Marco Basaglia
L'ereditá/Uhura 2

Uhura Message 2

1998

Carl e Jasmine stavano controllando per la terza volta il telegramma che li informava della morte del vecchio Charlie.
Charlie, un amico da sempre. Un uomo che ha fatto della sua vita un'opera di carità. Non passava giorno in cui non lo trovavi per strada a dare tutto quello che poteva a barboni ed elemosinanti vari.
Charlie aveva sì e no una settantina di anni ma non ne dimostrava neanche uno. Riteneva che la formula per rimanere giovani ma più che altro per vivere una vita sana, era quella di ridere e sorridere. Regalare un sorriso alla gente valeva quanto aiutarli per tutta la giornata.
E ci si poteva scommettere su questo. Le giornate di Mary allo spaccio cambiavano radicalmente dalla mattina in cui si alzava stanca e stressata a quando dopo poche ore entrava Charlie per comprare le solite due caramelle per gli orfanelli che giocavano per strada.
Charlie entrava in negozio sorridendo, con una faccia talmente luminosa che il sole avrebbe potuto nascondersi dalla vergogna.
E con solo questo gesto regalava la vita alla gente.
Successe che addirittura Jack, l'idraulico, molte volte si rifiutò di essere pagato da chi non poteva permetterselo, tanta l'allegria che aveva in corpo.
Ma questo, com'è chiaro, non capitava solo a Jack. Tutti i negozianti si sentivano più rilassati, liberi, vivi

Lo stesso valeva per Earl e le cameriere del Dixy tanto che Earl aveva stabilito che qualsiasi cosa avesse ordinato Charlie da mangiare e bere per se stesso, gliel'avrebbe data gratuitamente.
E la gente?
I falegnami facevano a gara con i muratori per svegliarsi presto la mattina per trovarsi al Dixy dove sapevano sarebbe arrivato Charlie.
Le donne, i bambini nessuno parlava male dell'anziano signore. Nessuno.
Sul telegramma che Jasmine teneva timidamente in mano c'era addirittura scritto che il funerale si sarebbe svolto assieme a tutta la cittadina che aveva pensato anche ad un piccolo rinfresco e memoriale.
Anche la città di Oaksville era morta in quel triste ventitré giugno.

Carl alzò il ricevitore del telefono, compose un numero. Dopo aver terminato la chiamata diresse lo sguardo verso Jasmine, sospirò e quindi riappese il ricevitore.

Il giorno seguente Oaksville sembrava tanto una di quelle città abbandonate nel deserto di cui si vede tanto nei film. Carl e Jasmine non sapevano dove dirigersi finché non capitarono fortuitamente nella piazza principale dove c'erano striscioni in memoria di Charlie.
La gente li accolse come fossero del paese, come fossero loro fratelli. Seguirono il funerale, un penoso quanto commovente sermone e altre celebrazioni varie.
Quindi Carl, si diresse sul pulpito e chiamò l'attenzione dei festanti. Asciugandosi le ultime lacrime col fazzoletto e schiarendosi la voce, cercò tra la folla lo sguardo complice e rassicurante della moglie. Quando lo trovò cominciò a parlare e disse:
"Signori e signore, ho contattato il mio commercialista ed il mio avvocato. Certo io sono il parente più prossimo di Charlie, ma non temete, divideremo il patrimonio tra tutti."

Seguirono applausi concitati e fischia di gioia e approvazione.

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