Marco Basaglia
Zaffiro e Acciaio/Uhura 4

Uhura Message 4

2000

Premessa

Questa storia è basata sulla serie televisiva degli anni 80 intitolata "Zaffiro e Acciaio". La vicenda si colloca, ovviamente, in termini temporali che coincidono prima della loro ultima missione o, parlando da fan a fan, prima che gli esseri transitori li imprigionassero per l'eternità. (Ma vi sembra una fine logica per due investigatori esperti come loro?) Il buon fan mi potrebbe obiettare che la storia si svolge nel futuro rispetto a quanto ho detto sopra ma quando la vicenda si è svolta, vi assicuro che era il presente. Come di buona norma, questa avventura non ha titolo ed è suddivisa in più parti.

Part I

"Sei mai stato innamorato?"
"Un paio di volte, non di più. Intendo innamorato veramente, profondamente. Poi, per il resto, m'innamoro di ogni bella ragazza"
"Sei incredibile!"

La tazza di caffè era ancora quasi piena. Mark la stava osservando mentre discuteva di futili argomenti con una sua amica, seduti nel bar a qualche passo da casa di lei, Yasmin. Non ricordava nemmeno lui perché avesse ordinato caffè: non gli era mai piaciuto.
Yasmin continuava a parlare mentre Mark non l'ascoltava quasi più. Mark sentiva solamente i suoi pensieri. Uno di questi continuava a ripetergli costantemente che la ragazza seduta di fronte a lui era non solo noiosa ma vuota uguale a tante altre. Una tipa bella ma nient'altro.
Quanti dei suoi amici ci avrebbero messo la firma per essere con lei in quel momento? Quanti ancora erano poi convinti che un approccio in quel bar sarebbe sfociato in chissà quale rapporto? Certo nessuno dei suoi amici intendeva avere un rapporto di puro amore. Il puro divertimento, invece, sarebbe anche bastato. A sufficienza.
Mark era diviso tra due pensieri contrastanti: da una parte si complimentava con se stesso per riuscire a fingere di essere attento, di annuire nei momenti giusti, di far intendere insomma che quello che Yasmin stava dicendo era talmente interessante da non distoglierlo nemmeno un momento.
L'altro pensiero lo tormentava: non poteva trattare una persona in questo modo. Doveva terminare quell'incontro immediatamente tanto più che non riusciva quasi a sopportare un'altra vocale emessa da quella bocca, con quella voce.

Il bar, all'angolo dell'incrocio tra la Sunset Avenue e la Fifth Road, era lì da tempo immemorabile. Mark ricordava che già più di dodici anni prima c'era quel posto in quanto spesso ci passava davanti con la madre per andare in centro a far spese. E sua madre stessa gli aveva raccontato che da giovane, vent'anni prima, si recava spesso in quel locale e che le farebbe piacere ritornarvi.
L'esterno era stato ridipinto ormai centinaia di volte, anche per colpa dello smog. L'interno invece era sempre lo stesso: stile anni 20. Un juke-box con dischi in vinile si trovava in fondo alla stanza e i dischi erano sempre gli stessi. Però era anche questo che rendeva il posto attraente: il tornare indietro coi pensieri, coi ricordi.
L'unica curiosità di Mark era stata sempre quella di sapere quanto i proprietari del locale ci spendevano dietro per manutenere le attrezzature o se le riparavano per conto proprio. Era comunque un lavoro duro e impegnativo, ma rendeva bene. Il locale era sempre pieno di gente e in diverse occasioni i più fanatici si presentavano vestiti alla moda degli anni 20.

L'ennesima parola di Yasmin riportò Mark alla realtà del momento.
Mark chiuse gli occhi per prendere coraggio. Non appena avrebbe raccolto le sue forze e la sua determinazione, le avrebbe detto qualcosa, anche se si fosse trattato di una scusa, per andare via e far intendere che quell'incontro sarebbe stato il primo e l'ultimo.

Ora, si disse, e aprì gli occhi.

Tutte le anomalie verranno regolate dalle forze che controllano ogni dimensione. Ovunque ci sia vita non verranno usati elementi transuranici pesanti. Sono disponibili pesi atomici medi:
oro, piombo, rame, giaietto, diamante, radio, zaffiro, argento e acciaio.
Sono stati assegnati: "Zaffiro e Acciaio"

Niente e nessuno. Sembrava incredibile. Uno di quei racconti di orrore di serie B. Ecco, sí era esattamente quella la sensazione che provava: si sentiva prigioniero di uno di questi racconti.
Mark comprava spesso di questi piccoli libri di scrittori esordienti che si cimentavano nell'orrore. Nessuno di questi aveva suscitato particolari sensazioni in lui, ma continuava a comprarli per passare il tempo. Ne aveva letto uno che sembrava proprio il suo caso.
In questo libro un tizio continuava a fare lo stesso incubo: parlava con le persone e pian piano queste scomparivano ad una ad una lasciandolo solo. Ogni giorno lo stesso incubo fino a quando questo non gli succede quando è sveglio. Il racconto finisce con lui che cerca di sognare la riapparizione di tutte le persone.

Ma questo non era un maledettissimo libro da quattro soldi. Questo era reale. Un attimo prima stava parlando con una ragazza seduto ad un tavolo. Dietro di loro c'era una coppia di ragazzi che stavano discutendo su come sviluppare la serata. Seduta su uno sgabello al bancone, una ragazza di fianco a loro aveva ordinato un bicchiere di latte.
Niente e nessuno. Questo era quello che si presentava ai suoi occhi ora. Era ancora seduto al tavolo dov'era sempre stato, ma non c'era più la tazza di caffè, non c'era più Yasmin né nessun altro.

Che sia una specie di scherzo collettivo? Si mise a pensare. No, impossibile. Sono rimasto con gli occhi chiusi per un secondo al massimo! O forse sono svenuto? O mi hanno colpito?
Mark controllò l'orologio al suo posto, ma non aveva più le lancette. né quella delle ore né quella dei minuti né tantomeno quella dei secondi. Si sfilò l'orologio dal polso e lo esaminò per bene. A suo giudizio non sembrava che fosse stata forzata la cassa e smontato l'orologio.
Avrebbero potuto cambiarmelo con uno falso ma dello stesso modello, pensò e cominciò a esaminarsi cercando di sentire se il proprio corpo reclamava dolore da una qualche botta. Si toccò la testa ma non sentì assolutamente niente.

Nella sua mente continuavano a girare domande che non trovavano risposta sull'accaduto. Si alzò e fece un giro di perlustrazione. Controllò dietro il bancone, nel magazzino, negli uffici, ma non trovò nessuno.

Si appoggiò con la schiena rivolta verso il bancone e gli occhi fissi sul tavolo dove era seduto qualche attimo prima. Il cielo era stranamente scuro. Ricordava perfettamente che non c'era la minima traccia di nuvole da quella mattina. Non trovò altri orologi in giro che potessero aiutarlo. Tuttavia notò una cosa molto più spaventosa: il tratto più trafficato di tutta la città era desolato. Non una macchina, non una persona erano passati da lì negli ultimi ... ma che ora era?

Mark si avvicinò alla porta. Che scopo c'era a rimanere lì dentro? Sarebbe uscito a verificare di persona cosa stava succedendo. Appoggiò la mano sulla maniglia poi avvicinò la faccia al vetro per scrutare meglio in lontananza. Non vide nulla quindi premette sulla maniglia e la porta non si aprì. Riprovò diverse volte. Niente.

"E' inutile. Ci vuole qui."

A quelle parole Mark ebbe un sussulto quasi quando in un incubo, si viene raggiunti da quel brutto mostro che stiamo evitando. Mark era convintissimo che non ci fosse nessuno nel locale e non si aspettava quindi nessuno, eppure lui era lì e c'era anche lei. Potevano essergli sfuggite due persone dalla perlustrazione minuziosa che aveva fatto?

"Non aver paura. Siamo qui per aiutarti."

"Non ho paura è che sono sorpreso di vedervi io ero convinto beh ma voi chi siete?", disse Mark assumendo controllo di se stesso.
"Il mio nome è Zaffiro. Lui è Acciaio. Lavoriamo insieme"
"Lavoriamo?"
"Sì. Il nostro compito è scoprire cosa sia successo e mettere tutto al giusto posto."

Mentre Zaffiro parlava, Acciaio muoveva passi chiari e calcolati guardando ogni piccolo particolare con occhio critico.

"E cosa è successo qui?"
"Ancora non ne siamo sicuri. Ma non ti preoccupare. Tutto tornerà a posto."

Zaffiro radiava uno splendore mai visto. Mark si rendeva conto di questo. Zaffiro portava un elegante vestito azzurro e aveva anche degli orecchini dello stesso colore. C'era qualcosa di particolare in lei. Non sapeva dire cosa, ma era estremamente intrigante. Acciaio era vestito in maniera elegante anche se il vestito grigio poteva risultare estremamente noioso o triste.
Acciaio si mosse verso Mark come un avvoltoio si butta sulla sua preda. Da quel momento in poi, Mark capì che dei due era Zaffiro a curare le relazioni.

"Sai dove ti trovi?"
"Sì."
"Davvero? Allora dimmelo."
"Questo è il bar di Sloane."
"Sai dirmi la data?"
"La data?"
"Sì la data di oggi. Sai dirmela?"
"Certo. Oggi è il tredici marzo."
"Di che anno?"
"Cosa vuol dire? Cosa sta succedendo qui?"
"Rispondi alla mia domanda: di che anno?"
"Millenovecentonovantasette."
"Non mi pare l'arredamento dell'anno che mi hai detto."
"No, è vero."
"E allora?"
"E allora questo è un bar fatto così ricorda gli anni 20."

E come un avvoltoio che ha terminato la sua cena, altrettanto velocemente come quando si era scagliato contro di lui, Acciaio se ne andò. Aveva trovato risposta alle sue domande.
Mentre da suo canto, invece, Mark aveva trovato altre domande alle sue domande. La confusione regnava sovrana.

Acciaio si era avvicinato a Zaffiro che tornava da una perlustrazione sensoriale.
"Allora?"
"E' come ha detto lui. Qui ogni cosa ricorda gli anni 20."
"Li ricorda solamente?"
"Il fatto è che ogni elemento che ho controllato è come se fosse stato fatto in quegli anni."
"Va bene, ma in settant'anni ci sono stati diversi agenti corrosivi che hanno operato su questi elementi."
"E' qui la differenza: tutto è intatto come quando è stato comprato."
"Dove si trova l'entità?"
"Non lo so."
"Cosa vuol dire non lo so?"
"Che non è qui. Non ora. Ma può tornare in qualsiasi momento."

"Ragazzo", urlò Acciaio da dove si trovava in direzione di Mark, "sai dirmi che ore sono?"
"Mi chiamo Mark", rispose il ragazzo, "E riguardo l'ora beh è una cosa veramente strana "

Acciaio si precipitò dal ragazzo seguito da Zaffiro.
Il ragazzo si sfilò l'orologio, lo porse ad Acciaio e continuò: "Io vi assicuro che il mio orologio era perfetto. Voglio dire cosa me ne sarei fatto di un orologio senza lancette? Non so come sia successo, ma beh non ci sono più come potete vedere."

"Già", disse Acciaio porgendo l'orologio a Zaffiro perché lo esaminasse e si diresse verso un'altra stanza.
"Millenovecentonovantasei", disse lei a voce più alta per farsi sentire da Acciaio quindi porse l'orologio al suo legittimo proprietario.
"Sentite, io non so cosa stia succedendo qui, ma voglio andarmene. Ora, se volete aprirmi la porta ", disse Mark e con un gesto indicò la porta alla loro destra.

"Non possiamo. Non abbiamo questa capacità", cominciò Zaffiro ma venne interrotta da Acciaio che uscì dall'altra stanza e cominciò a parlare: "Secondo te quello che sta succedendo, sta succedendo solo qui? Allora dove sono gli altri lì fuori? Anche se potessimo uscire il problema rimarrebbe."

Mark annuì in silenzio poi si scontrò con lo sguardo di Zaffiro che gli sorrise dolcemente.

"Ok, abbiamo un problema in comune. Almeno fatemi capire e forse potrei darvi una mano ", disse Mark e venne prontamente interrotto da Acciaio: "Darci una mano? Cosa ne puoi sapere tu non hai idea di quello che sia successo ", una mano di Zaffiro sulla spalla di Acciaio lo fece fermare. Acciaio decise infine di andare a ultimare i suoi controlli mentre Zaffiro cominciava una spiegazione fuori dall'ordinario: "Esistono entità che vi possono risultare incomprensibili. Queste entità creano il caos non appena si presenta l'occasione."

"Spiegati meglio ", chiese il ragazzo prestando molta attenzione.

"Il corridoio. Il corridoio del tempo. Esso è sterminato ma così com'è sterminato è sterminata anche la sua protezione. Tuttavia a volte capita che si formi una breccia e le creature che abitano nel corridoio irrompono nel presente creando il caos. Questo è quello che è avvenuto."
"Perché io sono qui e gli altri no?"
"Questo dobbiamo ancora scoprirlo."
"Acciaio prima parlava di una entità. È quella che è entrata nel presente?"
"Sì. Ma ora non è qui. Non la percepisco. È molto potente e pericolosa."
"Ma voi chi siete? Da dove venite?"
"Come ti ho già detto, siamo qui per aiutarti e per rimettere le cose a posto."
Improvvisamente il juke-box si azionò come se qualcuno avesse selezionato una canzone e la musica Jazz risuonò nella sala. Acciaio accorse immediatamente e osservò la scena in silenzio di fianco all'altrettanto attonita Zaffiro.
Mark aveva lo sguardo terrorizzato, il respiro affannato e riuscì solamente a bisbigliare: "ma cosa "

END OF PART I
(Il racconto è stato ideato nel febbraio 1999 ma scritto in tre giornate, tra il 5, 6 e 7 marzo 1999)

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