Alois Pirone
... come e quando il cielo si apre divorandoti il cuore (Salamandred Cap. 8)/Uhura 1

Uhura Message 1

1997

E poi un lampo di luce.
Era seduto in terra all'imbocco di un vicolo cieco nascosto da alcuni cartoni e da un cassonetto dell'immondizia. C'era odore di urina, e sapeva di essere in trappola. Fare lo spacciatore di droga era divenuta la sua rovina. Era riuscito a vendere tutta l'ultima spedizione, ma sia i suoi clienti sia i grossisti erano stati arrestati o peggio ammazzati. Dovevano aver perso il controllo della situazione, pensò, la salamandra rossa, così chiamavano quelle piccole sfere color del sangue, lui non l'aveva mai provata. Conosceva gli effetti solo per "sentito dire". Era la droga che riusciva a dare un nuovo significato al tempo, alla percezione. Rallentava la realtà. Avevano detto che dopo il lampo di luce tutto sembrava fermo. Si poteva seguire un suicida cadere dall'undicesimo piano di un palazzo e con questa nuova percezione temporale il poveretto ci avrebbe messo almeno dieci minuti prima di scagliare ossa e interiore per un raggio di quattro metri.
Era incerto, si passò più volte la mano sulla fronte, poi mise una mano nella tasca destra del suo mantello e ne estrasse una pistola. La fissò. Faceva caldo, l'aria era umida e si appiccicava dapertutto. La pose in terra. Sentiva le sirene, e lui sapeva che loro sapevano dove si trovava. Non aveva più la forza di correre. E poi, si guardò attorno, dove correre? Pneumatici urlarono mentre due macchine della polizia fermandosi ostruirono l'ingresso al vicolo. Aveva paura. Vide uscire quattro poliziotti che di corsa si sistemarono al riparo dietro le macchine nere. "... sei in trappola, topo". Un megafono.
Topo, esatto. Era proprio quella la situazione. Mise nuovamente una mano in tasca, fringò un attimo ed estrasse una piccola sfera rossa. Tenendola tra pollice ed indice la guardò controluce. Pulsava.
"... topo, esci allo scoperto con le mani sulla testa ...", una pausa, "tanto sei già morto". Risate.
La percezione del tempo pensò, portò la sfera rossa, la salamandra alla bocca e la morse, sentì un liquido viscoso avvolgerli la lingua, e poi un lampo di luce. Riaprì gli occhi, anche se in reltà non li aveva mai chiusi, ma quella fu la sensazione. Era cambiato qualcosa, non c'erano più i rumori della città, ma un bruscio dalla tonalità bassissima, come se dovesse esplodere un vulcano. Si allungò per poter scorgere l'ingresso del vicolo, e si rese conto che mentre i suoi pensieri correvano normalmente, il suo corpo rispondeva agli stimoli motori con difficoltà. Fece in tempo ad essere sorpreso dal panico, e vide l'ingresso del vicolo. Gli si presentò uno spettacolo alquanto bizzarro. C'erano due poliziotti sollevati a mezz'aria che sembravano le statue di due velocisti. Stavano correndo, gli sfuggì una risata, che suonò alle sue orecchie come un rutto registrato e poi riprodotto ad una velocità venti volte più lenta. Dietro i due che correvano verso di lui, altri due inginocchiati dietro i cofani delle automobili con fucili imbracciati, ed attorno ad uno dei due una nuvola di fumo bianco circolare che aveva per centro la canna del fucile. Aveva sparato. Si accorse di essere esposto. Doveva nascondersi, ma dove. Riusciva ad analizzare tutto ciò che era nel suo campo visivo e nel suo campo visivo c'era anche un proiettile calibro trentotto che gli stava volando incontro, sembrava che scodinzolasse, come un cane che fa le feste al proprio padrone, come una coda un sottile filo di fumo mulinava dietro l'ogiva bruna che girava lentamente. Come la terra sul suo asse.
Un poliziotto aveva già toccato terra con un piede, l'altro aveva assunto una assurda posizione. Il topo sapeva che quel gatto sarebbe caduto rovinosamente inciampando su una cassetta di legno e sapeva anche che lui era morto. La salamandra funzionava, e funzionava bene. Se solo avesse potuto correre normalmente in quella visione da natura morta sarebbe fuggito come Flash nei fumetti. E invece sapeva che era giá morto. Il poliziotto lo aveva avvisato con il megafono. Dicevano che l'effetto di una perla era di sette minuti circa. Quanto era passato? Aveva incominciato a camminare verso i quattro gatti. Sentì una specie di lentissimo ululato e una pistola espulse un'altro cilindro smussato e ruotante, con uno sbuffo di fumo, e un lampo lunghissimo si ricordó del calibro 38 che oramai era ad un solo metro dal suo petto. Con il pensiero lo evitó varie volte, ma solo il pensiero non bastava. Quandi la pallottola gli forò il mantello e rovinò la tessitura portando con se brandelli microscopici, il panico ebbe il sopravvento. Cercò di pensare più in fretta, più veloce, intanto senti una pressione tiepida sul costato, come un peso infinito sentìcome schegge di osso si allontanavano piano, ed arrivó anche il dolore. Percepì perfettamente come il dito di dio lo stava penetrando portando con sé vorticosi brandelli di fegato, di bile, di intestini e colpendo la sua spina dorsale dall'interno spaccando un paio di vertebre e maciullando il midollo. Immediatamente le gambe cessarono di obbedirgli. Non le sentiva più. Solo dolore, lento, e sangue che era appeso a mezzaria, goccia per goccia sostenute da invisibili fili, inizió a cadere in avanti proprio mentre la seconda pallottola stava sopraggiungendo. Sapeva che era morto. Ma un morto speciale. Era un morto ancora vivo, ed era quello che aveva sentito a proposito della salamandra rossa, era quella che ti prendeva la vita prima, te la restituiva, ti uccideva dopo che eri già morto. Non sentiva più rumori, vedeva la pallottola ad una decina di centimetri dalla sua fronte, danzava, una voragine che si stava aprendo, i poliziotti a bocca aperta, le pistole puntate. Pensò che stessero urlando qualchecosa. Poi la fiera ballerina si posò sulla sua fronte come una farfalla su un fiore, e cominciò a spingere. Il suo cranio si crepò lentamente mentre il proiettile rompeva l'osso. Poi cominciò il suo viaggio come un trapano sul granito irruppe duramadre. Vide lo squarcio ancora più grande e un colore ne scaturiva, forte, vivo. La pallottola raggiunse il cervello. E lui riusciva ancora a pensare e pensò che era morto ed ebbe paura. In quell'istante cessò anche fulmineamente l'effetto della salamandra , sentì come la pallottola oramai arrivata al centro del suo cranio partì velocissima. Ci fù un'esplosione dentro la sua testa, sentì un maglio che gli sfondò la base cranica rovesciandolo in terra in posizione supina. Guardò il cielo. Mio dio era vivo pensò ma al posto del cielo c'era lo squarcio che aveva veduto prima e poi un lampo di luce.
Ed ecco finalmente vide la salamandra rossa che velocissima strisciava da quel foro di aldilà, enorme, rossa, bellissima. Con le fauci più grandi di quanto una bocca si possa immaginare, aperte affamate. E di nuovo pensò, era vivo, vivo e morto.
La salamandra rossa discese velocissima da quel cielo che non c'era più come un ciclone, un vento putrido la accompagnava, gli parve una collisione di mondi. E lei scese sempre di piú. Si abbattè su di lui, topo, e lo divorò.

(1997)

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