ITALIAN SOCIETY FOR PARANORMAL RESEARCH
Caso Località Realizzazione Pubblicazione
Ospedale psichiatrico Aguscello, FE Maggio 2002 6/5/2002
Introduzione
L'ospedale psichiatrico infantile di Aguscello è uno dei posti più conosciuti e frequentati dai ghost hunters in Italia. La storia di questo edificio è molto complessa: le uniche notizie certe sono che l'ospedale, di proprietà della Croce Rossa, è stato utilizzato fino all'inizio degli anni Settanta, quando fu abbandonato per motivi ignoti. Da quel momento il fabbricato, veramente malridotto per essere inutilizzato da soli trent'anni, è stato teatro di messe nere e altri riti occulti. Da anni circolano strane voci su questo posto, ormai quasi una meta turistica, come si può vedere dalle numerose scritte sui muri. In ogni caso, sono in molti a ritenerlo un luogo infestato. Da quello che si dice, sembra che tutti i pazienti dell'ospedale morirono in circostanze sconosciute; ottenere informazioni ufficiali è impossibile; negli anni però sono state formulate svariate ipotesi, alcune veramente poco plausibili (come quella di un incendio, di un maniaco o di un'epidemia) altre in parte attendibili. In particolare potrebbe essere verosimile che all'origine dei fatti possano esservi stati maltrattamenti, torture e abusi di ogni tipo, anche sessuali, inflitti ai pazienti da parte del personale medico. Una storia così terribile potrebbe essere stata insabbiata dagli enti interessati al fine di evitare uno scandalo, e questo giustificherebbe la reticenza e la difficoltà a reperire informazioni sull'accaduto. D'altra parte sono emerse recentemente storie agghiaccianti svoltesi in piccole cliniche o case di riposo e per questo genere di crimini non possono esservi vittime migliori che dei bambini malati di mente. In ogni caso teniamo a precisare che queste sono soltanto delle supposizioni.
Andrea
Stato degli edifici
L'edificio principale è costituito da cinque piani, incluso il seminterrato; sul retro si trovano altre due costruzioni di dimensioni minori, che erano probabilmente reparti separati dell'ospedale. Le condizioni generali dei fabbricati sono veramente disastrose. Le nostre indagini sono spesso condotte in case pericolanti, ma questa è senza dubbio la peggiore che mi sia mai capitata. Se non fosse per gli interessi parapsicologici, direi che l'edificio sarebbe da abbattere, o comunque da chiudere al più presto. Il palazzo dell'ospedale è sicuro soltanto nel seminterrato e nel primo piano rialzato. I tre piani successivi sono certamente pericolanti. Al secondo piano vi sono squarci nel pavimento di almeno 7 metri di diametro. Le scale al centro dell'edificio si interrompono prima del terzo piano; per arrivarci bisogna attraversare un'asse di legno sospesa nel vuoto e appoggiata sulla ringhiera delle scale e su un muro portante senza pavimento intorno. Per proseguire verso il quarto piano occorre camminare sul cornicione della ringhiera, in quanto, anche dove le scale riprendono, la struttura non sembra reggere il peso di una persona, ma, anzi, si deforma appena viene calpestata. Ad ogni passaggio pezzi di mattoni si staccano e cadono sulla rampa inferiore di scale. Il terzo piano è in assoluto il peggiore: qui il pavimento è un optional riservato a pochissime stanze. Infine il tetto è parzialmente crollato. In generale i muri, come si può vedere dalle loro sezioni, sembrano essere stati costruiti secondo criteri volti più al risparmio che alla solidità. Le dépendance, entrambe di due piani, non sono messe molto meglio, anche se quella più vicina al fabbricato principale sembra il più solido dei tre edifici.
Matteo
Indagini
L'indagine è stata svolta tra il 4 e il 7 Maggio 2002 con l'intero team investigativo, raggiunto sul posto anche da Alessandro e Gian Luca. Per questo caso abbiamo scelto di fare un'unica spedizione, dal pomeriggio di sabato alla mattina di martedì. Non è stato facile gestire il personale, ma così abbiamo avuto continuamente la situazione sotto controllo. I primi ad arrivare sul posto, verso le sei del pomeriggio di sabato, fummo Andrea, Matteo ed io. Sfruttando le ultime ore di luce perlustrammo accuratamente i tre edifici. A parte le scritte sui muri, l'ambiente è in generale abbastanza pulito. Al primo piano trovammo subito tracce di riti satanici, ma non toccammo niente, attendendo l'arrivo di Liam, il nostro fotografo, e degli altri ricercatori. Quindi scaricammo il materiale, la strumentazione e le scorte e sistemammo tutto quanto al primo piano, dove avevamo stabilito il campo base. Estratta l'attrezzatura dagli imballaggi, cominciammo subito i rilevamenti. Io mi occupai dei rilevamenti EMF nell'edificio principale: non trovai assolutamente niente di anomalo. Intanto Andrea compì gli stessi rilevamenti negli altri due fabbricati, ottenendo gli stessi risultati. Matteo si occupò invece del giardino, ma non trovò nulla. Iniziai allora i rilevamenti con l'ion counter, ma il tasso di dissociazione ionica era dappertutto normale. Anche la temperatura non sembrò subire brusche variazioni e si portò dai 12-13° del giorno agli 8° in piena notte. Niente da segnalare neppure con i Geiger, gli stetoscopi, la bussola e il barometro. Il fatto maggiormente degno di nota era costituito sicuramente da tutte le tracce di riti satanici rinvenute nell'edificio principale. Esaminando i resti capimmo subito che la maggior parte di essi sono stati fatti solo per scherzo, ma alcuni, uno in particolare, risultò essere un vero rituale satanico. Precisamente esso si è tenuto al primo piano, nella stanza più a destra sulla facciata dell'edificio, dove trovammo, intorno ad un pentacolo disegnato sul pavimento, resti di candele rosse e di un fuoco. Gli esami effettuati sulla cenere rinvenuta al centro del pentacolo hanno evidenziato che si tratta di materiale organico, presumibilmente i resti di qualche animale sacrificato. Certamente il primo piano sembrava il più interessante. Infatti avevamo stabilito il campo base proprio lì per cercare di tenerlo d'occhio il più possibile. I piani superiori erano invece un vero disastro: si passava dai buchi nel pavimento al secondo piano, all'assenza di pavimento al terzo e infine alla quasi impossibilità di raggiungere il quarto. Per questo, considerando le difficoltà e i rischi che si corrono all'ultimo piano, a causa delle condizioni delle strutture, decidemmo di controllarlo usando le nostre apparecchiature, soprattutto i sensori di movimento. Fortunatamente li avevamo portati tutti e sette. Ora però bisognava posizionarli. Il primo a salire al quarto piano fu Andrea: grazie alle sue esperienze di free climbing sembrava molto a suo agio appeso ad una ringhiera cigolante a 15 metri d'altezza. Il secondo invece fui io, a causa delle vertigini di Matteo. E' stata un'esperienza che mi ricorderò per un pezzo! Fortunatamente tutto andò bene. Piazzammo così i sensori, insieme a un paio di termometri in grado di tracciare un grafico della temperatura, rilevando ogni sbalzo o alterazione. Prima di scendere rilevai anche i campi elettromagnetici e la ionizzazione, ma tutto era normale. Tornati di sotto, Matteo mi disse di aver visto il pavimento delle scale del quarto piano abbassarsi di diversi centimetri quando ci passai sopra. In quel momento sperai soltanto che i sensori non si mettessero a suonare durante il resto della missione, altrimenti ci saremmo dovuti precipitare lassù con telecamere e macchine fotografiche e chissà cosa sarebbe successo. Alle dieci e un quarto arrivò Liam. L'ambiente gli piacque subito molto; in effetti c'era un proiettore dall'altra parte della strada che illuminava con una luce molto chiara, quasi azzurrina, la facciata dell'edificio, conferendole un aspetto alquanto sinistro. Erano circa le dieci e mezza: Matteo era di guardia nelle dépendance, mentre Andrea, Liam ed io stavamo prendendo un caffè al campo base; qualche minuto dopo accompagnai Liam a vedere gli altri edifici. Avevamo con noi solo una torcia e la radio; scendemmo nel seminterrato e quindi uscimmo sul davanti dell'edificio; facemmo il giro dell'edificio sul lato destro della facciata e, appena arrivati sul retro successe qualcosa di molto strano. Improvvisamente Liam, che era dietro di me, si fermò e mi disse che sentiva molto freddo. Capii subito che c'era qualcosa che non andava: un attimo prima stava benissimo e ora aveva addirittura i brividi e la pelle d'oca. Pochi secondi dopo svenne. Era caduto a terra in modo così brusco ed inatteso che non riuscii neppure a prenderlo. Mi sincerai subito delle sue condizioni, quindi chiamai gli altri via radio. Per fortuna l'erba alta aveva attutito la caduta e così Liam riprese i sensi ancora prima che gli altri ci avessero raggiunto. Dopo averlo aiutato a tornare al campo base, uscii di nuovo con tutti i rilevatori per vedere se c'era qualcosa di anomalo in quel punto. Il termometro agli infrarossi fece registrare la temperatura di 8°, come dalle altre parti. Anche gli altri strumenti evidenziarono nulla di anomalo. Effettivamente io ero ad un metro da Liam e non avevo avvertito nessuno sbalzo di temperatura. Per un paio d'ore la situazione rimase calma. Alle due ci riunimmo al campo base; sorseggiando un caffè caldo stabilimmo i compiti per il resto della notte. Durante il suo turno di guardia Andrea aveva sentito dei rumori al secondo piano. Matteo pensava che potesse trattarsi di pezzi di mattoni o di intonaco che cadevano dai soffitti, in particolare nella zona delle scale. Così da quel momento si occupò lui dell'edificio principale. Io invece dovevo controllare le dépendance, mentre Andrea avrebbe accompagnato Liam a scattare le foto dei tre fabbricati e del giardino. Alle tre e un quarto successe nuovamente qualcosa di strano. Ero al primo piano dell'edificio più lontano dall'ospedale e ricevetti uno squillo sul cellulare fatto da Andrea. Così lo chiamai con la radio e lui mi disse che non mi aveva fatto nessuno squillo e che il suo cellulare era nello zaino con il blocco della tastiera attivato. Circa un'ora più tardi stavo perlustrando l'edificio di mezzo. Questo è diviso in varie sezioni separate, ognuna estesa su entrambi i piani e quindi con scale autonome. Due sono raggiungibili solo da piccoli buchi nel muro esterno che portano ad un corridoio con le scale e quindi alle stanze al piano superiore. Avevo appena attraversato il buco e mi accingevo a salire le scale quando sentii chiaramente un urlo dal piano superiore. Corsi subito su per le scale, ma non trovai niente nelle due stanze di quel piano. Avvertii però un abbassamento della temperatura: il termometro agli infrarossi segnava 2°, quasi sei in meno della temperatura media di quella notte. Avevo con me anche il rilevatore EMF, ma non trovai niente di strano. Purtroppo non avevo una macchina fotografica; quello poteva essere un buon momento per immortalare qualcosa di paranormale. Durante questi fenomeni infatti possono comparire in foto figure invisibili all'occhio umano. Così chiamai con la radio gli altri, che si trovavano tutti al terzo piano dell'edificio principale, dicendogli di venire immediatamente e di portare qualche apparecchio fotografico. Impiegarono quasi due minuti a raggiungermi e, quando arrivarono, la temperatura era già risalita a 6,5°. Scattammo almeno venti foto, dalle quali però non emerse nulla di anormale. Probabilmente avevamo perso l'attimo favorevole. Per quella notte non avvenne più nulla di anomalo. All'alba eravamo tutti stanchissimi ed infreddoliti e soltanto l'ennesimo caffè ci ha consentito di rimanere svegli aspettando Gian Luca e Alessandro che arrivarono per darci il cambio alle dieci e venti. Liam rimase con loro; infatti in due è praticamente impossibile tenere d'occhio tutta la zona. Per fortuna i nostri colleghi reintegrarono anche le scorte di panini e caffè, ormai quasi esaurite. Intanto io, Andrea e Matteo andammo a dormire qualche ora a casa di quest'ultimo, a Faenza. Per tutta la giornata di domenica non successe più nulla. Alle undici di domenica sera tornammo a dare il cambio a Gian Luca e Alessandro, che erano costretti ad andarsene per motivi di lavoro. Liam era troppo stanco per guidare e così dormì in macchina per tutta la notte. Ora dovevamo finire l'indagine da soli, noi quattro, fino a martedì mattina. C'erano ancora due notti da fare e non avremmo praticamente più potuto dormire. La notte tra domenica e lunedì fu più calma della precedente. Io mi occupai delle dépendance, mentre Andrea e Matteo sorvegliarono l'edificio principale. Alla consueta riunione delle due, mi dissero che avevano sentito dei rumori al secondo e al terzo piano, ma non avevano capito che cosa li avesse prodotti. Per il resto di quella notte rimanemmo io e Matteo nell'edificio principale, io al secondo piano e lui al terzo. Soltanto alle cinque e dieci sentimmo distintamente un rumore, che sembrò proprio essere un pezzo di mattone caduto dal soffitto. L'edificio stava veramente crollando a pezzi. Arrivò l'alba; Liam si svegliò e fece colazione con noi; quel lunedì fu interminabile: facemmo a turno per riposarci qualche ora in macchina, ma eravamo tutti stanchissimi. Per tutto il giorno non successe nulla. Con i rumori del giorno non si avvertivano neppure colpi e scricchiolii all'interno dell'edificio. Del resto anche la notte seguente non fu molto emozionante: alle dieci e mezza chiamammo via radio Matteo, che era nell'edificio più lontano, ma non ci rispose. Preoccupati io e Liam corremmo a vedere che cosa era successo, ma lo trovammo addormentato contro un muro. Alle tre e mezza accadde ciò che più temevo: un sensore di movimento al quarto piano si attivò. Sui sette sensori piazzati, cinque sono dotati di una sirena e di un segnalatore luminoso che si attivano quando viene registrato un movimento; gli altri due invece fanno scattare solo una suoneria su un telecomando a distanza, che teniamo con noi. Fortunatamente era scattato un rilevatore di questo secondo tipo. Infatti i vicini non avrebbero preso molto bene una sirena alle tre e mezza del mattino! Comunque bisognava correre di sopra e vedere cosa era successo. Mentre salivamo le scale io preparai una telecamera e Liam accese il flash di una macchina fotografica; quindi le infilammo nello zaino di Andrea, che fu il primo a salire. Anche questa volta in pochi secondi arrivò al quarto piano; entrò e si mise a ridere: un piccione si era appollaiato proprio davanti al rilevatore di movimento. Questo risparmiò a me e a Liam di dover affrontare quell'insidioso passaggio fino all'ultimo piano. Già che Andrea era lassù, decidemmo di fargli togliere i sensori, visto che in più di cinquanta ore non avevano rilevato nulla. Anche il grafico della temperatura non aveva registrato niente di strano. Tornati di sotto, cominciammo a preparare le valigie con le apparecchiature e tutto il resto e a caricarle in macchina. Alle sei prendemmo l'ultimo caffè, che ci doveva tenere svegli durante il lungo viaggio di ritorno che tutti e quattro avevamo da compiere. Era stata un'indagine emozionante. Forse ci aspettavamo di più dopo la prima notte, ma sono stati comunque tre giorni memorabili. Mentre ci allontanavamo, non smettevo di guardare quello strano ospedale, con la luce rossastra dell'alba che creava dei meravigliosi riflessi sui muri bianchi e cadenti della facciata.
Manuel
La strana esperienza di Liam
Quanto mi è successo durante la prima notte di indagini ha veramente dell'incredibile. Appena arrivai sul posto, ebbi subito una strana sensazione. Io non conoscevo l'ospedale, non l'avevo neppure mai visto in fotografia, e trovarselo davanti, nel buio, fa un certo effetto. Mentre attraversavo il giardino non riuscivo a staccare gli occhi da quell'edificio, illuminato da una pallida luce azzurrina. Poi, quando fui abbastanza vicino, chiamai gli altri, che uscirono e mi accompagnarono dentro, al primo piano. Stando con gli altri ero tranquillo e ormai credevo di essermi già abituato a quel luogo. Visitai tutto l'edificio principale, poi uscii insieme a Manuel, per vedere anche gli altri due fabbricati. Mentre camminavamo intorno all'edificio cominciai a provare una sensazione strana. Eravamo sul lato destro quando cominciò: iniziai a tremare, mi venne la pelle d'oca e facevo fatica addirittura a camminare. Anche uscendo all'esterno, la temperatura non cambiava molto dall'interno dell'edificio, dal momento che non vi sono finestre e il tetto e in parte crollato. La differenza sarà stata al massimo di un grado e oltretutto quella sera non c'era nemmeno vento. Eppure improvvisamente avvertii un freddo terribile. Erano passati circa dieci secondi da quando quella sensazione era cominciata. Eravamo quasi arrivati sul retro, ci trovavamo precisamente davanti al vano delle caldaie, quando, non riuscendo più a camminare, dissi a Manuel, che mi precedeva con la torcia, di fermarsi. Si girò sorpreso e fece luce verso di me: gli dissi che avevo i brividi e sentivo molto freddo; poi non ricordo più nulla. Mi hanno detto che sono rimasto privo di sensi per quasi un minuto. Poi, quando mi sono svegliato, Matteo stava correndo verso di noi e chiese a Manuel cosa fosse successo. Quindi arrivò anche Andrea e io dissi a tutti che mi sentivo bene e non c'erano più problemi. Ormai non sentivo più neppure freddo. Tornati al campo base, parlammo un po' dell'accaduto, bevendo qualcosa di caldo. Ancora oggi non riesco a capire che cosa mi sia successo quella notte.
Liam
Supplemento
Dobbiamo registrare un ennesimo fatto molto strano inerente a questa spedizione: purtroppo quasi tutte le foto fatte durante la spedizione, una cinquantina circa, non sono rimaste impresse sulla pellicola. Quanto è successo è assolutamente inspiegabile; avevo scattato personalmente le foto, utilizzando due apparecchi diversi, entrambi professionali, e pellicole molto sensibili e adatte ad una scarsa illuminazione. Faccio foto da più di dieci anni e raramente mi è capitata di sbagliarne una, figuriamoci 45 su 50! La pellicola dei rullini non è stata minimamente impressa, malgrado tutto funzionasse alla perfezione, (l'avanzamento, il flash, ecc.). Anche il fotografo che le ha sviluppate ha detto che non ci sono praticamente spiegazioni e non aveva mai visto qualcosa di simile. Avevo sentito dire che in alcuni luoghi in cui avvengono fenomeni paranormali spesso si hanno molte difficoltà con le macchine fotografiche e alcune foto possono non venire al momento dello sviluppo, ma un simile risultato alla mia prima missione importante è stato veramente frustrante per me!
Liam
Resti di candele rinvenuti all'interno dell'ospedale.
Indagini: seconda spedizione
Dopo i problemi nello sviluppo delle fotografie, abbiamo deciso di tornare in questo ospedale, considerando anche le singolari coincidenze verificatesi durante tutta la missione precedente. Purtroppo la spedizione, effettuata nel pomeriggio del 4 Giugno, non era prevista tra gli impegni mensili dell'I.S.P.R. e così abbiamo potuto partecipare soltanto Manuel ed io. Fin dal nostro arrivo, la situazione si è subito rivelata interessante. Mentre stavo scaricando l'attrezzatura dall'auto, Manuel ha compiuto un primo sopraluogo nell'edificio principale. Dopo essere entrato da una delle finestre del seminterrato, ha sentito distintamente dei passi provenienti dai piani superiori. Così è corso al pianterreno e quindi al primo e al secondo piano, senza però trovare nulla. Vedendolo passare davanti ad una finestra del secondo piano, mi sono subito chiesto cosa stesse succedendo e perché era già lassù. Così mi sono avvicinato e lui mi ha detto di verificare che nessuno fosse uscito sul retro, perché aveva sentito dei passi, ma non c'era nessuno. Intanto avrebbe controllato gli ultimi due piani. Ma nessuno di noi trovò qualcuno. Anche questa volta l'ospedale sembrava volerci riservare qualche piacevole sorpresa... Purtroppo a causa di impegni lavorativi non ci saremmo potuti trattenere là oltre l'una o le due di quella notte. Per evitare gli inconvenienti della precedente spedizione, ho dedicato tutto il pomeriggio alle fotografie, prestando ancora più attenzione del solito a ogni possibile problema. Intanto Manuel si è occupato dei consueti rilevamenti. Anche questa volta i nostri strumenti non hanno trovato niente, nonostante tutti i fenomeni insoliti che continuavano a verificarsi lì dentro. Del resto non bisogna pensare che una manifestazione paranormale debba necessariamente produrre alterazioni ambientali misurabili dagli strumenti. In questi casi ci troviamo di fronte ad una sintomatologia molto complessa che presenta una serie di variabili imprevedibili. Anche se fino alla sera non era successo più niente di inconsueto, quei passi avvertiti all'inizio ci avevano incuriosito e così abbiamo deciso di non limitarci ad una visita di poche ore soltanto per scattare le foto, ma di restare là tutta la notte. Così, mentre Manuel è rimasto di guardia, sono tornato a Ferrara per prendere delle pizze e la consueta scorta di caffè. Dopo circa mezz'ora sono tornato. Anche in quel lasso di tempo non era accaduto nulla. Mentre mangiavamo abbiamo deciso di restare fino alle tre e, se non fosse successo nulla fino a quel momento, di terminare la spedizione. Se invece avessimo notato qualche altro evento degno di nota, saremmo rimasti là a oltranza, senza badare ai nostri impegni. Abbiamo messo in preallarme anche Matteo e Andrea, nel caso la situazione fosse diventata veramente interessante. Purtroppo non è accaduto nulla di tutto questo: la notte è trascorsa in tutta tranquillità e così alle tre ce ne siamo andati. Anche questa volta quello strano posto ci aveva inizialmente creato aspettative maggiori. Anche se eravamo un po' delusi per l'esito della spedizione e per la levataccia che avrebbe atteso entrambi il mattino seguente, le ore trascorse in quell'ambiente così tetro e irreale sono state, come al solito, memorabili. Mentre salivo in auto pensavo soltanto ad una cosa: speriamo che questa volta le foto siano venute!
Liam
Le foto i questa spedizione saranno pubblicate appena possibile.
Foto della seconda spedizione