DIRITTO INTERNAZIONALE E MOVIMENTO DEI NON ALLINEATI




Gli anni sessanta sono gli anni che vedono compiersi il processo di decolonizzazione con l’apparire nella società internazionale di nuovi protagonisti che, specialmente nelle organizzazioni internazionali multilaterali, acquistano un peso diverso.


Il 19 dicembre 1961 le Nazioni Unite adottano un Programma di cooperazione economica internazionale intitolato Decennio delle nazioni Unite per lo sviluppo.
Le finalità di questo programma d’azione dovevano essere raggiunti tramite metodi e misure che possono essere descritti nei punti seguenti:
1. sviluppo auto-entretenu dei paesi in via di sviluppo per mezzo dell’industrializzazione, della diversificazione e della creazione di un settore agricolo altamente produttivo
2. elaborazione di iani nazionali razionali ed integrati
3. promozione dello sviluppo sociale attraverso politivhe per l’occupazione, e l’eliminazione della fame e dell’analfabetismo
4. intensificazione della ricerca allo scopo di aumentare lo sfruttamento delle possibilità scientifiche e tecnologiche
5. promozione di soluzioni efficaci nel campo del commercio internazionale delle materie prime e dei manufatti.

Uno sviluppo intenso come aumento del benessere il quale dovrebbe coincidere con la promozione dell’uomo e, in definitiva, con la sua felicità. Un concetto occidentale che dimostrerebbe la volontà da parte dei paesi donatori di agganciare i paesi in via di sviluppo al loro modello. L’assistenza tecnica muta la sua definizione verbale diventando cooperazione economica internazionale, ma non cambia lo schema su cui si fonda. Il vero elemento di novità è il richiamo allo sviluppo auto-entretenu. Tuttavia tale sviluppo deve seguire il modello economico trainante dei paesi appartenenti al primo mondo, quello che così si definirà durante la Prima Conferenza delle nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), tenutasi a Ginevra dal 23 marzo al 16 giugno 1964, e che diventerà un foro istituzionalizzato di confronto tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo.
In tale Conferenza i paesi in via di sviluppo e di recente indipendenza prendono, per la prima volta, una posizione politica comune attraverso una dichiarazione comune firmata da 77 paesi membri dell’ONU che accetta, nella sostanza, la concezione dello sviluppo proposta dai paesi industrializzati e vede nel commercio internazionale lo strumento per l’inserimento nel meccanismo della società internazionale. Alla base vi è la concezione occidentale di uno sviluppo economico unidirezionale destinato a creare degli interlocutori che potessero assorbire in parte la sovrapproduzione del mondo industriale e finanziare allo stesso tempo in maniera indiretta, tramite i propri prodotti - specialmente quelli di base, data la generale ricchezza di materie prime dei paesi di recente indipendenza – il processo di industrializzazione.
Si cosituisce il Gruppo dei 77, che avrà un impatto importante nella gestione delle posizioni dei paesi in via di sviluppo nei riguardi della cooperazione allo sviluppo e farà sentire la sua voce soprattutto esercitando la sua influenza nelle riunioni a carattere generale come le successive conferenze dell’UNCTAD ed i vertici del Movimento dei Non Allineati, riunitosi nel suo primo vertice di Belgrado, 1961, sull’onda dei principi affermatisi durante la Conferenza del Cairo del 1957, da cui emersero, tra le altre cose, la dura condanna dell’imperialismo e del colonialismo e la consacrazione ufficiale del ruolo di leader dell’egiziano Nasser, l’eroe della nazionalizzazione del canale di Suez.

Di fronte a questo insorgente anti-occidentalismo, che aveva dato i suoi primi sintomi nella Conferenza di Bandung del 1955, logico presupposto di Cairo e di tutto il Movimento dei Non Allineati, gli Stati Uniti decidono di attuare una prima politica di “aiuti” finanziari. E’ nel quadro di questa “offensiva” occidentale che va interpretata il “nuovo” concetto di cooperazione allo sviluppo legato al commercio internazionale e fondamentalmente eterodiretto di cui sopra.
Specialmente la posizione di Tito, contrastava con tale impostazione dei rapporti Nord-Sud, in quanto nelle sue intenzioni, emerse nel vertice di Brioni con Nasser e l’indiano Nehru, preparatorio della Conferenza di Belgrado del 1961, la partecipazione della Jugoslavia al movimento dei non allineati, oltre che un’affermazione di indipendenza dall’influenza sovietica, doveva costituire un legame tra l’Europa e il Terzo mondo che tramite di essa potevano così mediare i loro rapporti. Durante tale vertice i legami più saldi si stringono tra Nasser e Tito che sembrano voler costituire una solida alleanza politica.
A Belgrado, tuttavia passa la linea moderata di Nehru cosichè i partecipanti alla Conferenza si rifiutano si rifiutano di costituirsi in Terzo Blocco sulla scena internazionale ed in sede di Nazioni Unite e vitando una istituzionalizzazione del movimento. Il movimento si definisce, nelle conclusioni programmatiche della Conferenza, non come una posizione passiva tra i due blocchi, ma al contrario come una forma attiva di impegno per la pace e per la difesa di quest’ultima, sullo sfondo di una rinnovata, pacatamente, condanna del colonialismo.

Di ben diverso contenuto politico sarà la dichiarazione che chiude il secondo vertice del movimento dei non allineati (che riunisce 47 paesi partecipanti a pieno titolo e 10 come osservatori) al Cairo, nel 1964:
In essa vi sono denunciati con veemenza l’imperialismo, il neo-colonialismo e l’ingerenza degli stati stranieri, economicamente sviluppati, negli affari interni dei paesi che sono appena arrivati all’indipendenza. Per i non allineati, la pace può essere realizzata solo attraverso l’eliminazione di questi mali. La conferenza, tra l’altro, proclama il principio del rispetto delle frontiere così come esistevano al momento dell’accesso all’indipendenza dei paesi partecipanti.

Parallelamente, nel 1967, il gruppo dei 77 adotta la Carta di Algeri, che prende atto della stagnazione della situazione dal punto di vista degli obiettivi che ci si era proposti sia in seno alla prima UNCTAD, sia nel programma di sviluppo del Primo Decennio.

Il terzo vertice del movimento dei non allineati, a torto considerato di tono minore, a Lusaka, 1970,vede emergere due elementi importanti:
1. la decisione presa dai paesi in via di sviluppo di controllare, per la prima volta, gli investimenti stranieri diretti nei propri rispettivi paesi.
2. La mancanza di coesione del fronte arabo, destinata ad avere ripercussioni future gravissime.

Il vertice di Algeri (5-9 settembre 1973) rappresenta una svolta riguardo alle questioni di schieramento.
E’ durante il suo svolgimento che i paesi non allineati hanno tentato di rendere organiche le loro rivendicazioni e la loro visione politica di sviluppo. Algeri diventa il foro nel quale si pongono le basi per un quadro concettuale di quel Nuovo Ordine Economico Internazionale che fonda la sua formulazione principale su due punti:
1. la sovranità sulle risorse naturali da parte del paese che le possiede
2. il controllo nazionale sugli investimenti privati esteri

Vi è una radicale presa di coscienza, da parte dei paesi non allineati, della indispensabilità dell’indipendenza economica del fallimento del modello internazionale di sviluppo UNCTAD proposto dai paesi occidentali, capeggiati dagli USA. Tale fallimento veniva ascritto a ben precisi e delineati fattori. Testualmente dalla Dichiarazione di Algeri:

1. il conportamento della società transnazionali e altre compagnia monopolistiche che si arricchiscono sulla spoliazione dei paesi in via di sviluppo
2. l’aumento inflazionistico del costo delle importazioni
3. la corsa agli armamenti che continua ad inghiottire somme considerevoli mwentre i contributi della cooperazione internazionale multilaterale sono sempre più ridotti
4. il brain drain che i paesi industrializzati continuano ad operare a danno dei paesi in via di sviluppo

A tali mali si può porre rimedio solo con una concezione corretta dello sviluppo che poggia, sempre secondo i partecipanti al Movimento dei Non Allineati, su:
1. cambiamenti strutturali interni necessari a ciascun paese e la crescita dell’insieme dei settori chiave
2. un processo di carattere sociale che richiede di elevare al massimo i livelli di occupazione, la redistribuzione dei redditi e la soluzione globale di problemi come quello della sanità, dell’alimentazione, degli alloggi e dell’educazione.

Tali gli obiettivi, da raggiungersi per mezzo di : “…una partecipazione cosciente e democratica delle masse popolari”.

Tra i paesi arabi, protagonisti dell’esplosione della questione petrolifera e del susseguente riunirsi dei paesi produttori nell’OPEC, la divisione si fa più marcata tra la Giordania di Re Hussein, impegnata nella repressione dell’attivismo della guerriglia palestinese sul suo territorio, e l’Algeria di Houari Boumedienne, carismatico erede del panarabismo del defunto Nasser. L’Algeria, come la Jugoslavia, infatti, ha incorporato il non allineamento nella propria politica nazionale.
Ad ogni modo la lista dei partecipanti al vertice raggiunge il rimarchevole numero di 75 nazioni per circa seimila delegati e decine di Capi di Stato che guidano le delegazioni dei loro paesi.
Il vertice di Algeri costituisce la tappa principale di quel cammino iniziato nel 1963 che ha portato i paesi esportatori di materie prime a prendere coscienza della loro forza e a coordinare la loro azione.
Esso ha rappresentato il raccordo tra il non allineamento ed il nuovo ordine economico internazionale, che erano le due facce di un medesimo sforzo compiuto dal Terzo Mondo per inserirsi nei rapporti di forza che erano stati intaccati ma non ribaltati dal processo di decolonizzazione. Da segnalarsi la presenza come osservatori, insieme a 9 paesi dell’America Latina, di Austria, Finlandia e Svezia, la cui dichiarata neutralità – leggi non adesione alla NATO - li aveva fatti invitare a partecipare all’evento.
Nell’aprire la conferenza, Houari Boumedienne aveva di fronet a sé personalità della statura di, Kaunda, Tito, Makarios, Indira Ghandi, Bandaranike, Fidel castro, Gheddafi, Sadat, Assad, Re Feisal, Arafat, Senghor, Gowon, Nyerere, Haile Selassie e molti altri, compreso il segretario generale delle nazioni Unite, Kurt Waldheim.

Sulle misure da adottare i paesi partecipanti si misero d’accordo sulle seguenti:

1. creazione di un fondo economico e sociale per lo sviluppo aperto alla partecipazione dei aesi non allineati il cui scopo era quello di promuovere investimenti e di finanziare progetti di sviluppo e di assistenza tecnica
2. autorizzazione preventiva e controllo governativo sugli investimenti stranieri che devono essere considerati come nuovi investimenti soggetti ad un controllo preventivo
3. creazione di un codice di condotta per le attività delle società multinazionali e transnazionali
4. riaffermazione del diritto di ciascun stato di nazionalizzare le compagnie straniere operanti sul proprio territorio al fine di recuperare la sovranità sulle proprie risorse e ricchezze naturali
5. coordinamento dell’azione degli Stati membri al fine di raggiungere la riforma del sistema economico e finanziario mondiale
6. richiesta per la convocazione urgente di una conferenza consgiunta della FAO e della UNCTAD che esamini la penuria alimentare mondiale

molto interessante politicamente la proposta lanciata dal leader libico Gheddafi vertente su:
1. richiesta per una ridefinizione ed una più stretta interpretazione del non allineamento
2. esclusione della flotta statunitense e sovietica dal Mediterraneo
3. riparazioni che le ex potenze coloniali dovevano pagare agli stati ex colonie.
Tutta l’impostazione teorica e politica della Conferenza di Algeri verrà adottata in sede di Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 1° maggio 1974. L’Assemblea generale voterà la Dichiarazione sul Nuovo Ordine Economico Internazionale, segnando una fondamentale affermazione dei paesi di recente indipendenza e non allineati all’interno del foro universale delle Nazioni Unite.

Proposte di discussione e di approfondimento: per i successivi vent’anni e passa il movimento dei non allineati proseguirà sul solco tracciato ad Algeri, malgrado gli ostacoli sempre più impegnativi posti dalla “controffensiva” occidentale.
In primo luogo la spaccatura del fronte arabo, divenuta evidente con la condanna dell’Egitto nella Conferenza dell’Avana del 1979,e che a detta della maggiorparte degli analisti internazionali, rappresenta la cuasa principale del fallimento del “terzo polo” e del progressivo sbiadimento delle premesse dalle quali era nato.
Curiosamente la penultima riunione del movimento si svolge proprio a Belgrado nel 1989, quali i legami tra la dissoluzione della Jugoslavia e ed il nuovo ordine internazionale, stavolta di marca statunitense, che va imponendosi a livello globale ?

A livello unilaterale il blocco occidentale tenta oggi di imporre nuovamente il suo modello di sviluppo che si basa sul globalismo finanziario, sul multilateralismo degli scambi e sulla tutela a livello internazionale degli investimenti stranieri, come emrge dal trattato in via di negoziazione denominato MAI, Multilateral Agreement on Investments. Con la fine dei non allineati quanta capacità contrattuale rimane al “resto del mondo”?



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