Monica M. Castiglioni (Melody Morgan Carter) IL SOGNO PROIBITO Immobile aspettai che il tempo rallentasse, si fermasse e scomparisse. (Edgar Allan Poe) Aveva funzionato. Tutto stava procedendo secondo i loro calcoli. Calcoli matematici e biologi di una vita intera di faticosi studi. Angela e Tony si scambiarono un'occhiata, attraverso il grande tavolo bianco da laboratorio. Un passione e un vita in comune avevano portato a quello che ora stazionava pulsante in mezzo al tavolo, sotto una lampada a raggi ultravioletti che lo riscaldava. "Allora?" fece lei. Tony alzò lo sguardo sui tubi di plastica trasparente. "Funziona tutto a meraviglia." Il suo tono era piatto. "Cosa facciamo?" Lui non rispose. Si rimise a fissare il punto di convergenza dei tubi. La provetta a forma di delta si stagliava lucente intorno ad una piccola forma rosata, come sospesa nel centro da invisibili forze benevole. "Tony, cosa facciamo?" replicò la voce inquieta di Angela. "Nulla." ribatté. "E vuoi lasciare che tutto questo prosegua?" Tony alzò le spalle. "No. Prima o poi l'ossigeno e i liquidi finiranno." La donna scosse la testa. "Dio mio, no. Non posso pensare che tra due settimane potrebbe finire così... In agonia... Non è giusto." L'altro si alzò, andando a controllare i livelli dei liquidi. "La creatura si rivolta contro il creatore." Sospirò. "E' una vecchia storia." "Dovevamo forse aspettarcelo?" "Infatti!" esclamò Tony. "Ma come abbiamo fatto a non pensarci prima?!" Angela osservò la lucente provetta. "La decisione è stata presa, dunque?" "No. Non finché tu non sarai d'accordo con me." Angela si alzò. Staccò i cavi dalla provetta, dentro la quale fluttuava un piccolo embrione umano di sette giorni. "Senza cavi" riprese lui. "avrà un'indipendenza di qualche ora." "Non so se questa si chiami bioetica o giustizia divina." Porse la provetta a Tony. "A te la scelta." L'uomo prese in mano il delta di vetro. Lo alzò davanti agli occhi. "Ecco: questa era la meta alla quale milioni di persone sarebbero voluti arrivare: una creatura vivente, un essere umano, che cresce e si sviluppa in un utero artificiale. La meta di tanta ricerca. E tutto va così bene..." Lei annuì. "E' vero." Tony fece qualche passo in avanti. Osservò l'embrione, ancora poche cellule, ancora indistinguibile ad occhio nudo da quello di altre specie animali. Quindi lasciò cadere la provetta. Il rumore di vetri infranti si spanse scintillante per tutto il laboratorio. Frammenti di un sogno proibito della scienza scivolarono tra liquido amniotico e cellule umane sul pavimento lucido e bianco. Per la legge quello non era un omicidio. Per la bioetica poteva essere un'azione giusta. Per i cuori di Angela e Tony era una pugnalata. "E per Dio?" chiese la donna. "Non lo so." Tony si girò verso di lei. "Non so se a Dio dia più fastidio un tentativo di imitarlo o l'omicidio di un embrione ancora non formato, un bambino che sarebbe cresciuto senza il bisogno di una madre." Angela fece qualche passo verso di lui. "Tony..." L'altro le prese la mano e la portò verso l'uscita. Tolse la corrente in tutto il laboratorio. Ascoltarono lo svanire delle pulsazioni delle macchine, il fruscio dei condizionatori rallentare e scomparire, l'attrito fermare le ventole dei computer. Poi, chiusero la porta ed uscirono. Quella sera, l'aria sembrò loro più fresca e piacevole. Tony mise un braccio intorno alle spalle di lei. Indicò l'orizzonte e disse: "Guarda com'è bello, questa sera, il mare..." Text Copyright 1999 Monica Castiglioni