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"Bernardo Bertolucci torna sul set con un film per la tv. Nel più assoluto segreto il grande regista inizia domani le riprese
dell'"Assedio", che andrà in onda in autunno su Raiuno. Primo ciak a piazza di Spagna e via del Babuino. Nonostante il
mistero che avvolge la produzione, è trapelata la trama. Il film racconta la storia di un musicista che si innamora della sua
cameriera."
da Il Messaggero del 15 marzo 1998
"Colpo di scena. A poche ore dal primo ciak, L'assedio, di Bernardo Bertolucci passa dalla Rai a Mediaset. L'azienda pubblica
non si decide a mettere nero su bianco? Il regista, preoccupatissimo, si rivolge alla concorrenza che gli spalanca le porte senza
esitazioni."
Micaela Urbano da Il Messaggero del 16 marzo 1998
"Primo audace colpo della ZaccaRai, la nuova Rai cattocomunista del tandem al cilicio Celli-Zaccaria. Nel giro di una notte, i
penitenziali di viale Mazzini si sono fatti soffiare da Mediaset il prossimo film per la tv di Bernardo Bertolucci. Chiunque abbia visto "Io
ballo da sola" non può non essergliene grato. Senonché questo nuovo Bertolucci (titolo: "L'assedio"; trama: l'amore tra
un musicista e la sua cameriera; commento: mah) era stato commissionato a Bertolucci proprio dalla Rai. Da quella di prima, però:
la Teleulivo 1 di Siciliano, che aveva offerto al Maestro tre miliardi di lire per un film di un'ora. "Su stimolo e amichevole sollecitazione
di Siciliano" (parole sue), Bertolucci si mette al (capo)lavoro e fissa l'inizio delle riprese per lunedì 16 marzo, cioè oggi,
in piazza di Spagna. Quand'ecco che venerdì 13, giorno infausto, gli passano al telefono il presidente della Rai. Che non è
più il suo amico di Teleulivo 1, ma il sequel: Teleulivo 2 la vendetta. Zaccaria chiede al Maestro una "sospensione tenica"
perchè il direttore generale Celli, armato di scimitarra, starebbe rifacendo le basette al suo contrattone. Il compagno Bertolucci,
da sempre impegnato contro le orride tv di Berlusconi che imbottiscono di spot i film d'arte, non perde un minuto e coerentemente
chiama il responsabile della fiction di Mediaset, Tozzi. Il quale, potenza dell'iniziativa privata, accetta si subentrare alla Rai senza
neanche leggere il copione: e forse è meglio così. Sabato mattina ZaccaRai telefona festante al Maestro: Celli ha
firmato il contratto, si può procedere. Gli rispondono che è troppo tardi. Bertolucci, ormai BertolucCinque, andrà
in onda la prossima primavera fra gli spot. Che bella storia. Sembra un film. Chi volesse girarlo e non ne ha i soldi, può proporlo
a Siciliano spacciandosi per il Maestro. Il resto viene da sé."
Massimo Gramellini da La Stampa del 16 marzo 1998
"Si scopron le tombe, si levano i morti. Se fossero ancora qui con noi tre grandi dello spettacolo come Valerio Zurlini, Peppe De
Santis e Giorgio Strehler si entusiasmerebbero di fronte alla sdegnosa lezione che Bernardo Bertolucci ha impartito agli
immarcescibili burosauri della Rai sbattendogli la porta in faccia e cercando pragmaticamente altrove i mezzi per reallizzare il suo film.
Mi limito a fare questi nomi in qualità di testimone oculare della vanificazione dei loro più ambiziosi progetti,
rispettivamente "Lo scialo" dal romanzo di Vasco Pratolini, "I fatti di Andria" e i "Memoirs" di Goldoni. Tre vicende parallele affondate
nel porto delle nebbie di viale Mazzini, tra mutamenti al vertice, rimandi, verifiche e altri inciampi. Tre possibili capolavori che oggi non
esistono causa insensibilità, arroganza e incuria.
Inviterei perciò certi commentatori, come Massimo Gramellini che sulla prima pagina di "La Stampa" approfitta dell'occasione
per comunicarci che tanto a lui personalmente Bertolucci non piace (sai che notizia?) e per insinuare che l'ex-presidente Enzo
Siciliano avrebbe fatto una mossa "ulivista" assicurandosi la collaborazione del'unico regista italiano vincitore di nove Oscar, a
prendere atto di un'inconstrastabile realtà: nell'attuale consiglio di amministrazione della Rai i politici che allestiscono questi
teatrini non si sono ricordati di includere neanche un membro che mastichi qualcosa di cinema (nel consesso precedente c'era Liliana
Cavani).
Si preoccupa Bertolucci: se io ho la visibilità per salvarmi, come se la caveranno alle prese con lo stesso problema i colleghi
meno forti? L'incidente ha comunque prodotto un segnale inequivocabile: o la Rai cambia metodi o nello scontro con una concorrenza
che non soffre di paralisi burocratica è destinata a soccombere. E sarà una fine ingloriosa quanto illacrimata".
Tullio Kezich sul Corriere della Sera del 17 marzo 1998
Oggi inizio le riprese de "L'assedio", un piccolo film per il piccolo schermo. Dopo tanti affreschi mi avvicino alla miniatura, con
curiosità e trepidazione, in cerca di nuove emozioni per me e per gli spettatori.
Questo film nasce su stimolo e amichevole sollecitazione dell'ex presidente Rai Enzo Siciliano e di Sergio Silva, attuale direttore di
"Cinemafiction". La Rai, dopo una laboriosa trattativa, si era impegnata ad acquistare i diritti televisivi per l'Italia e per alcuni altri
territori. Dopo aver superato un lungo iter burocratico (ottenendo il controllo e l'approvazione dei costi), al contratto mancava solo la
firma del direttore generale. Confidando nella serietà e affidabilità dei nostri committenti, già da molte settimane
avevamo iniziato e completato la preparazione, impegnando attori, tecnici e maestranze, investendo tempo e denari in un progetto che
peraltro la Rai si era premurata di annunciare a più riprese, anche recentissimamente.
E' quindi con sincero sgomento che venerdì 13 marzo, a tre giorni dall'inizio delle riprese, abbiamo appreso che, improvvisamente
e brutalmente, senza il beneficio di alcuna motivazione, i vertici della Rai avevano deciso di sospendere il contratto di acquisto dei
diritti de "L'assedio". Una decisione inspiegabile (oltre che profondamente offensiva per i termini e i modi), che ci ha costretti a
riconsiderare tutta l'impostazione produttiva del film, imponendoci una decisione rapida e tempestiva. Avendo verificata la pronta,
immediata disponibilità di Mediaset ad intervenire nel progetto, abbiamo quindi deciso, nella stessa giornata di venerdì,
di procedere a un nuovo accordo con l'emittenza privata, alle identiche condizioni concordate con la Rai. Non desideero commentare
quest'episodio assurdo e spiacevole, del quale, per la sua gravità non potevo non chiarire la semplice cronistoria, anche per evitare
possibili illazioni e inesattezze giornalistiche, sollecitate dall'Ufficio Disinformazione della Rai. Anche per segnalare l'inestirpabile
persistenza di abitudini irresponsabili, burocratiche e arroganti che appartengono evidentemente al codice genetico di un'azienda forse
non più riformabile.
Ma soprattutto in segno di solidarietà con altri autori e produttori che probabilmente stanno subendo in questi giorni la stessa
brutalità. senza forse avere la fortuna che ha avuto il mio progetto, di trovare così tempestivamente una via d'uscita ad
una situazione gravissima.
Si sta forse tornando a privilegiare gli acquisti esteri mortificando ancora una volta la produzione italiana?
Fine del giallo, inizio delle riprese.
Bernardo Bertolucci, comunicato del 16 marzo 1998
"La versione della Rai combacia sostanzialmente con quella di Mediaset e con quella di Bertolucci. E' un caso, questo, in cui tutti sono
d'accordo. Di giallo, di misterioso, c'è soltanto l'interpretazione della vicenda. La Rai che si lascia sfuggire Bertolucci per "motivi
tecnici", Bertolucci che si spazientisce, Mediaset che coglie al volo le insoddisfazioni di tutti. Anche Roberto Zaccaria, presidente della
Rai, racconta il suo venerdì di passione: "La mattina io sento Bertolucci al telefono per avvertirlo che il direttore generale Pier
Luigi Celli aveva chiesto una "sospensione tecnica" di qualche ora. Si trattava di dare tempo a Celli, che si è insediato da pochi
giorni e non conosceva i termini del contratto, di verificarne la congruità di alcuni passaggi. Bertolucci è un grande autore
e per la Rai è di grande prestigio acquistare i diritti d'antenna di un suo film, ma la direzione generale doveva verificare la
compatibilità economica del contratto con le spese dell'azienda. Per il direttore generale di un'azienda di servizio pubblico
è un passo più che legittimo." Visto che erano in ballo tre miliardi di denaro pubblico. Secondo Zaccaria, la
"sospensione tecnica" non avrebbe dovuto allarmare Bertolucci: "infatti sabato mattina alle 10,30, dopo aver verificato che Celli aveva
già firmato il contratto, abbiamo chiamato Bertolucci. Ma il regista ci ha informato che si era già rivolto a Mediaset." E
adesso? "Naturalmente, ci dispiace per l'equivoco spiacevole. Ci auguriamo che il rapporto si possa ricucire. Ma non facciamo nessuna
polemica".
Alessandra Comazzi su La Stampa del 16 marzo 1998
C'è una morale in questa storia? Si, c'è: di fronte al progetto di uno dei più importanti registi mondiali, c'è
un'azienda che ha tergiversato per motivi "tecnici" e c'è un'altra azienda che gli ha assicurato i famosi 3 milliardi sulla parola, e
nel giro di una telefonata. Questa è la differenza."
Alberto Crespi da L'unità del 16 marzo 1998
"Così ha detto il direttore generale della Rai, Pier Luigi Celli: "Bertolucci è certamente un grande regista; ma
evidentemente avendo, come è giusto, un'alta concezione di sé, tende a deprimere quella degli altri. Comunque se una
responsabilità va ricercata, questa è subito identificabile: ed è la mia". E il direttore generale della Rai aggiunge:
"Non credevo di commettere alcun delitto di lesa maestà se, da amministratore oculato, oltrechè nuovo, ho richiesto un
supplemento di informazioni agli uffici di CInemafiction prima di firmare un contratto, di importo piuttosto rilevante, di cui non sapevo
nulla. Tempi intercorsi tra la richiesta e la firma: dal giovedì al sabato mattina". Celli ha spiegato che "per le proposte di
contratto che arrivano per competenza alla direzione generale, i tempi di esame e di risposta non superano le 48 ore. Evidentemente
dietro, o intorno, alla vicenda correvano altre ragioni". Da parte sua, in una lettera aperta al regista Bertolucci, il presidente della tv di
Stato, Roberto Zaccaria, scrive: "era doveroso, per la Rai, verificare i costi del contratto per il film di Bernardo Bertolucci" e ricostruisce
la vicenda dei colloqui con il regista per il "caso" del film L'assedio. Nella lettera indirizzata a Bertolucci si legge ancora: "
Perchè venerdì scorso alle 16 lei si è rivolto a me ? Perchè lo ha fatto se aveva già deciso
dell'inutilità del nostro discorso tanto da non tenere in nessun conto la mia parola quando le ho spiegato i motivi esclusivamente
tecnici del ritardo nella firma del suo contratto e l'ho pregata di attendere poche ore? Perchè sabato mattina alle 10,30 quando
l'ho chiamata per dirle che il contratto era stato firmato dalla Rai, di fronte al mio stupore e dispiacere per il suo accordo con Mediaset,
lei mi ha detto "vedrò quello che posso fare", tanto da indurmi a farle un appello e chiederle di ripensarci?"
Romano Paris su Il Messaggero del 19 Marzo 1998
"Bertolucci risponde alla Rai. In una lettera indirizzata al presidente Zaccaria, il regista puntualizza la sua posizione sulle polemiche
di questi giorni. Questo il testo della lettera.
"Caro Presidente, le "altre ragioni" che il direttore generale Celli, crede di intravedere "dietro o intorno alla vicenda" del passaggio del
mio film "L'assedio" da Rai a Mediaset sono, per quel che mi riguarda, le seguenti: a) la comunicazione di venerdì mattina 13
marzo che la direzione generale aveva sospeso il contratto Rai senza motivazioni né scadenze dopo tre mesi di laboriose
trattative con i vari uffici competenti (trattative formalizzate sotto l'attuale gestione dell'azienda). b) il diritto-dovere di intraprendere una
conseguente e tempestiva operazione di salvataggio del mio film: dell'opera in quanto tale ma anche delle relative spese già
sostenute in prima persona e del lavoro di decine di tecnici e maestranze. c) l'aver riscontrato da parte di Mediaset l'immediata
disponibilità a sostituire il contratto Rai alle identiche condizioni normative ed economiche. d) la necessità di
denunciare l'assurda, antica pretesa dei vertici Rai di dettare a proprio piacimento modi, tempi e regole del gioco.
Infine, in risposta ai suoi numerosi, accorati perchè" scrive ancora Bertolucci "mi sento di offrirgliene in risposta uno solo che li
riassume tutti; perchè per me lo stile e le forme non sono un optional. Sono il mio lavoro, la mia vita. E poi, caro presidente, in
un momento in cui ogni giorno scopriamo ferrovieri che sbaglliano, perchè non ammettere che forse ci sono anche "direttori
generali che sbagliano?" Firmato Bernardo Bertolucci".
da Il Messaggero del 18 marzo 1998.
Sulle lungaggini, una burocr