Site hosted by Angelfire.com: Build your free website today!

 

Nel Piano Regionale 2002-04 è prevista una commissione Linee Guida, con lo scopo di stilare linee condivise da vari specialisti che serviranno a rendere omogeneo l'iter diagnostico e l'approccio terapeutico per tutte le malattie reumatiche incluse quelle autoimmuni sistemiche (connettiviti e vasculiti). Della Commissione fanno parte il prof. Galeazzi (Siena), il prof. Matucci (Firenze), il prof. Bombardieri (Pisa), il dott. Bernini (S. Miniato), il dott. Cantini (Prato), il dott. Sabadini (Arezzo), il dott. Tartarelli, il dott. Giovannoni (presidente FIMG), il dott. Corradi, il dott. Baldi, il Dott. Panti (Presidente nominato dalla Regione).
Le linee guida saranno pronte entro la fine di gennaio.

Aggiungiamo di seguito la parte del Piano Sanitario dedicata alla programmazione dell'assistenza reumatologica in Toscana, risultato del lavoro dei reumatologi toscani rappresentati dalla SIR-Toscana e dalla LIMaR-Toscana, e dell'Associazione Toscana Malati Reumatici

Ringraziamo il professor Mauro Galeazzi per averci fornito queste informazioni.



5.3.2.14. Le malattie reumatiche

 

In considerazione del grande impatto sanitario e sociale delle malattie reumatiche, occorre

definire linee organizzative d’un intervento sanitario pubblico, rivolto alla prevenzione, alla diagnosi

ed alla cura del paziente affetto da malattie reumatiche.

Gli indirizzi generali della presente azione non possono prescindere dalla consapevolezza,

epidemiologica e clinica, che le malattie reumatiche si caratterizzano sostanzialmente per due

aspetti:

 

1. malattie meno frequenti, ma ad alto impatto diagnostico e d’elevata competenza

specialistica, che necessitano di ricerca scientifica o di complessi livelli organizzativi o

di alta tecnologia, per consentire la sopravvivenza e/o la prevenzione di gravi invalidità;

2. malattie molto frequenti, a minore impatto diagnostico, ma estremamente diffuse, che

necessitano di una corretta gestione per minimizzare il rischio di salute, ottimizzare la

qualità di vita e le risorse disponibili.

 

 Queste forme richiedono interventi prevalentemente territoriali, coordinati e capillarmente distribuiti.

 

Un piano concreto d’intervento nell’assistenza reumatologica si muove secondo principi,

che, da una parte, mettano al centro della organizzazione il malato reumatico e, dall’altra,

realizzino azioni di coordinamento ed integrazione tra i vari livelli d’assistenza, che consentano una

maggiore razionalizzazione delle risorse ed una maggiore omogeneità dei servizi erogati.

L’obiettivo primario s’identifica nel miglioramento della qualità di vita del malato reumatico

attraverso la diagnosi precoce, la terapia appropriata e personalizzata, la prevenzione, che faccia

leva anche su una diffusa educazione sanitaria.

Obiettivi secondari, ma necessari al conseguimento dei primari, sono la predisposizione di

soluzioni organizzative interaziendali per una maggiore omogeneità qualitativa e per il

coordinamento tra Centri di riferimento, strutture ospedaliere e territoriali delle aziende unità

sanitarie locali, in modo da garantire la continuità del percorso assistenziale ed il monitoraggio

epidemiologico di patologie di ampia rilevanza sociale.

Per il raggiungimento degli obiettivi occorre realizzare una rete assistenziale integrata,

diffusa omogeneamente in tutto l’ambito regionale, articolata nella realtà dell’area vasta e che

integri:

le strutture di riferimento di alta specializzazione, di norma collocate nelle aziende

ospedaliere;

le strutture delle aziende unità sanitarie locali, a valenza ospedaliera nell’ambito

dell’area medica, con funzione di raccordo e filtro tra la struttura di riferimento d’area

vasta e di territorio;

il medico di famiglia e l’ambito distrettuale.

 

La struttura di riferimento è la sede indispensabile per affrontare gli aspetti più complessi

delle malattie reumatiche, soprattutto di quelle più rare, per le quali occorre concentrare la

casistica, gli indirizzi di ricerca scientifica avanzata e gli interventi terapeutici e di alta tecnologia o

d’elevata complessità.

La struttura di reumatologia, da istituire sotto forma di sezione in ogni unità sanitaria locale,

è il riferimento specialistico di tutto il territorio aziendale. L’ambito naturale di tale struttura è l’area

medica sia per la natura delle patologie reumatiche, spesso multiviscerali nelle forme più gravi, sia

per i collegamenti con altre specialità mediche; la struttura opera, per quanto di competenza, nella

gestione delle degenze ospedaliere, in regime ordinario e di day hospital, e svolge una funzione di

coordinamento multidisciplinare. Il coordinamento coinvolge numerose figure professionali, come il

terapista della riabilitazione, l’ortopedico, il nefrologo, lo pneumologo, lo psicologo.

Il collegamento tra la sezione e la struttura di riferimento nell’area vasta si attua attraverso

lo strumento della concertazione, che è finalizzato al raggiungimento degli obiettivi della qualità,

della continuità delle cure e dell’ottimizzazione dei servizi erogati. Il collegamento fra le strutture

d’area vasta consente un’azione di filtro dalla periferia ai centri di vario livello, garantendo al

malato il percorso assistenziale a partire dalla valutazione del medico di medicina generale.

Il rapporto della sezione con il medico di medicina generale è centrale ed obbligato in

relazione ad una serie di legami, necessari ed inevitabili, che occorre istituire per il raggiungimento

degli obbiettivi primari. Questo rapporto si concretizza nell’offerta di consulenza o, in modo più

efficace, nella realizzazione di momenti unitari di valutazione clinica, di programmazione e

d’integrazione degli interventi terapeutici, da espletare anche in sede domiciliare. La

collaborazione con il medico di medicina generale offre, inoltre, la possibilità di razionalizzare gli

accessi ai servizi, di dare maggiore appropriatezza all’impiego delle risorse disponibili, di avere un

contatto diretto con la realtà delle malattie reumatiche a partire dal territorio.

L’attività reumatologica è in larga parte ambulatoriale e trova appropriata collocazione

anche in sede di zona-distretto, dove, avvalendosi anche di mezzi strumentali, può realizzare

un’integrazione socio-sanitaria, così da offrire una gamma più ampia di competenze.

Compete alla sezione l’educazione sanitaria, che, oltre ai temi specifici delle singole

affezioni reumatiche, deve diffondere una cultura della salute relativamente ai comportamenti e

agli stili di vita, in particolare, per l’alimentazione e l’attività fisica, che esercitano un rilevante

impatto sulle forme di patologia reumatica di più ampia diffusione, come l’artrosi e la frattura

osteoporotica. La spinta educativa, da promuovere attraverso iniziative locali, diffuse, può essere

coordinata ed integrata a livello interaziendale e d’area vasta.

La sezione, per la sua collocazione, bidirezionale verso l’area vasta e verso il territorio,

svolge una funzione di raccordo e di coordinamento per il rilevamento dei dati epidemiologici e per

lo sviluppo di modelli assistenziali, che introducano, promuovano e mettano in atto la cultura

dell’approccio globale alla persona malata. In questo ambito è imprescindibile un rapporto

costante, fattivo e disinteressato, con le associazioni dei malati, che operano nelle realtà locali.

La concertazione si realizza con la messa a punto di strumenti per il raggiungimento degli

obiettivi:

- linee guida condivise;

- adozione di protocolli comuni di screening nell’ambito di alcune patologie reumatiche;

- definizione dei percorsi clinici, concordati fra i vari punti d’erogazione nei quali si

sviluppa il percorso assistenziale.

Si potrà così ottenere una condotta corretta ed omogenea riguardo la diagnosi precoce,

l’appropriatezza e l’integrazione dei vari momenti d’intervento. L’elaborazione di questi strumenti si

avvale delle opportunità di comunicazione e dell’informatizzazione degli strumenti ad ogni livello

della rete integrata di reumatologia.

 

 


Pagina principale Pagina principale