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Centro mondiale di
documentazione ebraica contemporanea
Nota: In
realtà, nella presente statistica, il Centro
mondiale di documentazione ebraica contemporanea aveva sostituito con punti
interrogativi le perdite ebraiche in Bulgaria, aveva riportato la Macedonia a sè
stante ed aveva omesso il Lussemburgo. Solo più tardi sono state date,
ufficialmente, le precisazioni relative a questi tre paesi
che io non avevo potuto prendere in considerazione nell' Ulysse
trahi par les siens. Raul Hilberg
Nota: Questi
i risultati secondo la statistica
che figura a pag. 670 del libro, ma a pag. 767, come già è stato detto, sono
portati alla cifra di 5.100.000 Ed ecco le
discrepanze che presentano: §
Il numero totale dei sopravvissuti
varia, dall'una all'altra, di 1.500.000 e quello degli sterminati di poco meno
di 600.000, come margine è rilevante. §
Volendo andare per il sottile, questa
differenza deriva dalle rispettive valutazioni sulla Russia e sulla Polonia. Il
totale di 2.100.000, proposto, per la prima, dal Centro
mondiale di documentazione ebraica contemporanea di Parigi non riguarda
l'intera Russia, ma unicamente la parte occupata dalle truppe tedesche. Questo
può saperlo solo chi ha letto Le III°
Reich et les juifs (op. cit.) di Poliakov, da cui questa statistica è
ricavata e dove questa caratteristica viene segnalata. Se nelle due colonne si
aggiunge il milione di ebrei che Poliakov ha, molto arbitrariamente, tolto, la
valutazione dei superstiti, dall'una all'altra, differisce, per questo paese,
esattamente di 1.000.000 ed il numero totale degli sterminati, per tutti i
paesi, si discosta, sempre, di un po' meno di 600.000. Non si capisce come
Poliakov sia riuscito a quantificare, in 2.100.000, il numero degli ebrei che
vivevano nella parte della Russia occupata dalle truppe tedesche. Lui, non lo
dice, ma si può essere certi che non si tratta dei risultati di un censimento,
operazione impossibile, in tutti i paesi del mondo, in territori, come nel caso
in questione, che non sono circoscrizioni amministrative. L'OKW
non aveva certo deciso di conquistare la Russia circoscrizione amministrativa
per circoscrizione amministrativa, ma in funzione degli imperativi geografici
della strategia. Si tratta dunque di una valutazione puramente congetturale, che
dà per scontato che gli ebrei di questa zona,
lungi dal fuggire di fronte ad un'invasione che sapevano essere, per loro,
micidiale, hanno gentilmente atteso, in
loco, l'arrivo dei loro carnefici. Non si riesce inoltre a capire come
Poliakov abbia stimato in 600.000 i superstiti nel 1946, data in cui è certo
che, essendo la guerra terminata solamente da un anno, non poteva essere
sufficientemente ristabilito l'ordine per permettere un'operazione di
censimento: un'altra valutazione a lume di naso! Senza dubbio, ciò che a
Poliakov importava, sopra ogni cosa, era che, detta statistica, evidenziasse una
perdita di 1.500.000 ebrei e non v'è dubbio che egli abbia stabilito,
anticipatamente, il risultato al quale doveva arrivare, affinché collimasse con
la leggenda dei sei milioni. Non immaginava certo che dopo di lui sarebbe
passato Raul Hilberg! §
Leggendo il commento di Hilberg ci si
rende conto che lui, invece, aveva tenuto conto della fuga degli ebrei difronte
all'avanzata delle truppe tedesche in Russia. In una misura corrispondente al
vero? Questo lo si vedrà più avanti. Si deve comunque riconoscere che, quando
fissa in 3.020.000 il numero degli ebrei che vivevano in Russia nel 1939,
concorda pienamente con Arthur Ruppin e che quando stima in 2.600.000 il numero
di quelli che, fra loro, sono sopravvissuti, ossia le perdite in 420.000, si
trova d'accordo con il giornalista ebreo David Bergelson che, su Die
Einheit, edizione moscovita del 5 dicembre 1942 scriveva: Grazie
all'evacuazione, è stata salvata la maggioranza (80%) degli ebrei dell'Ucraina,
della Russia Bianca, della Lituania, e della Lettonia (citato da Der
Weg, Buenos Ayres, gennaio 1953). Dove, invece, Raul Hilberg non è più
d'accordo, è con sè stesso. Se, come afferma, sono stati salvati 2.600.000
ebrei russi, come può, allora, sostenere (p.190) che per Lettonia, Lituania e
Russia, al momento dell’avanzata delle truppe tedesche, solo 1.500.000 sono
scappati dietro le linee russe? Inoltre, come può sostenere, come fa nella sua stessa statistica, che nessuno
degli ebrei lettoni sia sopravvissuto? §
Polonia. Qui, le due statistiche,
press'a poco concordi sulla popolazione ebraica del 1939, sono in netto
disaccordo sul numero dei superstiti: 500.000 per l'una, 50.000 per l'altra,
risultati che sono fra di loro in rapporto di 1 a 10 e di 1 a 14 se raffrontati
con quelli del professor Shalom Baron. Non si sa come il Centro mondiale di documentazione ebraica contemporanea di Parigi
sia giunto a questa conclusione, non fornisce infatti nessuna indicazione.
Quanto a Hilberg, questi si è irrimediabilmente perso nella nebbia dei numeri
che ha creato intorno a se. Si è infatti visto che a pagina 767 del suo libro,
indicava in 3.000.000 gli ebrei polacchi sterminati e solo in 50.000 su3.350.000
i superstiti. Ogni altro commento è superfluo. §
Giochetto. Essendo queste due
statistiche, indifferentemente, e, spesso anche contemporaneamente, garantite
dal Centro mondiale di documentazione
ebraica contemporanea e dal Movimento
sionista internazionale, il lettore ha, fra le due, libertà di scelta. Può
sposare la tesi di chi trova più vicina alla realtà la popolazione ebraica del
1939, come è stata indicata dal Centro di Parigi e più realistico il numero
dei superstiti così come è indicato nella statistica di Hilberg. O il
contrario. In questa sarabanda di cifre, non vi è ipotesi più verosimile. Nel
primo caso si ottiene: 8.297.500
- 3.770.500 = 4.527.000 vittime. Nel
secondo: 9.190.000
- 2.288.100 = 6.901.900 vittime. Una
differenza impressionante. Proseguendo
nello studio comparato di queste due statistiche, si potrebbero, indubbiamente,
mettere in evidenza anomalie ancor più sorprendenti. Ma a che servirebbe? Mi sembra sia
giunto il momento di parlare di cose più serie, di quella migrazione della
popolazione ebraica, fra il 1933 e il 1939 alla quale, fino ad ora, non ho che
accennato e che, non essendo stata correttamente studiata da nessuno degli
autori di queste statistiche, che di frequente l'hanno passata sotto silenzio,
lascia incombere su questo caso un'infinità di punti interrogativi che
consentono ogni sorta di ciarlataneria. Se è vero, come afferma l'American
Mercury (op. cit.), che il Movimento
sionista internazionale oppone il suo rifiuto ad un censimento della
popolazione ebraica mondiale (quale ammissione!) rendendolo con ciò
impossibile, non vedo proprio dove si potrebbe trovare la verità se non lì.
Ammesso che la si possa trovare.
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