Andrea Felis
F. T. Marinetti 1919/Uhura 4

Uhura Message 4
2000

Alessandria: Mentre il mare verde e smeraldino del Mediterraneo si spalanca sotto di me
E le sue braccia si aprono ad accogliere questo figlio dell'incontro tra la brumosa Lombardia e l'abbacinante nitore apollineo del sole egiziano, io, FTM, mi abbandono nel suo ventre profondo, desiderando ardentemente di naufragare nelle viscere rilucenti e cupe della sua azzurrità. Il porto sepolto mi attende, immobile. Le grandi muraglie squadrate biancheggiano senza nessun movimento senza nessun mutamento tempo sospeso spazio sospeso non c'è velocità.
Affondo nel silenzio estremo di questo ventre paterno del Mediterraneo di zaffiro come un nuovo Dioniso danzante nel silenzio madreperlaceo di questa profondità che mi uccide, in silenzio, affondo danzando Dioniso che nasce e che muore nello stesso tempo cucito nella coscia divina di Zeus Mediterraneo smembrato e ricomposto nella danza.
Mi ripescano tre marinai egizi ilari negli occhi incastonati nella faccia di cuoio e mi sollevano a braccia via dal Porto Antico nascosto smeraldo bluastro sopra una barca stretta e sottile come una bara via dal cuore inumano del globo terraqueo via dalla dolce mammella nera della mia nutrice sudanese via dai miei cinque anni circondati di zucche secche svuotate salvagenti che il mio padre piemontese volle legare attorno alla mia vita cinqueenne quasi affondata tra le braccia aperte del Porto Antico sepolto .
Perché non sono affogato perché il grande mare d'Africa non ha accettato di fare di me un piccolo gioiello di cinque anni incastonato per sempre corallino prezioso elemento dei grandi massi squadrati, parte per sempre parte di ciò che rimane del sepolto gigante del mostruoso miracolo meraviglia stupore alessandrino.

Felfel, figlio di Felfel pepe in linguaggio mercantile alessandrino mio padre era vogherese ma anche pascià di Ramleh Cairo Kartum commerciava per tutto il Mediterraneo con turchi fellah con levantini sotto rosse vele sotto il sole impietoso al sapore dell'anice sotto il sottile tenace tremendo simun aspro di calore io
Intanto io
Nascevo come Emilio Angelo Carlo mia madre
Mia madre
Era figlia di un professore di lettere di Milano Amalia
Si chiamava Amalia ed era già sposata quando incontrò mio padre io nacqui irregolare quindi fuori dal matrimonio mia madre
Non risulta da nessun documento io solo
sono il documento di mia madre con mio fratello Leone
mia madre Amalia Grolli mi chiamava Tommaso anzi ­ Tom come un personaggio di un romanzo di May quello dove i pellirosse sono sempre nobili e buoni e dove gli eroi sì gli eroi si chiamano Tom o Bill Tom nome di cane fedele così in famiglia e divenni anche per la istituzione carceraria chiamata scuola del collegio Saint François Xavier dei pii padri gesuiti tonache nere calciatori estivi giovani padri accaldati sempre e giocosi e pedanti e noiosi divenni per loro Filippo Achille ma poi Filippo Tommaso il mio nome
Filippo Tommaso Marinetti col nome di pirata o cowboy Tom
Col nome segreto della mia amata madre per niente africana per niente fuggita dalle nebbie astiosi e vituperanti lombarde milanesi vogheresi sussurri vergogna figlia di professore già sposata madre illecita il mio nome segreto regalatomi dalla mia amata madre era
Susù

Grasse tortore africane pomeriggi afosi casa odorosa di caffè spezie aromi come una drogheria strada popolosa vasto recinto di palme
Morbidi ventagli del mare azzurro africano azzurre risate schiumose mercanti arabi alti turbanti e caffetani
Sensali ebrei cammellieri mercanti arabi popoloso quartiere popoloso quartiere

Il Porto Antico mi tratteneva il Porto Sepolto mi parlava dallo ciabordio delle barche dalle vele rosse dal riflesso baluginante come pesce d'oro il Faro nascosto il Faro crollato il Faro alessandrino mi aspettava sempre silenzioso e fedele
Altare di pietra nascosto
Sprofondato in una azzurrità felina con occhi di smeraldo
A sedici anni scrivo la mia prima opera si intitola L'Aurore sur le Canal Mahmudieh
E il bruno padre gesuita Victor Bufferne che dirige la classe di Humanité mi proclama davanti alla scolaresca dopo una declamazione mia espressione labiale polmonare alla maniera italiana con colori suoni rumori un élève de génie Thomas Marinetti et son Aurore dépasse en splendour toutes le descriptions du Chauteaubriand
I bruni padri gesuiti sudano giocando a pallone colle tonache svolazzanti io adolescente orgoglioso della mia fede io devoto liquefatto come candela dal furore africano della fede io ancora memore delle nere mammelle della mia nutrice sudanese io tutto assorto nella devozione splendente dell'altare in fiamme nella contemplazione della Madonna elegante nella sua veste attillata in gesso come acciaio azzurrino guardando le lingue fulgenti dei ceri torturate dalla follia di salire, proteso al furore carezzevole delle rose, ascoltando la voce solleticante del padre confessore capace di perdonare il cuore dalla noia, di perdonarmi vezzeggiando i peccatuzzi che fanno le fusa del piacere come vecchi gatti nelle grondaie io perso nella visione dell'altare tutto carnoso di gelsomini annidato nel fogliame del baobab

Io
Gioco coi giocondi gesuiti trentenni bagnati di sudore che maniche rimboccate e tonaca nera rialzata sulle libere gambe capeggiano giochi contrattacchi inseguimenti zuffe vorticose
Rumore di tuono di risa di allegro furore
Lunghissimo nastro di carne furibondo gioco della guerra bombardamento di palle di cuoio di sangue imbottite di carne eserciti di scolari tante lingue Babele allegra allegro vociare di guerra allegro silenzio allegro vociare di tante lingue diverse nazionalità tutte ostili l'una all'altra epiteti insultanti l'una sull'altra le nazionalità vocianti
Tacciono
Solo
Il suono della risacca
Del Porto Antico
sepolto
Dalle mille lingue
Di Alessandria antica
Dov'è la mia patria
Io
Lo so
È sepolta
Nell'azzurro.

Nel febbraio 1894 con alcuni amici sfuggiti alla luce dei ceri alla devozione africana di Maria dalle mammelle nere
Fondo
La rivista "Le Papyrus"
Ho diciassette anni ho il sangue che ora fumiga del sole rosso dell'Egitto a quattordici anni ho conosciuto la Bellezza
Gli occhi liquidi levantini di liquirizia di Mary alunna di suore labbra carnose flessuosa già femmina scaltra piena di malizia gote di camelia
Aspettavo su un fico aspettavo scorticandomi le ginocchia sui vetri aguzzi di un muretto per
Baciarla
Arrampicato sulle spalle del servo arabo di mio padre il sangue
Correva sulle mie gambe Mary scioglieva la sua liquirizia il suo profumo di anice di pelle di carne già femmina Mary
La Bellezza

Su "Le Papyrus" grido le mie invettive contro il pretame gioco ruzzolando tra le lingue tra le parole
Imparando
L'atroce scorticamento della grammatica odiando sonoramente la sintassi e grido per la prima volta gioioso urlo
Et ran plan, plan, plan et zin, boum boumet sur tous le murs, où l'on pleure d'immens affiches blanches ou multicolores, gigantesques tire-l'oeil couverts de mirabolantes promesses, d'electrisantes proclamations!
Grido ancora una volta per la prima volta
La baracca rossa chiama a raccolta
I miei versi i miei amici
Hanno tutti la barba lunga bionda
Scolorita dal sole aspro
Profumo di anice colore
Nero
O
Rosso
Profumano di Anarchie sous les Pharaons
Ma rien de noveau sous le soleil
Intanto nella baracca rossa altri ingegni
Altre parole guizzano nell'ombra
Nell'ombra nera
E rossa
Nell'angolo uno straccio impolverato
Una vecchia bandiera una vecchia canzone qualche
Bestemmia
Mormorata sommessamente una litania lucchese o livornese non so
C'est le fantôme ami
Que l'aube rugissante
Illumine et bleuit
De sa clarté naissante
La baracca rossa
Macchie di ruggine sullo straccio nero grigio
O di sangue e sudore non so
L'anarchie ha il nome di Errico Malatesta fuggito dall'isola di Lampedusa a bordo di una barca da pescatori ed approdato avventurosamente qui e poi fuggito folle di rivoluzione e d'amore per l'umanità verso
Altre spiagge altre avventure lo immagino
Un rosso pirata dalla barba incolta con gli occhi spiritati Cesare Lombroso lo ha descritto come
Il ritratto fotografico
Del delinquente politico
Intanto il poeta Gian Pietro Lucini mi incoraggia e leggo avidamente Zola Alphone Daudet io Hesperus bevo avidamente alle fonti di parole che i bruni padri gesuiti non acconsentivano mai che io udissi io leggo Baudelaire Rousseau mi entusiasmo tra i miei Alexandrins alle invettive che vengono a sverginare finalmente il mio cuore barbaro africano
La mammella nera la santa mammella nera
Il Giardino Antoniadis si riflette lussureggiante e odoroso di zucchero e cannella
Nelle pagine egiziane di Papyrus
Si adombrano grasse e bianche donne circasse nella nostra fantasiosa spensieratezza di adolescenti ed io Hesperus
Litigo audace e ombroso e odorante del rosso e nero e seguace dell'anticlericale Garibaldi pirata del Mar della Plata
Con i barbuti gesuiti non torno più al liceo perché
Sta già fermentando il fervore macchinistico delle parole in libertà l'afrore impareggiabile della parola urlata
Parto
Vado a Parigi come
Uno scolaretto
È l'aprile 1894 sono sceso in una stanzetta al Quartiere Latino
Sto sempre in compagnia di Robert Rollo e di Isaac Aghion come me egiziani d'importazione
Secchi come vecchi sigari Scuri mediterranei dentro la città lumiére
Ci accendiamo timidamente la notte tra
Petite fille bordelli da studenti boheme da poco prezzo studio
Attendo allo studio
Per il conseguimento del baccalaureato in lettres-philosophie
Attendo ogni sera
Le grisettes del Quartiere Latino ed intanto
Partecipo a tutte le agitazioni studentesche vive l'Anarchie vive Ravachol cantons la Ravacholle tirellellà tirellellà cantons la Ravacholle
Mi alimento delle ballate nere e rosse e
Le rive della Senna mi parlano in una lingua conosciuta e dolce ma
Non è la mia lingua non so
E' il 1894
Il re è morto e con sincerità il mio cravattino nero irridente
Ride vie l'anarchie in Lunigiana le bandiere nere sventolano
Garriscono gagliarde e cupe
Sul fosco fin del secolo morente sull'orizzonte cupo e desolato già spunta l'alba minacciosamente del dì fatato
In Lunigiana e nella baracca rossa si brinda

Quale sia la mia lingua madre madre dove sei mio fratello Leone
Mio fratello Leone bel ragazzo geniale predestinato ai trionfi ma frenato da una artrite che divenuta malattia di cuore lo minaccia ogni giorno era lo spavaldo garista del Lago di Lecco dove tuffi di 7 metri e remate sotto piogge torrenziali lo spingevano lo acceleravano alla tomba
La tomba
Mia madre Amalia inconsolabile viveva piangendo fra la sua tomba al Cimitero Monumentale il Cimitero monumentale il porto
Sepolto sotto il mare mio fratello Leone mia madre Amalia
Intanto io! Io! Non do molte soddisfazioni moltiplicando nel salone d'angolo di Via Senato 2 serate musicali per inebriare di Bellini Verdi Puccini mio fratello nell'aldilà
1895 a 21 anni mio fratello partì per l'aldilà

Parigi
Milano
Fiume

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