legami
CAPITOLO 5 .
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Kevin osservava le sorelle incredulo: sembrava non capissero più niente. Kristin aveva le lacrime agli occhi e continuava ad accarezzare la testa del ragazzino, ma anche Leigh, che pensava sarebbe rimasta più fredda, aveva stampato in faccia un sorriso a 32 denti quasi da ebete! Lui era l’unico a non esser stato travolto dalle emozioni. In realtà gli occhi del ragazzino avevano steso per un momento anche lui, ma si era subito ripreso ricordandosi che quelli non erano gli occhi di sua madre … quelli erano gli occhi di chi gliel’ aveva portata via, non una ma due volte. Kristin teneva per mano Nick e gli stava facendo vedere la casa mentre Leight si era bloccata sulla porta della cucina a guardarli estasiata. -- Hai visto che roba? E’ identico alla mamma! -- Leight -- Ti prego, non renderti ridicola ! -- Kevin -- Ridicola? Perché vuoi dirmi che non hai notato la somiglianza? -- Leight -- Certo che l’ho notata ma non mi sono di certo scordato chi è. -- Kevin -- Nemmeno io l’ho scordato, stai tranquillo. -- Leight -- Lo spero proprio. E ti ricordo che starà qui una sola settimana. -- Kevin -- Lo so benissimo, ma questo non vuol dire che non ce lo possiamo godere per una settimana. – Leight Leight raggiunse Kristin e Nick in salotto e Kevin sperò che si sarebbero davvero riusciti a liberare del ragazzino dopo una settimana. -- Ti piace la tua stanza, Nick? -- Kristin -- Si certo, grazie. -- Nick -- Va tutto bene? – Kristin Kristin aveva notato che il ragazzino sembrava a disagio, quasi impaurito nonostante sia lei che Leight gli stessero dedicando grandi attenzioni. Le aveva seguite in silenzio per tutta la casa, sorridendo a denti stretti, con le mani in tasca e a testa bassa, sussurando di tanto in tanto un ”grazie” o un “si”. Era così magrolino che si sentivano le ossa e proprio mentre pensava a questo Kristin realizzò che l’ora di pranzo era passata da un pezzo e che quasi sicurante Nick non aveva mangiato. -- Nick, hai già pranzato? -- Kristin -- No, a dire il vero no. -- Nick -- Sarai affamato allora. Siediti al tavolo, qui in cucina. -- Leight -- No, non vi preoccupate, non ce n’è bisogno, posso apettare stasera. -- Nick -- Fino a stasera senza mangiare? Non se ne parla nemmeno. Abbiamo un sacco di roba solo da scaldare. Cosa preferisci? Per pranzo abbiamo preparato risotto ai funghi, bistecca, insalata, tonno e macedonia ma possiamo cucinarti anche altro… cosa ti piace? -- Kristin -- Qualsiasi cosa? -- Nick -- Nei limiti del possibile ovviamente, non siamo un ristorante! -- Kevin -- Kev! -- Leight Kevin si era sentito dire quella frase sgradevole senza neppure rendersene conto, e se era subito pentito vedendo lo sguardo mortificato del ragazzino. -- Intendevo dire che se c’è in casa non c’è alcun problema ma, se non c’è sarà difficile prepararlo. – Kevin Ecco, era riuscito a metterci una pezza. -- Nick, dicci pure, cosa vuoi mangiare? -- Leight -- Avete un pezzo di pane? -- Nick -- Vuoi mangiare un panino? Ok, come preferisci. -- Kristin Kristin aprì il frigo e incominciò a frugare. -- Da metterci dentro abbiamo burro, maionese, tonno, insalata, cotoletta, prosciutto, salame, mortadella … o lo vuoi con qualcosa di dolce tipo nutella o marmellata? -- Kristin -- No, lo mangio vuoto. -- Nick -- Vuoto? Perché sei allergico a qualcosa? -- Leight -- No, perché la mamma me l’ha sempre dato così. -- Nick I tre fratelli si guardarono in faccia capendo al volo che la madre evidentemente non aveva avuto i soldi per comprargli tutte quelle cose da metterci dentro. -- Ok, ma non vuoi provare a mangiarlo con qualcosa? -- Leight -- No, preferirei vuoto. -- Nick -- Per noi è uguale ma non puoi pranzare solo con un pezzo di pane vuoto. -- Leight -- Con mamma pranzavo sempre così -- Nick Kevin avrebbe voluto tirare un pugno alla porta ogni volta che il ragazzino pronunciava la parola “mamma” ma ancora maggiore era la rabbia che provava nel pensare in che condizioni aveva vissuto gli ultimi 12 anni sua madre. -- Nick, qui noi abbiamo tanta roba, puoi mangiare ciò che vuoi… -- Leight -- Vorrei un pezzo di pane, per favore. -- Nick -- Ma Nick … -- Kristin -- Per favore… -- Nick La voce di Nick si era fatta flebile e tremolante e i ragazzi capirono che non era il caso di insistere. -- Va bene, ecco… va bene questo? -- Leight -- E’ perfetto, grazie. -- Nick Nick si sistemò su una sedia e mangiò lentamente il panino che Leight gli aveva dato. Kevin si era allontanato per un secondo, per rispondere ad una telefonata e al suo ritorno in cucina non solo Nick aveva terminato il panino, ma stata conversando tranquillamente con le sue sorelle: stava raccontando loro l’esperienza del viaggio in aereo, come se si conoscessero da anni… come se fossero fratello e sorelle. Kevin rimase sulla porta ad ascoltare in silenzio pensando a dove li avrebbe portati tutto ciò fino a che, ad un certo punto, Nick si alzò dalla sedia. -- Scusate, posso chiedervi se c’è un posto dove posso distendermi senza darvi fastidio? -- Nick -- Dove vuoi Nick. Ma come mai? Non ti senti bene? -- Kristin -- No, è che sono un po’ stanco. Posso allora? -- Nick -- Certo. -- Kristin Nick si alzò dalla sedia e si sedette per terra accanto alla credenza, appoggiando la testa al mobile. -- Ma cosa fai? -- Leight -- Do fastidio qui? -- Nick -- No, non è quello, è che … sei a terra! -- Leight -- Con la mamma stavo sempre a terra disteso! -- Nick Kevin non ne poteva più di” con la mamma”, “la mamma” ecc.. -- Beh, adesso non sei con tua madre, sei qui, a casa nostra, e qui noi non ci distendiamo a terra. Se vuoi sdraiarti vai in camera tua. -- Kevin -- Chiedo scusa… con permesso. -- Nick Nick si alzò lentamente da terra e, a testa bassa, si diresse verso la scala. -- Kev, perché l’hai fatto? -- Kristin -- Perché questa non è la villa dei barboni dove si sgranocchia un pezzo di pane ammuffito e si dorme sui cartoni sul marciapiede. Se deve stare qui deve sottostare alle nostre regole. E adesso vado dirglielo. -- Kevin Kevin arrivò alla camera di Nick. La porta era spalancata e Nick si era raggomitolato sul letto. -- Posso entrare? -- Kevin Nick era di spalle e Kevin gli vide muovere la testa in un cenno di assenso. Quando Nick si girò si accorse che aveva in bocca l’inalatore. -- Non stai bene? -- Kevin -- No, è tutto ok, grazie. -- Nick -- Allora perché avevi l’inalatore in bocca? -- Kevin -- Perché mi serviva, ma ora sto bene, benissimo. Ci mette pochi secondi a passare se ho l’inalatore. – Nick Nick sembrava molto tranquillo e questo tranquillizzò anche Kevin. -- Per quanto riguarda prima … -- Kevin -- Mi dispiace, non mi distenderò più a terra -- Nick Kevin notò che la voce di Nick non era limpida come prima, era rauca e sembrava avesse il naso chiuso. Non sapeva molto di asma ma era chiaro che Nick non era al meglio al momento e decise di rimandare il chiarimento a più tardi.
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CAPITOLO
6
-- Ciao
ehi
non si saluta? --
Kristin
Non avevano nemmeno salutato! Howie e Brian
avevano fatto irruzione in casa e correndo si erano diretti
immediatamente verso il salotto
pensando di trovarci il
loro nuovo fratellino.
-- Dovè? Dovè? -- Brian
Howie aveva immediatamente fatto retromarcia
ed era tornato in cucina.
-- Ma dovè? -- Howie
-- Dovè chi? -- Kevin
-- Lo sai chi -- Howie
-- Ah, quello? Non ci piaceva e lo abbiamo
rispedito al mittente. -- Kevin
-- Sei davvero simpatico! -- Howie
-- Kevin, ma cosa dici! E in camera
sua, quella che prima era la camera degli ospiti. -- Kristin
Via di nuovo di corsa. Divorarono
letteralmente i gradini e finalmente si trovarono sulluscio
della camera. Avevano aspettato tutto il giorno di vederlo ed ora
avevano quasi paura di guardare dentro. La porta era aperta e
timidamente infilarono la testa.
Eccolo, era lì davanti a loro, un biondino
raggomitolato che dormiva. Brian si era immaginato centinaia di
volte che aspetto avrebbe avuto ma quel ragazzino era molto
diverso dal brunetto, magrissimo e sporco che aveva visto nella
sua mente. I fratelli gli avevano raccontato le condizioni in cui
aveva vissuto ma quello sul letto non gli assomigliava affatto.
Era incredibile perché pensava che nel vederlo avrebbe provato
almeno un po di rabbia e invece
si sentiva felice.
Howie invece se la ricordava eccome la sua
mamma e di sicuro il ragazzino che dormiva così beatamente sul
letto davanti ai suoi occhi era chi di loro le assomigliava di
più: si, Kristin e Leigh avevano i capelli chiari e Brian gli
occhi azzurri ma non come lui. Aveva una strana sensazione: come
se sua madre prima di andare via avesse lasciato qualcosa di lei
per ricordarla. Si girò per guardare come Brian stesse reagendo
e rimase stupito nel vedere che suo fratello aveva le lacrime
agli occhi.
-- Brian, tutto bene? -- Howie
-- Mai stato meglio -- Brian
-- Perché allora stai
-- Howie
-- Piangendo? Perché è la più forte
emozione che abbia mai provato
e la più bella. -- Brian
Howie provò invidia: voleva anche lui
sentire le stesse cose ma i suoi sentimenti erano contrastanti,
un misto di amore e odio.
-- Andiamo giù, lasciamolo dormire -- Howie
-- Si -- Brian
Tornarono in cucina dove fervevano i
preparativi per la cena, un cena diversa: la prima con tutti i
fratelli riuniti allo stesso tavolo.
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Erano arrivate le 20:00 in casa Richardson e
tutti i presenti erano pronti ad unirsi intorno al tavolo.
-- OK, è pronto! Spegnete il televisore e
sedetevi. -- Leigh
Kevin fu il primo a prendere posto
immediatamente seguito da AJ e Sarah. I due gemelli erano stati
gli unici a non mostrare il minimo interesse per il nuovo
arrivato. Non solo non erano andati appositamente a vederlo ma
avevano evitato pure di guardare dentro la stanza ogni volta che
ci erano passati davanti. Ignorarlo, questo si erano giurati, lo
avrebbero ignorato fino a che non se ne fosse andato via.
-- Nick non scende? -- Howie
-- Bisogna andare a chiamarlo. -- Kristin
-- Vado io -- Brian
AJ scosse la testa incredulo: solo il giorno
prima faticava a fare due scalini e ora li saliva a tre
alla volta, per andare da quello sconosciuto poi!
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Appena entrato nella stanza notò
immediatamente due occhi azzurrissimi che lo fissavano.
-- Ciao -- Brian
-- Ciao -- Nick
La situazione era un po imbarazzante
ma Nick si sentì subito a suo agio. Il ragazzo appena entrato
aveva un qualcosa di rassicurante, di amichevole, di fraterno che
balzava immediatamente non solo agli occhi ma al cuore.
-- Io sono Brian -- Brian
-- Ciao, io sono Nick -- Nick
-- Sono venuto a dirti che è pronta
la cena -- Brian
-- Cena? E già ora di cena? -- Nick
-- Si, è già in tavola. -- Brian
-- Cavolo, devo aver dormito per ore -- Nick
-- Si vede che ne avevi bisogno -- Brian
-- Chi ha preparato la cena? E la tavola? --
Nick
-- Le mie sorelle, perché ? -- Brian
-- Perché a casa preparavo sempre io, e
invece oggi mi sono addormentato -- Nick
-- Beh qui siamo in tanti, ci dividiamo i
compiti quindi non ti devi preoccupare, se non lo fa uno lo fa un
altro -- Brian
Brian era estremamente gentile e Nick non
potette fare a meno di confrontarlo con la freddezza di Kevin.
-- Andiamo? -- Brian
Nick annuì. Si alzò molto lentamente dal
letto e si appoggiò al muro per supporto.
-- Tutto bene? -- Brian
-- Si, si, mi gira sempre la testa
quando mi alzo. Senti, ci sono tutti? -- Nick
-- Si, sono tutti a tavola -- Brian
-- E
sono tutti come te? --
Nick
Brian colse la paura del giudizio nella voce
del fratellino e gli mise una mano intorno al collo.
-- Andrà tutto bene -- Brian
Lo adorava già, gli voleva già bene e
promise a se stesso di non lasciarlo solo un attimo, mai più.