Uhura Message 3
1998 |
Emergono ora delle chiazze chiare dal
buio della toppa ed è come se dal torbido sonno si risvegliassero
tante larve. I loro movimenti sono confusi e io cerco di trattenerle,
per un braccio, una gamba, una voce: "Mi stai a sentire?
Mi vuoi stare a sentire? Sono stufo di
passare le notti a preoccuparmi!". Nei barbagli afferro
di profilo un uomo seduto sul fianco del letto. Lei gli sta difronte,
in piedi, con le spalle appoggiate al muro, pare disorientata,
lo fissa in silenzio. Lui si volta di scatto verso di me. Non
può vedermi, penso, sono dietro la porta, sono nascosto,
dietro la porta. Evidentemente percepisce la mia presenza. Ma
non può vedermi, penso. Con movimenti lenti e rassegnati
torna a fissare il pavimento. Lei accavalla le gambe.
"Adesso non sono più giovane, continua lui, ma lo
sono mai stato? Ho forse vagato anche una volta sola spensierato,
sereno? Quando mai sono stato sano? E posso davvero immaginarmi
un tempo in cui il mio corpo era gagliardo e florido? No, io
non sono mai stato giovane, perché quando dovevo esserlo
mi sembrava troppo irresponsabile, e poi mi metteva paura; adesso
invece ho paura di non essere più giovane e m'interrogo
se sono vecchio. Ho acquisito qualche esperienza? Sono approdato
ad alcuna dottrina ? A qualche maledetto precetto che mi fosse
poi tornato utile? Macché! Non sono nemmeno diventato
vecchio. Sono solo invecchiato. Come un bambino affetto da qualche
strana ed oscura malattia che gli avvizzisce la pelle. Sono invecchiato
e basta. Con la rapidità del fuoco rughe e pieghe e solchi
m'hanno bruciato, consumato e vivo logoro in questa perenne attesa
e speranza di diventare anch'io finalmente giovane. Ma non sono
piú giovane! E il mio dramma è che sono invecchiato
senza diventar vecchio."
Lei si flette, come stanca, dal muro e piegandosi su di lui gli
afferra una mano. Abbracciandola se la preme sul ventre e quindi
gli sussurra qualcosa. Non capisco cosa, parla troppo piano.
I loro volti quasi si toccano. I nasi per un po' si sfiorano.
Poi all' improvviso lei si dirige verso la porta. Sembra sorridere.
Per un attimo non so che fare. Poi scappo.
(agosto 1998)
|