(19/7/97)
Procopio, adunque, giovane nobile, ricco, e prepotente, appena ebbe veduta la fanciulla che di poco aveva trascorso i dodici anni, resto` preso dalla sua casta ed ingenua bellezza. Nessuna delle nobile donzelle romane, benche' ornate d`oro e di gioielli e avvolte in seriche vesti, gli parve potesse reggere al confronto di Agnese in semplice veste candida, senza un sol vezzo di perle: e non ebbe piu` pace. La segui` per vedere a quale famiglia appartenesse; e, vistala entrare nel palazzo dei Clodii, comprese esser lei nobile, ricca e degna del prefetto di Roma. Rientrato in casa, tutto sconvolto, paleso` la cosa al padre, dicendogli, piu` con i singhiozzi che con le parole, di non poter vivere se non a fianco di quella dolce creatura che gli aveva rubato il cuore. Il prefetto, prese le debite informazioni, approvo` pienamente la scenta del figlio ed e` a credersi che egli stesso si prendesse l`incarico di parlare ai genitori della fanciulla e di chiederne la mano per il figlio. E com`e` costume in simili casi, non manco` di perorare con tutti gli argomenti piu` persuasivi la causa, mettendo in rilievo le belle qualita` del figlio, e la nobilta` e la ricchezza della sua famiglia, l`alto ufficio ch`egli copriva nella societa` ed altre ragioni che il cuore paterno gli poneva sul labbro. Ma tutto fu vano. I genitori di Agnese, non volendo rivelare a un infedele il segreto della figlia, misero in campo tutti i pretesti che poterono trovare: fra gli altri certamente la immatura eta` della fanciulla, e conclusero con un rifiuto cortese ma fermo. Come rimanesse il giovane a si` amara notizia non e` da dirsi. Probabilmente diede in smanie e rimprovero` il padre quasi non avesse saputo ben trattare la cosa. - Andro` io stesso, - disse - portero` degli splendidi regali e vedremo se la giovinetta sapra` resistere alle mie istanze. Indossate ricche vesti, si fece annunziare alla famiglia di Agnese; e allorche' fu alla presenza della vergine si senti` preso fortemente dalla passione. Che non disse, che non fece per intenerirle il cuore, e averne il consenso? Quanti sospiri, quante lacrime, quali preghiere! E vedendola risoluta nel diniego, credendo ch`ella non fosse contenta dei doni, ritorna poco dopo alla carica portando con se' pietre preziose: e per se' e per mezzo di parenti e di amici rinnova la domanda, promettendo case, possessioni, servi ed ogni piu` considerabile delizia. In lui parlava non un casto ed ordinato amore, ma una sfrenata e sozza passione, e la santa donzella, stanca di vederlo tra i piedi, svelo` finalmente il suo pensiero. Fattasi vermiglia in volto per l`indignazione:
"Vattene, gli disse, fomite di peccato, esca di malvagita`, alimento di morte; vattene lungi da me, che gia` da altro amante fui prevenuta, di gran lunga piu` nobile per natali e per dignita`. Egli mi ha offerto doni ben migliori dei tuoi e in dito mi ha posto l`anello di sposa. La mia destra ha ornato di un braccialetto d`inestimabile prezzo, il collo mi ha cinto di pietre preziose, alle orecchie mi appese come pendenti splendide margherite; tutta mi ha circondata di gemme vive e folgoreggianti. Mi vesti` di un abito di gala tessuto in oro, mi adorno` di collane senza numero e mi fece vedere tesori che non hanno paragone, promettendo di darmeli se gli rimarro` fedele. E perche' ad altri non dia il mio amore, mi segno` in volto. Io non posso guardare un altro senza far torto a Lui, Lui non potro` giammai abbandonare, avendo giurato di amare Lui solo. La sua generosita` e` piu` larga, il potere piu` forte, l`aspetto piu` bello e l`amore piu` soave e piu` eloquente di ogni grazia. Egli mi ha gia` preparato il talamo, gia` mi risuonano all`orecchio le armoniche voci dei suoi musicali istrumenti, gia` le vergini che lo accompagnano fanno udire i loro canti; dalla sua bocca ho gia` succhiato il latte ed il miele, in casti amplessi a se mi strinse ed il sangue suo imporpora le mie guance. La sua madre e` vergine, il suo padre non conosce donna, gli angeli lo servono, il sole e la luna ne ammirano la bellezza. Rivivono i morti solo al sentirne il profumo, nuove forze infonde negli infermi il tocco della sua mano, il potere non gli viene mai meno, le sue ricchezze non diminuiscono mai. A Lui solo mi serbo fedele, a Lui interamente mi affido. Amandolo son casta, toccandolo son monda, possedendolo son vergine".
"Imparate, o Vergini - ammonisce San Massimo - dall`esempio dell`eroica fanciulla a respingere con tutta la forza i doni che vi potessero venire offerti dagli uomini, ricusateli con quell`orrore che vi avrebbe per il morso d`un cane rabbioso".
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Sinforiano, altamente offeso dalle franche parole della Vergine, monto` in furore, e comando` che sotto gli sguardi della folla fosse spogliata e cosi` condotta per le vie della citta` preceduta da un banditore che proclamasse ad alta voce essere lei condannata al disonore per aver bestemmiato gli dei. Quale prova atroce! Passare per le affollate vie di Roma, lei cosi` modesta e sempre riservata nel contegno!
Ma tanta era la confidenza che Agnese aveva in Dio, che non si turbo` un istante. Aveva tanto pregato Gesu` che la difendesse, con fede si era accostata alla santa Comunione, ed era certa dell`intervento del Cielo in suo favore.
Appena spogliata, la capigliatura prodigiosamente s`allungo` coprendola, come d`un manto d`oro, sino ai piedi; e mentre percorreva serena e intrepida le vie della citta`, la sua persona sfavillava di una luce divina cosi` che nessuno sguardo profano pote' posarsi su di lei. Sembrava non una rea condotta al supplizio, ma una regina in tutta la sua pompa e maesta`, accompagnata alla regale dimora. E il luogo fino allora insozzato dalle piu` laide turpitudini, all`entrar di Agnese sembro` cambiarsi in santuario. Un Angelo del Signore tutto splendente di luce divina fu inviato a custodirlo. In quella luce nessuno dei pagani pote' entrare; v`entro` solo la pura vergine ed il primo suo atto fu quello di prostarsi al suolo in un impeto di riconoscenza al Signore che cosi` visibilmente la proteggeva. ... E convien dire che provassero un sentimento al quale non erano avvezzi, sentimento di timore e di venerazione per la creatura che vi stava dentro tutta assorta in Dio. Forse per piu` d`uno lo spettacolo insolito cui assisteva fu il principio della conversione. Cio` che succedeva intorno ad Agnese non si poteva attribuire ad arti magiche; un lembo di cielo s`era aperto sulla vergine che sinforiano aveva condannata all`estremo insulto. Visibilmente dio, il Dio in cui ella credeva, quel Gesu` che cosi` ardendemente invocava, era li`, presente con la sua potenza, per proteggerla. Una fanciulla inesperta delle arti del mondo, solo confidando in un aiuto soprannaturale teneva in scacco i curiosi, i soldati, il Prefetto stesso di Roma. "Dove il diavolo le aveva preparato la rovina - dice San Massimo - il Signore le preparo` la palma e la corona della verginita`. Questo e` un vincere il nemico nel luogo stesso ove risiede. Una vergine vien trascinata nella casa dove regna la libidine, e vince colui che la teneva sua prigioniera. ...
Ma ecco intanto aprirsi la folla, ed un giovane temerario spingersi avanti a forza di gomiti gridando esser codardi tutti coloro che non avevano osato entrare nella cella. Passione sfrenata, ira, odio gli tumultuavano nel cuore. Voleva ad ogni costo la rivincita sul rifiuto di Agnese, voleva umiliare all`estremo l`altera patrizia, voleva riabilitarsi di fronte ai compagni che lo mettevano in burla per lo scacco subito.
"Vedendo, dicono gli Atti, quelli che prima di lui erano entrati, uscirne pieni di meraviglia e di venerazione, Procopio li deride come incapaci, vili, fiacchi, imbecilli; senz`altro baldanzosamente entro` la` dove la Vergine pregava. Vide anch`egli la luce, ma non se ne curo` e gia` stava per stendere la mano, quando cadde bocconi a terra soffocato dal diavolo. ....
..../pagine da 70 a 75... and pagine da 100 a 104 Sant`Agnese di De Marchi
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