Rotondi.
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Natale Rotondi: la forza del colore.

Maestro Natale Rotondi: Ho cominciato a dipingere nel 1969 ed ho completato gli studi presso la Famous Artists School di West Point, Connecticut. Io sono innamorato del rinascimento, mi piacciono i tre artisti che cominciano con la “T”: Tiepolo, Tintoretto e Tiziano. Ho quindi sviluppato la mia pittura basandomi sempre sul verismo, influenzato in seguito anche dai maestri francesi del diciannovesimo secolo. Mi piacciono i panorami, gli angoli del mio paese... i ricordi del mio paese quando ero ragazzo, e che ho riprodotto. In un certo senso quelle immagini che sono rimaste fisse nella mia memoria. L’IDEA: Lei dipinge solo a memoria o anche dal vero? Rotondi: Dal vero ho dipinto pochissimo, perché i miei dipinti richiedono troppo tempo per potere immortalare la natura senza che essa continui a cambiare sotto i miei occhi. Molto spesso, quando trovo l’angolo, l’immagine che mi ispira, la fotografo, e poi da questa fotografia traggo il dipinto, non copiando, ma bensì lasciando che le emozioni del momento originale riappaiano, e dando al dipinto i miei colori, la mia tavolozza... Ho lavorato del resto anche di fantasia, di composizione.. Entrati nello studio, fummo pervasi da un’atmosfera particolare. Vi era una un nonsoche di mistico nell’aria e per un attimo mi sentii quasi piombare nel passato, quando entravo in rispettoso silenzio lo studio artistico di mio padre, timoroso di disturbare con la mia voce. Riuscii a fatica a riprendere la parola. Vidi qui i primi quadri dell’artista... L’IDEA: Cronologicamente, questi quadri a che periodo appartengono?. Rotondi: Questi sono i più recenti... queste opere rappresentano l’inverno, l’autunno e la primavera... sono opere esclusivamente americane come scelta di paesaggio, ma non è l’America di oggi, bensì quella degli inizi coloniali: per creare queste opere ho fatto una ricerca degli usi del tempo ed ho anche studiato i paesaggi creati dagli artisti del tempo... la natura e le costruzioni sono ovviamente diverse da quelle odierne... L’IDEA: Questo dipinto dei trulli di che periodo è? Rotondi: Io sono stato in Italia nel 1971, dove la vista dei trulli mi affascinò: feci delle fotografie e comprai delle cartoline, dalle quali poi trassi l’ispirazione per questo quadro. Ai miei occhi apparve un dipinto tipico del Rotondi “molese”, con la pennellata più post-realista, quasi naïf, un forte uso delle terre (ocra, Siena, ecc...) ed un esplicito ritorno alle origini agresti... Rotondi: Questa é una contrada del Sud nostro... mi riferisco sempre a cinquanta, sessant’anni fa: piazza della Maddalena, Mola, Ci soffermammo davanti a delle opere dipinte su tavolette di legno compensato, intagliate e poi ricomposte in una struttura tridimensionale, quasi repliche in miniatura di scenografie teatrali... L’IDEA: Vedo che Lei ha anche creato dipinti tridimensionali, con un elaborato lavoro d’intarsio... Rotondi: Ho voluto ricreare la spontaneità dei luoghi con questo mio lavoro che include due tecniche che si complementano senza generare alcun conflitto. Questo é il nostro veliero-scuola, l’Amerigo Vespucci, che io dipinsi in concomitanza con il bicentenario, quando arrivarono tutte le varie imbarcazioni per le festività... Il prossimo quadro presentava contrasti meno rilevanti e colori più attenuati, quasi soffusi... Rotondi:Questo dipinto é stato fatto dal vero nelle montagne Poconos, dove io possiedo una casetta. Le zanzare mi mangiarono vivo quel giorno... L’IDEA: Io vedo una diversità enorme fra il suo dipinto fatto dal vero o attraverso l’uso di un riferimento fotografico e quello fatto a fantasia. Non voglio con ciò definire una differenza di qualità, ma bensì il fatto che sia l’impatto visivo che la tecnica d’uso del pennello mi paiono molto dissimili, quasi frutto di due aspetti differenti della sua personalità... Rotondi In effetti sono molto diversi. Dal vero non si può che attenersi a ciò che si vede, purché anche ciò resta molto aperto all’interpretazione dell’artista. Io amo il colore, quindi nei quadri di fantasia mi diverto a creare una tavolozza tutta mia... non si vede mai una natura come viene rappresentata in questi quadri, con questi contrasti e tonalità. Ciò che distingue i miei quadri di fantasia é quindi proprio l’uso del colore. Ci trovammo ora dinanzi ad un magnifico quadro rappresentante un laghetto di Central Park... : Noto in questo suo quadro di Central Park che Lei ha superato se stesso, dando alle sue pennellate una plasticità eccezionale. Mi ricorda molto Manet, pur ritenendo una sua indiscutibile contemporaneità. Questo dipinto é forse dello stesso periodo dei “Trulli”? Mi pare di riconoscere difatti l’uso caratteristico del colore in questo Suo verismo, come lo definisce Lei, a cui io mi permetto di aggiungere che esiste una chiara influenza impressionistica, dalla quale si é poi staccato.. Rotondi: Si, ambedue i quadri sono dello stesso periodo... L’artista ci portò di fronte a due dipinti che si staccavano dal precedente per una palese influenza stilistica naïf, riscontrabile del resto in altri quadri di sua più recente produzione... Rotondi: Questi sono stralci della Puglia della mia gioventù immortalati su tela... I ricordi della mia infanzia sono soprattutto il fondamento dello stimolo creativo. La nostra bella Italia che si é tanto modernizzata ha anche perso buona parte delle proprie radici contadine e solo chi ha vissuto in certi periodi può cogliere il messaggio che sta dietro alla rappresentazione grafica... L’IDEA: Capisco. Lei vorrebbe dire che la nostalgia del passato in questo caso è ponderata e non basata su un confuso sentimento, che del resto tutti molto spesso proviamo, che ci può fare sembrare il passato sempre migliore del presente. Un intenso e prolungato contatto con la società di allora, che mostrava ancora evidenti radici campagnole, non può non lasciare un segno nell’animo di un artista. La comunanza con la natura allora era regola, mentre oggi anche nei paesini la natura non si conosce quasi più... A questo punto, preceduto dall’artista, entrai in uno stanzino, alle cui pareti erano appesi quadri di notevole statura artistica. Percepii da essi una intensità straordinaria anche per questo eccezionale pittore... Uno di questi dipinti in particolare mi colpì per la sua impetuosità di immagini.. Rotondi: Questo dipinto s’intitola Adulterio.. L’IDEA: Cosa l’ha spinto a fare un quadro così drammatico? Rotondi: E’ la fase che un artista attraversa... questi alti e bassi della vita, la depressione o l’esaltazione, che lasciano una loro impronta sul pittore, che poi egli sente la necessità di esprimere in una opera d’arte.

L’IDEA: E’ eccitante osservare che in Lei la necessità di creare supera qualsiasi altra considerazione. Un quadro come questo, che rappresenta un fatto drammatico, violento e certamente inquietante, richiede un acquirente che abbia dei gusti particolari. Bisogna dire che anche i nostri Grandi si sono sbizzarriti molto spesso a creare opere senza alcun riguardo alla loro eventuale vendita.... Ribadisco il Suo pensiero che l’essenza dell’arte è l’espressione dello stato d’animo e qualora un quadro non riflette il travaglio interno, la sofferenza o la gioia che il pittore ha sentito mentre lo dipingeva, risulta difficile assegnargli l’etichetta di opera d’arte, anche se l’esperienza dell’artista può spesso supplire alla carenza delle emozioni... Ma questo è un discorso troppo complicato per affrontarlo in questa sede... Con nostro grande rammarico, data l’ora tarda, dovemmo terminare l’intervista e ci accomiatammo, augurando a Natale Rotondi un grande successo con la mostra del 21 ottobre. Un successo del resto più che meritato.

L'Idea: periodico
degli Italiani d'America.
L'IDEA.
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