Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)

 

Un vecchio mandolino

di Luca Logi

 

Da quando non c'e' piu' mia nonna noi nipoti abbiamo ricevuto l'ordine di fare un po' di pulizia in casa. Mi sembra di assistere allo sbaraccamento dei miei ricordi d'infanzia e non nascondo un po' di tristezza. Ieri mi sono trovato in mano il vecchio mandolino di mio nonno. Cinquanta anni di polvere in cima ad uno scaffale l'hanno ridotto ad una cosa piu' simile ad un reperto di archeologia che a uno strumento musicale, ma me lo sono portato a casa.

 

Stamattina mi sono messo a pulirlo. Rampini inorridira' al pensiero, pero' le incrostazioni erano tali da doverle raschiare con il coltello, poi con lucido e straccio e pazienza sono riuscito a restituirgli, se non la dignita' di strumento musicale, almeno quella di soprammobile.

 

Pensandoci bene, io non ho mai sentito il nonno suonare quel mandolino. Deve avere smesso verso il 1930, ma da ragazzo mi hanno raccontato che lo suonava con una certa passione. Abitava a S. Giminiano e non e' che nei paesi, finito il lavoro, ci fosse gran che da fare. Si suonava e si cantava perche' non c'era ne' la televisione ne' la radio. Con altri amici si trovava a suonare le melodie piu' popolari delle opere liriche. L'eco di questi complessi di mandolini e chitarre, un tempo popolarissimi in Italia, si trova nella serenata del secondo atto dell'Otello di Verdi.

 

Ogni tanto andava in citta' a Firenze - il che spesso significava farsi non pochi chilometri a piedi prima di trovare qualche mezzo di trasporto, e tornava con gli spartiti delle opere liriche in quelle edizioni economiche che Ricordi definiva 'edizioni del popolo'. - Quegli spartiti, ora rilegati in pergamena, fanno mostra nella mia libreria. - Quando qualcuno tornava dalla citta' con uno spartito gli amici ci si buttavano sopra; chi lo adattava per mandolini, chi ne faceva la riduzione per banda. Dischi e radio non esistevano, le recite d'opera c'erano solo in citta': chi voleva sentire la musica doveva farsela da solo in casa. Era un tempo in cui gli appassionati non compravano la Traviata di Muti o quella di Karajan, ma la Traviata tout court: quella di Verdi. E su quella si sfogavano.

 

La Boheme, invece, era troppo cara da comperare. E il nonno se la fece prestare e ne copio' a mano le melodie piu' belle. Diverse serate di lavoro, ma quando ne usci' la sapeva meglio di tanti direttori d'orchestra. Ho con me l'album: ricordo di un'epoca senza fotocopie e senza mp3, ma con le case editrici gia' alla ricerca del quattrino.

 

Penso che se non ci fosse stato il nonno a mettermi in mano quegli spartiti probabilmente non mi sarei mai dedicato alla musica. Ho imparato a leggere la chiave di violino sulla Traviata ("Gran Dio, morir si' giovane") e quella di basso sull'Elisir d'amore ("Come Paride vezzoso").

 

Il mandolino di mio nonno ora fa mostra di se' sulla mia libreria...

 

 

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Aggiornata al 30 dicembre 2001 - Last updated dec. 30th, 2001 - (C) Luca Logi 2001