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ART21 Giornale sinusoidale

In questo numero

E all'interno un poster da staccare ed appendere

L'agghiacciante vuoto di senso

Anche quest'anno si svolgerà a Casatenovo la festa "Giovani e Territorio", diventata ormai tradizionale appuntamento promosso dall'amministrazione comunale con l'appoggio delle associazioni che operano nel casatese. Questa e' una delle iniziative che rientra nel discusso "progetto giovani" per cercare di movimentare le serate dei ragazzi casatesi fatte quasi esclusivamente di bar e strada. A Casatenovo, quando cala la sera, la vita sembra fermarsi: c'è un auditorium che usano i cantanti per preparare i loro spettacoli, inagibile perché mancano le uscite di sicurezza, ci sono diversi bar frequentati dai ragazzi dove si passano intere serate davanti ai videogiochi , qualche oratorio con i campetti di calcio dove e' diventato difficile anche giocare e poi il vuoto. In questo clima si inserisce il progetto giovani , una serie di iniziative per loro in cui per una volta tanto diventano "protagonisti" cercando di coinvolgerli in prima persona. Chi si impegna a portare avanti questo progetto e' una consulta composta da rappresentanti delle varie associazioni, composto da pochissimi giovani, e la maggior parte degli aderenti sono persone che in un modo o nell'altro sono legate ai vari partiti dell'amministrazione comunale ( cioè all'ulivo ). Ed e' sconfortante il fatto che quando parlano dei giovani si riempiono di grosse parole, giudicandoli incapaci di badare a se stessi, degli immaturi ai quali va indicata la via da seguire e quale da evitare. Ritornando al tema della festa l'atteggiamento dei promotori si può riassumere così: sappiamo noi di che cosa hanno bisogno i giovani, vogliono la musica perché è un grande richiamo, vogliono un grande campione perché i ragazzi di oggi sono senza ideali e ci vogliono dei modelli da proporre. Mio malgrado mi è capitato di sentire alcuni ragionamenti fatti da uno di questi organizzatori: la festa era andata bene perché era riuscita a coinvolgere tutti i giovani, da quelli che frequentano l'oratorio ( con tanto di stand ) ai fantomatici "ragazzi del muretto" che in quasi trent'anni che abito qui non ho capito ancora dove si trova ( il muretto!). Il successo della festa dipende quindi dal numero di persone che passano, il resto è solo un grosso contenitore da riempire per non lasciare lo spazio vuoto e desolato. Ovviamente c'è posto per tutte le idee, però eè meglio discuterne prima, non si sa mai, a qualcuno potrebbe creare dei problemi se esponi un libro di Kropotkin può essere pericoloso come tirare fuori una pistola, bisogna rispettare le idee di tutti preferibilmente quelle degli organizzatori. Voglio sperare che per il futuro di Casatenovo non siano più consulte o comitati a decidere che cosa bisogna fare per i giovani, ma che siano loro stessi ad auto-organizzarsi la loro vita. Il terreno sul quale bisogna muoversi è soprattutto sul piano culturale per cercare di cambiare la mentalità passiva dalla quale siamo abituati fin da piccoli. In questo senso da più fronti arrivano segnali : dalle attività del gruppo libertario "L'erba" nel diffondere idee libertarie con le proprie iniziative all'esperimento di un laboratorio di poesia portato avanti da alcuni giovani del paese. Sui modi , metodi, intenti e riuscita delle iniziative si può discutere trovando tanti punti in comune e altrettante differenze ma entrambe cercano di portare avanti la pratica della libertà, una a livello linguistico quale può rappresentare la scrittura poetica mentre l’altra è una ricerca di libertà di espressione più generica che coinvolge le persone ad un livello quotidiano, quali l’animalismo, l’antimilitarismo, l’ecologia sociale, il sindacalismo ecc. effemme

Da domani sarò latitante

Quel venerdì 10 marzo potrebbe essere il titolo d’un capitolo di quel lungo e variegato libro che è la mia vita , la mia esistenza ed anche un mio essere che con gli anni è mutato e muterà ancora.Successe che il lunedì precedente ( il 6 marzo ) nella mattinata, mentre stavo assaporando un buon caffè con l’amico C. nell’abitazione al n°16 di via S. Nazario in quel piccolo paese della bergamasca che è Suisio in cui risiedevo sin da quando venni al mondo, mi giunse una telefonata alquanto inattesa dalla locale stazione Carabinieri & Company di C.S.G., i quali mi pregavano di raggiungerli a causa d’una carta in loro possesso che io dovevo firmare. Ne restai abbastanza perplesso, sapendo a che punto era la mia situazione giudiziaria essendo io, un obiettore totale, avendo rifiutato di svolgere un qualsiasi servizio di leva.Riflettei con C. su quali potevano essere le cause di quella telefonata e non fu difficile capire che ne erano principalmente tre le cause :un verbale che dichiarava il mio ex povero 127 FIAT ufficialmente demolito.la lista delle spese per i processi che ho subito da due anni a questa parte.un improbabile appello per la mia incarcerazione causa pena-condanna di mesi SEI Ci ridemmo sopra fino alle undici e trenta circa quando squillò il citofono di casa. Era il messo comunale che aveva con sé una carta da farmi firmare ; scesi immediatamente i tre piani della scala in quella mattina la quale la mia persona era così tanto ricercata, al ritorno nell’appartamento, scoppiavo dal ridere.Ma era una risata d’incredulità e di meraviglia. Quando mi passò la risata spiegai a C. che era eliminata la causa n. 2; erano infatti le spese processuali la cui somma era dichiarata di £ 157.400 e quindi la chiamata degli sbirri si accorciava a due possibilità. La situazione divenne pesante ed il morale di entrambi si fece teso. Restammo d’accordo di vederci nel tardo pomeriggio, al mio ritorno dalla caserma.Alle quindici presi il motor ciao della sorella Sandra e mi diressi verso sud, verso C.S.G. ove si erige la casucola dei C&C!Sostai lì per lì una ventina di minuti e ne uscii contentissimo! Nello stesso tempo ero contento, incazzato, stupefatto; dovevo presentarmi si in carcere entro cinque giorni e cioè appunto, venerdì 10. Che bello! Che bello perché non ci andrò! Che brutto perché sarò costretto a lasciare gente e luoghi a me familiari. L’incontro con C. avvenuto alle diciassette fu una bella comica di risate a crepapelle intervallate da attimi di nervosismo eseguita nel bar dove siamo soliti passare qualche tempo insieme. C. stava ancora era incredulo di me non potendo nemmeno pensare alla nostra prossima separazione e questo lo incazzò decisamente. Una bella bevuta e quattro chiacchiere con lui persona molto attiva e allegra, sollevano il morale; passeremo gli ultimi giorni della nostra unione come mai li abbiamo passati. Già ha deciso che per tutta la settimana non andrà al lavoro; personalmente non si è dichiarato su questo ma il suo sguardo l’ha fatto intendere. Telefonai immediatamente ai compagni S., M., G., D., per fissare una riunione urgente nella sera di martedì alla nostra costosa sede anarchica in via Broseta 108/A in Bergamo. La serata la passai a riflettere sul da farsi, a pubblicizzare in paese l’evento, e a sbronzarmi con C. ed altri amici in un bar di Chignolo...Difatti come avevo immaginato alla vista di quello sguardo, nella mattinata di martedì venni svegliato dall’amico C. e passammo insieme tutta la giornata, ed a sera inoltrata m’accompagnò con S. a Bergamo, presso la sede. Lì avvenne, che il circolo era stracolmo di gente poiché il Collettivo Liberazione Animale teneva in quel giorno la propria riunione. Quando pian piano capirono il perché i compagni del Freccia Nera stavan tutti lì, sciolsero la loro riunione per dar spazio alla nostra. Quanti volti tristi e preoccupati mi toccò vedere; spiegai ciò che avevo in mente di fare e ne discutemmo assai...Il giorno di mercoledì lo passai a sistemare la mia camera in attesa dell’addio; tanti, erano i ricordi ed i pensieri che assillavano la mia mente, ma il pensiero di quel che mi aspettava non era tra questi. Nel pomeriggio presi il pullman che per sedici km m’avrebbe portato da casa mia al circolo anarchico; questo perché si era d’accordo con alcuni compagni di rivederci per sistemare strategicamente l’evento, ma anche per passare ore liete in loro compagnia. In serata fui già di ritorno a Suisio dove cenai con la famiglia; notai a tavola che mamma Fiorenza sospettava qualcosa, sempre lei capiva senza parlarne che suo figlio teneva in cuore qualcosa che di sicuro l’avrebbe fatta soffrire. Ne ero certo che pensasse, indovinandola, la causa del mio silenzio. In seguito seppi che non mi sbagliai. Tutto il giovedì mattina e pomeriggio lo passai con C. e con altri compaesani in riva al fiume Adda, per le vie del paese e nel nostro solito bar, le ultime ( forse ) bevute insieme. Di sera avevo due importanti impegni. Il primo, era l’ultima prova col gruppo musicale Sodakaustica in cui suonavo il basso, in compagnia di S. e C. ; m’ero già occupato di avvisarli che c’erano nuovi e quantomeno inaspettati sviluppi sul mio caso. Avevamo appena registrato il nostro primo demotape, C. e S. mi dissero che tale demo, fatto in solidarietà con me e la non sottomissione al servizio militare e civile, doveva servire come autofinanziamento alla mia fuga, almeno una buona parte del ricavato. Parlammo parecchio durante le prove e suonammo veramente bene quella sera. La mia partenza voleva dire niente più strumento basso, ma anche che F. il nostro ex cantante saputo del caso, sarebbe ritornato nel gruppo con tale strumento che già suonava. Sapendo soprattutto degli impegni concertistici che v’erano, una bella tournée già quasi preparata alla quale io non volevo mancare, anche se, non avrei più potuto provare, avrei potuto senz’altro cantare. Così fu deciso quella sera. Il secondo impegno, era di andare a ( ...) per chiedere asilo politico come da programma a certi compagni, che non ebbero problemi nell’accettarmi ne a mostrare la loro solidarietà alla mia richiesta. Tornai a casa quella notte e nel letto sognavo e pensavo, senza nascondervi un po’ di timore e parecchi punti interrogativi, a come sarebbe cambiata la mia vita, a cosa avrei fatto d’ora in poi, a quanto sarei resistito all’arresto, a come mi sarei comportato dinanzi agli sbirri anche per un semplice controllo di documenti. Non trovai lusinghiere risposte, ma il tempo e non la notte, porta consigli ed anche esperienze... M’addormentai.

Erano circa le 9:30 del mattino quando mi svegliai ed i pensieri vagarono subito nel preparare nei minimi dettagli questa partenza. Un'abbondante colazione, una risanante doccia, gli ultimi ritocchi alla camera da letto e il caro amico C. mi stava accanto. Lui s'era preso l'ingrato compito di spiegare alla famiglia ciò che m'era successo e ciò che avrei fatto. Tutti loro credevano che sarei andato a T. per qualche giorno a montare un videofilmato; non volli dirgli la verità, questo per non preoccuparli e per non assistere alla vista dei loro volti ed alle sentenze che avrebbero fatto, quantomeno non sarebbe stato maggiormente demoralizzato il mio animo e sarei partito con più fiducia e più fierezza o orgoglio personale pel mio gesto. Gesto che di sicuro non avrebbero compreso, come non comprendevano questa mia non sottomissione al potere dello stato. Povero C., cosa dovrà subire il giorno che darà la rivelazione e a quante domande angosciose dovrà trovare risposte tranquillizzanti. Nel pomeriggio preparai le valigie nel mentre confabulavo con C.; teneva questi alcuni urgenti impegni lavorativi ma anche sbrigativi al quale non poteva mancare. Ci saremmo incontrati intorno alle 17 cosicché mi avrebbe accompagnato alla stazione F.S.; ne approfittai di queste ore per salutare il paese natio e coloro che già sapevano della mia partenza ed anche chi, la notizia non era giunta. Tempo fa ricordo che spiegavo il perché avevo preso la decisione o la strada dell'obiezione totale e cosa comportava tale scelta, tenendoli sempre aggiornati su tutto ciò che riguardava l'antimilitarismo. Tutti loro continuavano a dirmi nella loro semplice ignoranza su tale argomento, che m'avrebbero lasciato in pace e non sarei andato in carcere. Non c'è da stupirsi se dinanzi alla mia notizia si davano a risate d'incredulità, ma con la mia insistenza la loro incredulità si trasformava in perplessità e le loro fronti si coprivano d'una lieve ombra d'odio e disprezzo verso quelle istituzioni che mi perseguitavano. A volte, la conoscenza diretta e la vicinanza da anni a una persona con idee e pratiche a loro estranee, può possedere una forza di persuasione e di risveglio delle coscienze che la propaganda o le azioni in sé non sanno cogliere. Ricordo con molto piacere il giovedì 9, quando sostai a parlare con due cari amici nonché coscritti. Anch'essi mi fecero captare l'odio per quelle istituzioni che mi condannavano e mi dissero dell'assurdità di questa punizione, di questa repressione nei confronti di persone con idee più che giuste. Entrambi non fecero mancare la loro solidarietà e il loro appoggio, nonché una certa ammirazione per quello che avevo fatto, passato e che dovrò subire. Mi consideravano a tal punto da darmi quasi onoreficenza quale rappresentante dei rompete le file del paese, ovvero, di tutti quei giovani che di malavoglia partono a servire un chicchessia militare, mentre io a parer loro, ho avuto il coraggio di portare avanti un'idea comune a tutti... Sull'idea di tutti ho parecchi dubbi! Non serve a nulla il coraggio da eroi! E' la volontà di portare avanti in prima persona le proprie idee. Comunque sia le loro parole non fecero altro che stimolarmi ancor più, parole queste, di ammirazione e appoggio solidale, unanime a parecchi amici/che non solo di Suisio. Tutto questo fu come un ricambio di sangue! Questo, era nei limiti, l'ambiente che mi circondava in quei giorni, un ambiente di ammirazione, d'allegria, di solidarietà e oserei dire quasi di fratellanza. Ma anche, com'è ovvio, di tristezza, di ripudio, di impotenza nel non poter fermare tutto questo. "C. dove cazzo sei?". E' molto strano che una persona precisa e puntuale come lui, tiene già un ritardo di 15 minuti su un importante appuntamento quale la missione F (F sta per FUGA ). Ore 17:15; giro panoramico alla ricerca di una R19 in movimento o presumibilmente fermo e in atteggiamento sospetto!Andai al solito bar per bere l'ultima grappa, ed il sospetto lo diedi io nel farmi vedere ancora in paese invece d'essere già partito; alla mia visita non mancò la meravigliosa domanda del perché stavo ancora lì invece ... Tale meravigliosa domanda ebbe una favolosa e veritiera risposta e cioè che stavo aspettando C. per un piccolo passaggio. Tornai a casa.Ore 17:40; sebbene che è molto alto (C.), all'orizzonte non v'è nessuna traccia della sua ombr... Tò! ... E' passata la sua auto nel mentre io stavo al box, e non m'ha visto! Grave! Ore 17:55; papà Ercole sta scaldando il motore per accompagnarmi in F.S., cosa che avrei preferito evitare, quando, dopo uno squillo di trombe seguito da una marcia cavalleresca tipo film western, entrò in scena lo storico R19 pilotato da niente popò di meno che, dal Kolosso C. Grandioso sollievo! M'imbarcai seduta stante su tale autovettura. Partimmo così in direzione nord per la FS. Arrivammo in un battibaleno alla stazione di C. Stavamo in quel momento andando a berci un caffè quando arrivò il treno. Una bella corsa insieme, uno stravagante saluto da commiato in corsa e opplà, fui sul treno in un attimo, mi sedetti ed il mezzo partì in direzione (...). Lasciai così l'Isola di Bergamo, il mio paesino, il compagno C., tutti gli Amici, il fiume Adda, la famiglia e tutto ciò che mi legava a questa zona; per incontrare un'incerta, nuova, affascinante vita ed esperienza. Da domani sarò latitante! Sebbene che era marzo la giornata stava bella e assolata, già a preannunciare così sembrava, una calda primavera. Non pensai a nulla di particolare in quel breve viaggio, anche se a parer mio, era più lungo del solito; mi concentrai nell'osservare il panorama nel quale il treno passava inosservato. Salutai con un arrivederci a presto quel meraviglioso tratto del fiume Adda che si coglie dalla possente mole del ponte di P.. E docile come un bambino al suo primo viaggio, aspettavo con impazienza e trepidazione il mio ingresso in quell'ignobile agglomerato urbano che è (...); ma d'ora in poi per me, quell'abnorme contenitore di stress, avrà il nome della Grande Pera. Feci così il mio ingresso alla stazione di (...) e cominciai a muovermi in tutta fretta, cioè come un vero perese nella direzione che i cartelli mi indicavano come (...). Salii, o meglio scesi sotto la crosta terrestre e dopo una serie di fermate arrivai alla stazione di (...), ritornando finalmente in superficie a respirare della pura, sana, fresca aria strainquinata e cancerogena, comune o con lievi differenze, a tutte le metropoli del globo. Ormai il buio notturno aveva preso il posto del sole mentre uscivo dalle viscere della terra, m'incamminai per raggiungere il prima possibile la mia futura dimora. Entrai. Sistemai le valigie e subito salutai i compagni. Sebbene ch'ero stanco mi intrattenni fino a tarda ora finché le palpebre non si chiusero da sole; mi coricai per quella notte nella stanza degli ospiti in attesa della mia sistemazione il giorno dopo. Non vedevo l'ora di risvegliarmi e assaporare il gusto, respirare l'aria, muovermi a mio piacimento con goduria, nuotare Libero nel mondo quando mi volevano rinchiuso fra quattro sterili e tetri muri, sentirmi completamente padrone di me stesso e di nessun altro, servo, semmai, delle mie idee ma non schiavo docile e imprigionato da idee altrui. In un attimo sprofondai nell'inconscio dei sogni infiniti ... e mai, dico mai, finiti ... Daniele

IL DIRITTO AL SELVAGGIO Anche nel cosidetto tempo libero tutto è preorganizzato. I "divertimentifici" imprigionano la fantasia. Gli esmpi più eclatanti sono Eurodisney, Gardaland, Mirabilandia ... parchi gioco programmati nei dettagli. E così è nel piccolo: nei parchi pubblici e nel verde (poco) delle città, compreso l'arredo urbano. Certo, nulla da eccepire riguardo l'aspetto estetico, ma ... dov'è la possibilita di costruire un luogo di rifugio-gioco, dove sono i canneti e i boschetti in cui nascondersi, gli stagni in cui specchiarsi, dove sono gli alberi su cui arrampicarsi? Il mondo è fatto di luoghi modificati dall'uomo, ma è di vitale importanza che questi si compenetrino con luoghi selvaggi, lasciati al naturale. Sopratutto per l'infanzia.

IL DIRITTO DI SPORCARSI

Siamo nell'epoca del look, delle cartelle firmate, dei bambini col telefonino, del "non ti sporcare!". Credo che i bimbi e le bimbe abbiano il sacrosanto diritto di giocare con i materiali naturali quali la sabbia, la terra, l'erba, i rametti, i sassi ... Quanta gioia nel pastrocchiare con una pozzanghera o in un cumulo di sabbia. Però queste, a detta degli esperti, rischiano di essere operazioni poco igieniche, mentre nulla si dice sulla poca igienicità di una moquette, delle paste sintetiche ampiamente reclamizzate con cui giocano e manipolano i bambini e le bambine. Proviamo ad osservare con attenzione bimbi e bimbe in alcuni momenti di pausa dai giochi organizzati oppure quando siamo in un boschetto ... e scopriremo con quanto interesse riescono a giocare per ore con poche cose trovate per terra.

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