Ma quale Umbria?

E' piuttosto complesso dare una definizione di Umbria, territorio degli Umbri. Infatti, a seconda del periodo storico e del significato che si vuole dare all'espressione, possiamo parlare di Umbria storica, Umbria in senso stretto, Umbria in senso lato, Umbria odierna, ecc.

Quando si parla di Umbria storica generalmente si intende la VI Regio romana che comprendeva grossomodo l'Umbria odierna più le due province settentrionali delle attuali Marche, la Romagna e la Sabina ed escluse l'Etruria Tiberina e l'Alta Valnerina. Parlando di Umbria in senso lato si aggiunge a tale territorio quello del Piceno, mentre parlandone in senso stretto si deve intendere solo l'Umbria attuale privata dell'Etruria Tiberina e dell'Alta Valnerina, ovvero quel territorio a forma approssimativamente triangolare delimitato dalla dorsale Appenninica ad est e dai fiumi Tevere e Nera ad ovest e sud. Da questa complessa, ma sintetica descrizione si può evincere che mai, in epoca storica (tralasciando periodi marginali), l'Etruria Tiberina, cioè all'incirca i territori di Perugia, Todi ed Orvieto, ha fatto parte dell'Umbria.

L'arrivo dei Longobardi con il Ducato di Spoleto fu il momento storico di svolta radicale per l'Umbria, all'etnia Umbra si aggiunse quella Longobarda con tutto ciò che questo comportò, ma neppure allora l'Etruria Tiberina apparteneva all'Umbria, infatti faceva parte del cosiddetto "Corridoio Bizantino" che congiungeva Roma a Ravenna dividendo così il Regno Longobardo dal Ducato Longobardo di Spoleto e comunque, per sua natura, avrebbe dovuto appartenere all'Etruria.

Nel rinascimento vi furono tentativi espansionistici di Perugia sull'Umbria, (da ricordare le famose e cruente guerre contro Foligno), ma bisogna arrivare all'epoca napoleonica per vedere l'Etruria Tiberina annessa all'Umbria. Napoleone creò infatti il "Dipartimento del Trasimeno" che comprendeva esattamente l'Umbria odierna e la Sabina e ne pose la capitale a Foligno (capitale ideale per centralità geografica e viaria e per la posizione pianeggiante, infatti Napoleone guardò esclusivamente alla funzionalità della capitale e non a campanilismi o altre faziosità), ma quasi subito il malcontento degli spoletini che accampavano legittimi diritti storici fece spostare la capitale a Spoleto, curiosamente con il consenso dei folignati. Con la restaurazione dello Stato Pontificio, furono mantenuti i confini del dipartimento napoleonico, ma ripristinata la denominazione di Umbria e, definitivamente, spostata la capitale a Perugia. Si compie così il più perverso ed aberrante meccanismo di annientamento, di fatto, dell'Umbria a cui neppure i Romani erano arrivati: Perugia, con il piccolo territorio dell'Etruria Tiberina, si annette al vasto territorio dell'Umbria e ne diventa padrona appropriandosi anche del nome. C'è da meravigliarsi che non l'abbiano ridenominata Etruria Tiberina, ma forse sarebbe stato davvero troppo. Perugia non poteva unirsi al resto dell'Etruria, perché in questo modo si sarebbe dovuta sottomettere ad altre città più potenti dell'Etruria, mentre annettendosi all'Umbria sarebbe diventata, come è diventata, la padrona di questa regione e di questo popolo caratterialmente mite e più spirituale che materiale.

Ma non finisce qui, nel 1927 Mussolini divise la Sabina creando le province di Rieti e Terni, annettendo la nuova provincia di Rieti al Lazio e lasciando quella di Terni all'Umbria. In questo modo, privata l'Umbria della sua parte meridionale, si consentiva a Perugia (premio per essere stata il luogo di raduno per la partenza della "Marcia su Roma") un controllo più diretto ed efficace sull'Umbria. Così l'Umbria con tutte le sue nobili e gloriose Città e Comuni (da Città di Castello a Gubbio, da Foligno ad Assisi a Spoleto a Norcia, ecc.) non avrà più, fino ad oggi, non dico una propria Regione autonoma, ma neppure una propria provincia, nonostante l'enorme estensione della provincia di Perugia (la più estesa d'Italia) e le ripetute legittime rivendicazioni di Foligno e Spoleto, che tanto fanno parlare, a sproposito, di campanilismo, ma che nulla con il campanilismo hanno a che fare, come è evidente l'unico bieco campanilismo è quello etrusco, nel caso specifico perugino.