzione di basso. I due oboi devono assumere pressoché di continuo la linea melodica, mentre la coppia di corni interloquisce con fanfare di note ribattute, e solamente nel trio del minuetto prende la parte principale. Complessivamente l'impostazione del complesso é piuttosto sbilanciata verso il grave; dato che sia gli oboi che i fagotti sono strumenti ad ancia doppia di timbro affine, anche se di estensione diversa, i corni che tradizionalmente hanno il compito di fondere con il loro suono i differenti timbri, vengono viceversa a trovarsi quasi isolati dal resto del gruppo.

Nel suo complesso il brano può essere visto da due diverse prospettive: o lo si ascolta cercando di apprezzarne la semplicità, e plausibilmente in questo ci si avvicina di più all'intenzione del suo ignoto compositore; o viceversa si cerca di analizzarne la partitura, e paradossalmente gli interrogativi che pone saranno più delle risposte.

 

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Aggiornata al 26 Settembre 1999 - Last updated Sept.26th, 1999 - (C) Luca Logi 1999