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CAPITOLO IV


Anche se alla sua timidezza si contrapponeva il coraggio risoluto del suo animo, anche se sentiva che avrebbe potuto essere una brava insegnante se l`opportunita` gli fosse stata data, Verdi capiva chiaramente ormai che non c`erano opportunita` in quella scuola. La sua brama di esplorare quel mondo di insegnamento come lo vedeva lei, o come ne aveva sentito parlare da piccola o aveva letto riguardo ad esso nei libri, non era sufficiente per farle straripare il ponte. Solo una frana sarebbe stata capace di fare cio`. Quella dimensione di insegnamento o per meglio dire, di missione, si rese ben presto conto, che era soltanto un`utopia, almeno finche' ella sarebbe rimasta in quella scuola. Ed ecco perche`, inseguiva la sua idea come un cane randaggio e chiedeva a tutti quando l`opportunita` si presentava.

Gliela facevano pero` pesare, tutti. Nessuno era in grado di risponderle con sincerita` o voleva risponderle ed ella sentiva il vuoto allargarsi e impopolarsi di imbrogli, impicci e bagagli e di strane pazzie. La facevano sentire colpevole delle sue stesse innocenti domande ma lei non si allontanava dall`idea che c`era qualcosa di profondamente sbagliato e che si doveva rettificare. La si scoraggiava dal parlare, la si dissuadeva dal fare, ma lei non si arrendeva, dritta come un palo li` stava e non si piegava. Misurava le loro disposizioni e si scagliava allo sbaraglio ad ogni minuscola opportunita` che trovava per discutere del tema.

Sorseggiando il loro caffe` nelle proprie tazzine, spesso le si sorrideva con affare benigno e le si diceva: "Va bene, cosa vorresti sapere? Cosa vorresti fare?" Come se queste domande lei non le avesse mai fatte prima. E ella, "Va bene. Non si potrebbe parlare ai loro genitori? Non potrebbero loro punirli per far loro capire che questa e` una scuola e non una cantina?" "Si potrebbe." Le si rispondeva casualmente, mentre si sorseggiava il caffe' come se fosse Lavazza e mentre si guardava un giornale e si criticavano i politici, "si fa troppo chiasso per niente" "troppo chiasso per niente. Nessuno ci sentirebbe." E cosi` dicendo si addormentavano, andavano in letargo.

Pensieri su pensieri si accalcavano ormai nella sua mente. Si sentiva straniera tra stranieri, non volutaq, non accettata. Il mondo era anche suo, ma le veniva pian piano tolto di mano. Si sentiva sempre piu` guidata da altri e trasportata in mondi che non le piacevano.

Ed e` proprio li`, tra gli ingrovigli e le frustrazioni che Verdi sente il bisogno di rinvangare il passato, la propria fanciullezza, il mondo di fiaba dove tutto il male le era ignoto, dove solo il viso e il sorriso dei suoi contava.

Ma... ahime` anche li` Verdi ora vi trova un senso di nullita`, un senso di negazione, di non accettazione, di lotta continua. E` questo dunque il sentimento che le ha fatto compagnia, e del cui era ignara, e che ancora ora le faceva compagnia? Si rende cosi` conto che la sua e` una storia umana che come tante altre storie umane non e` altro che un gira e rigira attorno ad una ruota che ora rallenta, ora va veloce e che comunque vada non si riesce ad acchiapparne il significato.

Un significato ci potrebbe essere se vuol considerare che la mente umana funzioni come un computer. Il computer infatti e` ignorante finche` qualcuno non vi mette qualcosa di intelligente in esso. Ma se nel computer vi si mettono storie e poi storie e poi storie, allora il computer da buon ignorante, ritorna indietro con storie...e poi storie...e poi storie...

Verdi si rende conto quindi che proprio da li` nasce la sua storia come la storia di ogni essere umano.


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