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Abbiamo trovato affascinante questo lavoro di Bardèche,
un’opera che, a differenza di molte, non subisce l’oltraggio del tempo e
che, anzi, il volgere degli anni rende sempre più fresca e vitale. Le sue
geniali intuizioni, o forse sarebbe più corretto definirle lucide deduzioni,
hanno dell’incredibile. Egli aveva, infatti, compreso, con anni, decenni di
anticipo, la portata, sciagurata ed immane, del mito di Norimberga. L’immigrazione selvaggia, la globalizzazione dei
mercati, la guerra del golfo, la dubbia politica del fondo monetario
internazionale e l’intervento “umanitario” nel Kossovo non sono altro che
lo stato “in essere” di quanto l’autore aveva individuato, “in
potenza” 50 anni orsono. Nessuna sfera di cristallo lo aveva aiutato nella
stesura della sua opera, solo la sua intelligenza. Le premesse esistevano,
esistevano tutte, Bardèche ha saputo coglierle. Norimberga
ossia la Terra Promessa. Le messi
abbondanti di questo nuovo mondo ci sono state, e ci sono, generosamente donate.
L’avarizia non è difetto imputabile ai suoi “grandi sacerdoti” e la
carestia è parola priva di significato in quella terra benedetta, vivificata
dai … signori di Norimberga, da quei Jackson, l’uno giudice e l’altro
effigie su banconote a corso legale, che tanto hanno fatto per lei e, purtroppo,
per noi. Era stata da poco “scoperta”, non era trascorso che un lustro dal
radioso evento e già i suoi preziosi frutti venivano donati all’autore del
libro, reo di aver levato uno sguardo libero, non servile, su quei lidi. Un dono
modesto se paragonato a quelli elargiti nel periodo eroico, ma un po’ rozzo,
della fondazione e a quelli che nel corso degli anni saranno, puntualmente,
offerti. Un anno di carcere e 50.000 franchi di multa, non un
gran ché, a ben vedere, per chi si considerava “un ècrivain fasciste” ed
era profondamente, razionalmente e visceralmente, grazie a Dio, politically
un-correct.
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