Site hosted by Angelfire.com: Build your free website today!


IL RITUALE DEL CAFFÈ.

Dal 9 maggio al 30 giugno 2002, presso il locale Crestanello Gran Caffè Italiano di NYC (474 Fifth Avenue), sarà aperta al pubblico un’esibizione di ventinove lavori di artisti contemporanei italiani a tema “Il Rituale del Caffè”. Patrocinata dal Consolato Generale d’Italia a New York ed organizzata dal D’Ars International Exhibition Service, la mostra si è rivelata un successo formidabile con i numerosi intervenuti all’apertura.

Assente emerito il cantante Luciano Pavarotti, afflitto da un raffreddamento che gli ha precluso anche di cantare al Metropolitan Opera House, cui doveva essere presentato un riconoscimento per la sua lunga e fruttuosa carriera. Tra i molti presenti la nostra collaboratrice Paola Bellu, la rappresentante del governatore dello Stato di New York, Claudia Massimo Burns, il presidente del Comites Domenico Procopio ed il console, Ministro Giorgio Radicati, che ha ufficialmente inaugurato l’esposizione al pubblico con un breve discorso.

Interessante l’arredamento e la struttura del locale, che sono repliche dei locali Crestanello di Vicenza, la cui costruzione è stata curata dall’architetto Daniel O’Connor, di Genova, con la collaborazione locale del dinamico consulente Andrea Frizzi, che convolerà a nozze il prossimo 8 giugno con l’affascinante Joanna Stenzel, sua collaboratrice di lavoro da vari anni, e della sua azienda, Restaurant Incorporated di Sunnyside, NY.

Tra le opere esibite spiccavano per la loro efficacia grafica quelle di Irene Marchegiani e Antonio Massari. Ambedue gli artisti hanno opere nitide, ben inquadrate e studiate nei minimi particolari senza peccare di leziosaggine. Gioxe De Micheli presentava un’ottima natura morta, con reminiscenze cromatiche dei maestri fiamminghi. Pino Chiari esponeva un simpatico scorcio di Caffè all’aperto, con chiare influenze impressionistiche postmoderne. Interessante pure, come composizione, l’opera di Marcello Sistito. Deludente la presenza di Enrico Baj, che conferma quanto il successo possa far credere all’artista che tutto è accettabile e tutto è valido, a prescindere dalla qualità, basta che sia firmato.

Senza alcuna presunzione posso affermare che, anche quando un’opera non mi piace o usa un medium non particolarmente allettante, quale il collage, per esempio, cerco sempre di scoprire in essa la validità creativa che la rende artistica e la distingue da un prodotto casuale o artigianale. Debbo confessare che alcune opere esposte nel Crestanello Gran Caffè non mi hanno dato quest’impressione. Prendere un foglio di carta bianca ed imprimerci fisicamente le parti di una caffettiera (Giulia Degli Alberti) potrà anche essere valido per una pubblicità, ma dov’è la creazione? Che cosa dire poi dei collage che ricordano i progetti fatti dagli studenti delle scuole medie (Anna Maria Di Terlizzi, Vincenzo Balena, Stefano Pizzi e William Xerra)? Non male, dopo tutto, se considerate a paragone delle opere di Enrico Cattaneo, Giacomo Cavina e Gabriele Lamberti (ma l’artista si è mai posto il dubbio che l’opera possa essere acquistata e dovrebbe essere di conseguenza appesa ad una parete? Il caffè deve fare venire gli incubi? Bah?!). A questo punto il “cartoon” di Fabrizio Del Tessa, ottimo nella sua impostazione, meritava il suo posto tra gli artisti. Ma da quando un “cartoon” è un’opera d’arte? Scusatemi, mi devo essere assopito per qualche anno…

L'Idea: periodico
degli Italiani d'America.
L'IDEA.
Pagina iniziale

Webmaster