Marco Basaglia
La giusta medicina/Uhura 3

Uhura Message 3

1998

Voci in lontananza, luci più forti del normale tanto da obbligare le palpebre degli occhi a chiudersi e lasciare un piccolo spiraglio per continuare ad osservare il mondo che gira intorno, percezione diversa della vita come tale: non esistono più persone ma anime che si liberano nell'aria, percezione diversa di quello che si sta facendo, di come si respira, di come ci si muove. La mente ... continua a lavorare, a fare il tutto non più sotto il comando di chi la possiede, ma continuando a lavorare per se stessa, come fosse qualcosa a parte. Pensieri assurdi, pensieri positivi, fiducia in tutto e in niente.
Una risata. Forse la propria ma così innaturale, così preparata ... confusa ...
... e poi l'esterno. Una moltitudine di gente che andava in una direzione non ben precisata tra una stanza e l'altra, guardando, cercando chiunque o forse chi aveva la possibilità di rendere la vita un po' meno buia come era quella del ragazzo seduto sul divano che rideva beato, occhi socchiusi, sguardo perso.
E chi si aspetta di più per la festa dei propri diciotto anni?
Quale metodo migliore che non spegnersi? A volte sarebbe utile avere un interruttore ... Ma una canna può essere adatta al proposito. Sicuramente poi fa molto meglio che bere, ubriacarsi. È un ottimo rimedio contro il mal di testa.
Cosa che sicuramente il bere invece provoca, oltre al mal di stomaco e successivi attimi di transizione al bagno a spugnarsi, a pagare non solo coi soldi quello che si ha appena fatto.
La canna è un ottimo rimedio per spegnersi, per lasciare che il mondo proceda anche senza di noi, che proceda nella sua falsità ed ipocrisia.
Che proceda senza che noi ne soffriamo. Almeno per un po' ... fino alla prossima canna ...
E chi dice che la canna faccia male si sbaglia gi grosso: se le dosi sono limitate non provoca assolutamente danni al cervello ... già ... se le dosi sono limitate.
I colori più accesi sembrano volermi prendere con loro, sembra che vogliano farmi conoscere la verità della tranquillità della bellezza ... Farfalle bianche volteggiano intorno a me in questo paesaggio da favola, i miei vestiti ... sono cambiati anche loro, ma non ricordo di aver mai tolto i vecchi. Comunque i nuovi vestiti sono di un colore più candido delle farfalle che mi circondano e io sono felice. Il paesaggio, la calma, tutti che sono miei amici ... piango dalla gioia. La sorgente d'acqua chiara e limpida che scaturisce dalle montagne alte, maestose e fiere mi fa venire voglia di immergermi, di assaporare il gusto puro. Mi trattiene un'altra visione ancora migliore. Una ragazza, la più bella che io abbia mai visto. Ella è nel campo di fiori poco distante da me. Mi alzo e corro nella sua direzione. Riesco a sentire le lacrime rigarmi la faccia. Sono calde e in esse è racchiusa tutta la mia felicità, la mia gioia.
La ragazza mi attende e non appena sono vicino si alza e mi mostra il più bel sorriso mai creato. Siamo ad un passo l'uno dall'altra. Non sapevo di essere tanto timido. Pensavo che non appena avessi avuto l'occasione mi ci sarei buttato senza pensarci. Invece vacillo. Neanche lei parla. Attende con un sorriso celestiale.
Il mio sguardo si abbassa e vedo che i miei vestiti hanno assunto il colore di prima. Un colore forte, duro e spento. Alzo gli occhi. La mia amata, tutta la mia visione si sta dissolvendo pian piano. Tutto assume un colore grigiastro. L'impatto con la realtà è talmente forte come un pugno ricevuto in faccia che il naso comincia a sanguinare.
Il sogno è finito. L'effetto che le droghe hanno provocato in me è purtroppo terminato. Qualcuno si è radunato intorno a me per vedere cosa mi sta succedendo. Qualcun altro ha preso un fazzoletto di carta e mi sta asciugando il sangue che cola dal naso e una leggera bava che mi scende dalla bocca, ultimo segno di assaporamento della mia allucinazione.
Ora le lacrime scendono ma non per gioia bensì per rimpianto, desolazione, solitudine ... che in una parola si può riassumere con: paura. Paura di vivere. Paura di responsabilità, paura di non essere all'altezza, paura di non poter tornare indietro, paura di non riuscire a vincere, di lasciar perdere tutto e segnare una grossa sconfitta.
E mentre ci penso il mal di testa è tornato a galla. Il mio stato d'animo è sceso verso un abisso senza fondo. Ma io so come rimettere a posto le cose. So come posso far andare meglio tutto. Se solo riuscissi a trovare l'accendino ...

(marzo 1998)

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