5.3.2.14. Le malattie reumatiche
In considerazione del grande impatto sanitario e sociale delle
malattie reumatiche, occorre
definire linee organizzative d’un intervento sanitario pubblico,
rivolto alla prevenzione, alla diagnosi
ed alla cura del paziente affetto da malattie reumatiche.
Gli indirizzi generali della presente azione non possono
prescindere dalla consapevolezza,
epidemiologica e clinica, che le malattie reumatiche si
caratterizzano sostanzialmente per due
aspetti:
1. malattie meno frequenti, ma ad alto impatto diagnostico e
d’elevata competenza
specialistica, che necessitano di ricerca scientifica o di
complessi livelli organizzativi o
di alta tecnologia, per consentire la sopravvivenza e/o la
prevenzione di gravi invalidità;
2. malattie molto frequenti, a minore impatto diagnostico, ma
estremamente diffuse, che
necessitano di una corretta gestione per minimizzare il rischio di
salute, ottimizzare la
qualità di vita e le risorse disponibili.
Queste forme richiedono
interventi prevalentemente territoriali, coordinati e capillarmente
distribuiti.
Un piano concreto d’intervento nell’assistenza reumatologica si
muove secondo principi,
che, da una parte, mettano al centro della organizzazione il malato
reumatico e, dall’altra,
realizzino azioni di coordinamento ed integrazione tra i vari
livelli d’assistenza, che consentano una
maggiore razionalizzazione delle risorse ed una maggiore omogeneità
dei servizi erogati.
L’obiettivo primario s’identifica nel miglioramento della qualità
di vita del malato reumatico
attraverso la diagnosi precoce, la terapia appropriata e
personalizzata, la prevenzione, che faccia
leva anche su una diffusa educazione sanitaria.
Obiettivi secondari, ma necessari al conseguimento dei primari,
sono la predisposizione di
soluzioni organizzative interaziendali per una maggiore omogeneità
qualitativa e per il
coordinamento tra Centri di riferimento, strutture ospedaliere e
territoriali delle aziende unità
sanitarie locali, in modo da garantire la continuità del percorso
assistenziale ed il monitoraggio
epidemiologico di patologie di ampia rilevanza sociale.
Per il raggiungimento degli obiettivi occorre realizzare una rete
assistenziale integrata,
diffusa omogeneamente in tutto l’ambito regionale, articolata nella
realtà dell’area vasta e che
integri:
• le strutture di riferimento di alta specializzazione, di norma
collocate nelle aziende
ospedaliere;
• le strutture delle aziende unità sanitarie locali, a valenza ospedaliera
nell’ambito
dell’area medica, con funzione di raccordo e filtro tra la
struttura di riferimento d’area
vasta e di territorio;
• il medico di famiglia e l’ambito distrettuale.
La struttura di riferimento è la sede indispensabile per affrontare
gli aspetti più complessi
delle malattie reumatiche, soprattutto di quelle più rare, per le
quali occorre concentrare la
casistica, gli indirizzi di ricerca scientifica avanzata e gli
interventi terapeutici e di alta tecnologia o
d’elevata complessità.
La struttura di reumatologia, da istituire sotto forma di sezione
in ogni unità sanitaria locale,
è il riferimento specialistico di tutto il territorio aziendale.
L’ambito naturale di tale struttura è l’area
medica sia per la natura delle patologie reumatiche, spesso
multiviscerali nelle forme più gravi, sia
per i collegamenti con altre specialità mediche; la struttura
opera, per quanto di competenza, nella
gestione delle degenze ospedaliere, in regime ordinario e di day hospital, e svolge una funzione
di
coordinamento multidisciplinare. Il coordinamento coinvolge
numerose figure professionali, come il
terapista della riabilitazione, l’ortopedico, il nefrologo, lo
pneumologo, lo psicologo.
Il collegamento tra la sezione e la struttura di riferimento
nell’area vasta si attua attraverso
lo strumento della concertazione, che è finalizzato al
raggiungimento degli obiettivi della qualità,
della continuità delle cure e dell’ottimizzazione dei servizi
erogati. Il collegamento fra le strutture
d’area vasta consente un’azione di filtro dalla periferia ai centri
di vario livello, garantendo al
malato il percorso assistenziale a partire dalla valutazione del
medico di medicina generale.
Il rapporto della sezione con il medico di medicina generale è
centrale ed obbligato in
relazione ad una serie di legami, necessari ed inevitabili, che
occorre istituire per il raggiungimento
degli obbiettivi primari. Questo rapporto si concretizza
nell’offerta di consulenza o, in modo più
efficace, nella realizzazione di momenti unitari di valutazione
clinica, di programmazione e
d’integrazione degli interventi terapeutici, da espletare anche in
sede domiciliare. La
collaborazione con il medico di medicina generale offre, inoltre,
la possibilità di razionalizzare gli
accessi ai servizi, di dare maggiore appropriatezza all’impiego
delle risorse disponibili, di avere un
contatto diretto con la realtà delle malattie reumatiche a partire
dal territorio.
L’attività reumatologica è in larga parte ambulatoriale e trova
appropriata collocazione
anche in sede di zona-distretto, dove, avvalendosi anche di mezzi
strumentali, può realizzare
un’integrazione socio-sanitaria, così da offrire una gamma più
ampia di competenze.
Compete alla sezione l’educazione sanitaria, che, oltre ai temi
specifici delle singole
affezioni reumatiche, deve diffondere una cultura della salute relativamente
ai comportamenti e
agli stili di vita, in particolare, per l’alimentazione e
l’attività fisica, che esercitano un rilevante
impatto sulle forme di patologia reumatica di più ampia diffusione,
come l’artrosi e la frattura
osteoporotica. La spinta educativa, da promuovere attraverso
iniziative locali, diffuse, può essere
coordinata ed integrata a livello interaziendale e d’area vasta.
La sezione, per la sua collocazione, bidirezionale verso l’area
vasta e verso il territorio,
svolge una funzione di raccordo e di coordinamento per il rilevamento dei
dati epidemiologici e per
lo sviluppo di modelli assistenziali, che introducano,
promuovano e mettano in atto la cultura
dell’approccio globale alla persona malata. In questo ambito è
imprescindibile un rapporto
costante, fattivo e disinteressato, con le associazioni dei malati,
che operano nelle realtà locali.
La concertazione si realizza con la messa a punto di strumenti per
il raggiungimento degli
obiettivi:
- linee guida condivise;
- adozione di protocolli comuni di screening nell’ambito
di alcune patologie reumatiche;
- definizione dei percorsi clinici, concordati fra i vari punti d’erogazione
nei quali si
sviluppa il percorso assistenziale.
Si potrà così ottenere una condotta corretta ed omogenea riguardo
la diagnosi precoce,
l’appropriatezza e l’integrazione dei vari momenti d’intervento. L’elaborazione di questi
strumenti si
avvale delle opportunità di comunicazione e dell’informatizzazione
degli strumenti ad ogni livello
della rete integrata di reumatologia.