Paolo "Crazy" Carnevale/Reinhold Giovanett
Barber Shop Blues/Uhura 2

Uhura Message 2

1998

-Più corti!
-No, direi che può andare bene così.
-Io darei una spuntatina finale...
-Tu pensa che i clienti siamo noi e che se vogliamo il tuo parere, te lo diremo a tempo debito.
-Prego?
-Oh cazzo! Ci mancava anche il cinesone duro di comprendonio.
-Non è colpa sua, lui parla la sua lingua, noi la nostra e per capirci ne parliamo tutti una terza, e magari neppure tanto bene.
-Spuntatina?

Frank Sinatra ci osservava da ogni angolo, la sua foto autografata, con tanto di dedica era ovunque: ce n'era una sopra lo specchio, una di fianco al lavandino, tutta una fila intorno al soffitto, qualcuna anche in vetrina.
E le copertine dei dischi.
Si sarebbe detto un negozio di memorabilia sinatriane.
Invece era una barberia.
Una barberia cinese, nel cuore di Chinatown.
Fu l'ultima volta che mi tagliai i capelli tanto corti, non tanto perché desiderassi farlo, ma trovavo intrigante l'idea di farmi tagliare la chioma dallo stesso 'friseur' che aveva servito Sinatra, Clint Eastwood, vari protagonisti di soap operas, nel cui negozio era stato persino girato un videoclip di Tom Waits.
Tutto rigorosamente documentato da fotografie esposte in vetrina.
L'occasione era troppo ghiotta.
Era bastata un'occhiata con Albert per decidere che le forbici di quel barbiere avrebbero avuto le nostre teste.
In realtà venimmo ben presto a sapere che il barbiere che ci stava accorciando i capelli non era il destinatario di tutte quelle dediche di The Voice.
Il fantomatico Alan Jin in realtà tagliava ormai i capelli solo su appuntamento, grazie alla propria amicizia con Sinatra si dedicava quasi esclusivamente alla produzione discografica di hits cinesi, lasciando la conduzione della barberia al collega, senz'altro meno titolato ma indubbiamente simpatico.
Era stato un bel problema riuscire ad intendersi, come per buona parte dei cinesi di San Francisco anche per lui l'inglese era un optional, tanto i suoi clienti erano perlopiù compaesani e quindi il fatto che parlasse un po' d'inglese era del tutto incidentale.
Nient'altro.

Stava scolpendo letteralmente il pizzetto di Albert, mentre io mi rifacevo gli occhi su una di quelle riviste patinate piene di donnine che fanno sempre la loro bella figura nelle botteghe dei barbieri.
Improvvisamente fece irruzione nell'angusto locale un piccoletto con sigaretta fumante, accompagnato da un'esplosiva pupa da cinema. Mozzafiato con curve ovunque.
Riportai gli occhi sulla pagina patinata, poi li sfregai e tornai alle figure che erano apparse poc'anzi, per accertarmi che la bonarda da sballo non fosse un'allucinazione balzata nel negozio direttamente da quelle pagine.
Nell'aria si diffusero le note di 'My Way'.
In effetti il piccoletto somigliava tutto a Sinatra, da giovane, smilzo come in 'Da qui all'eternità' e cattivo come in 'Il diavolo alle quattro'.
Albert si passò una mano sotto il mento e sulle guance, per tastarsi la pelle appena rasata, non pareva dare peso ai nuovi arrivati, anche se un paio di marcantonii apparsi alle spalle di The Voice avrebbero fatto inquietare anche Schwarzenegger.
Poi la bambolona si fece avanti ancheggiando e pure Albert non potè fare a meno di notarla.
Era davvero da svenimento, procace come Kim Novak. Bellissima.
Il barbiere spazzolò le spalle di Albert che appena alzatosi fu preso di peso da uno dei due energumeni e messo a sedere accanto a me di fronte alle rivistine allupanti.
Il giovane Sinatra mi fece un cenno appena percettibile, così appena percettibile che io, impegnato a lumare la pupa, non me ne resi conto.
Il marcantonio mi sollevò per la maglietta sbattendomi sulla poltrona reclinabile.
Il cinesone s'intendeva benissimo con i nuovi arrivati, per quanto nessuno di loro parlasse la sua lingua.
Ci aveva presi dunque in giro?
La bella e provocante signora si piazzò alle spalle della poltrona, potevo ancora vederla in tutto il suo splendore, riflessa nello specchio che avevo davanti.
Il cinese aveva estratto dal cassetto delle cesoie e pareva intenzionato a dare alla mia chioma qualcosa che andava ben oltre una semplice sfoltita.
Non volevo, ero stufo dei capelli corti, da bambino mi era toccato subire un ricorrente taglio da barbiere militare ed ora che potevo non volevo che altri decidessero delle mie acconciature.
Feci per sollevarmi bruscamente dalla poltrona per scenderne, ma Frank Sinatra estrasse un coltello serramanico dalla tasca e me lo puntò alla gola, obbligandomi a tornare supino.
La testa mi era finita tra le grandi tette della stangona.
Se doveva esistere una concezione di morbidezza non poteva essere che quella. Non c'erano trenta piani di carta igenica che tenessero.
Con la testa tra le tettone di Kim Novak vedevo i ciuffi dei miei capelli cadere a terra, impotenetemente deliziato da quella sensazione.
Albert guardava con un'espressione del tipo 'se vuoi facciamo cambio'.
Poi il cinese prese il rasoio e si avvicinò alla mia gola.
La barba no, pensai. La barba no, che poi si vede il doppio mento!
Ma per la sensazione di dolcezza che mi circondava la testa chiusi gli occhi, poi quando la lama fu a contatto con la mia pelle sentii un brivido lungo la schiena, mi tornò alla mente quel film di Stanlio e Ollio che fanno i barbieri...
Cacciai un urlo senza suoni e riaprii gli occhi.
La porta si spalancò e sulla soglia apparve Dirty Harry in persona, l'ispettore Callahan!
Eravamo nella sua giurisdizione, è vero, ma quell'ulteriore presenza mi sconvolse definitivamente.
Le tette di Kim Novak si stavano stringendo attorno alla mia testa, non sentivo più nulla, vedevo solo che Callahan stava mettendo in riga Sinatra e i suoi uomini.
Albert avrebbe voluto dargli volentieri una mano, ma quella sensazione di essere al cinema lo aveva persuaso a continuare a far lo spettatore.
Fui sopraffatto dalla morbidezza di quelle sfere e persi i sensi.
La KSAN stava trasmettendo ancora 'My Way' ma stavolta cantavano Sid Vicious e Tom Waits.
Non poteva essere vero.
Riaprii gli occhi piano piano, come quando si ha paura di vedere qualcosa.
Non so cosa temessi di più, se il ritrovarmi col coltello serramanico di Sinatra puntato alla gola o il rendermi conto che Kim Novak se n'era andata a braccetto con l'ispettore Callahan.
Nella bottega c'era solo Albert che sfogliava avidamente una rivista patinata.
Il cinesone dal canto suo mi stava spazzolando i capelli.

-Ti sei deciso allora?
-Sicuro! Solo una spuntatina, non cambio idea...
-Ma già che ci sei dacci un bel taglio!
-'Fanculo, i capelli corti non voglio più portarli.
-Facciamo uno sciampo?
-Tu stai zitto cinesone! Ho detto spuntatina. Capisci quando parlo?
-Non prendertela con lui, tanto non capisce...
-Spuntatina, uguale sfoltitina, entiendes chico?
-Già adesso gli parli spagnolo tanto per complicare le cose.
-Ma cosa ci vorrà mai a capire che voglio solo accorciare un po' i capelli e dare una spuntata alla barba?
-Facciamo taglio cinese, comodo economico e veloce.
-Già! Con la scodella in testa...
-Anche senza scodella... ormai ho imparato bene, lo faccio a memoria.
-Per carità. Piuttosto abbassa la radio, questa versione di 'My Way' è terribile...

(25 giugno 1997)

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