Uhura Message 3
1998 |
Il vento era calato. Non più sostenute
dall'aria sottile, le nubi di sabbia si erano posate, lasciando
scorgere la riva opposta del canale. Ora che potevo guardarmi
intorno, non tardai a scoprire l'origine della musica struggente
che mi aveva attirato fin lì. Dietro un' enorme duna di
sabbia vidi un gigantesco escavatore. Il manovratore, uscito
dalla cabina, se ne stava appoggiato, indolente, contro un cingolo.
E suonava, soffiando in un minuscolo strumento di metallo bucherellato.
"Bella questa musica. Cos'è?", gli chiesi. "È
un blues. Viene dal futuro." Mi strizzò l'occhio.
"Sai, queste cose noi veniamo a saperle un pochino prima..."
La luce ormai radente del Sole si rifletteva sul canale, creando
disegni cangianti tra le rade
chiazze di vegetazione sull'argine. "Allora è deciso"
dissi infine, secco. "Smantellerete tutto".
"Eh, sì. Quando avranno tolto l'acqua, ricopriremo
tutto, e spargeremo sabbia per cancellare ogni traccia. Domani
non sembrerà nemmeno più lo stesso posto."
Dal suo mezzo sorriso, non capii se era orgoglioso o amareggiato.
"Ma perché?", chiesi. "I terrestri. Hanno
deciso che non vedono più i canali. Peccato. Quel loro
astronomo li aveva visti così belli..." Alzai lo
sguardo verso la Terra brillante nella luce del tramonto. "Già,
che peccato. Povero Schiaparelli. Suona ancora per lui."
Mentre il blues risuonava nell'atmosfera rarefatta di Marte,
me ne andai. Preferii non voltarmi a guardare il canale per l'ultima
volta.
(da: "50 racconti brevi brevi",
editore Ellin Selae)
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