Lo scrittor e londinese James Lasdun è a Roma per il lancio del film di Bernardo Bertolucci da oggi nei cinema, tratto da un suo racconto L?assedio, che dà il titolo alla raccolta edita da garzanti. Gli telefono: ci conoscevamo da bambini, mescoliamo libri e parenti, si scherza: siamo amici o è un'intervista? Cominciamo dall'Assedio: è vero che il film voleva girarlo la moglie di Bertolucci, Clare Peploe? Sì: con lei scrisse un trattamento del racconto che trae spunto da una novella del Decamerone, poi tutto si arenò nei meandri economico-organizzativi del cinema. Anni dopo si fece vivo l'agente di bertolucci, ed ecco il film, a cui Lasdun non ha collaborato; è stato peròinvitato sul set, e ha osservato divertito il regista all'opera, "molto tranquillo", così gli è parso.
L'esperienza di scrittore che assiste in diretta alla mutazione del suo lavoro l'ha raccontata a un quotidiano, definendola "postmoderna". Etichetta facile per ciò che mostra tracce riconoscibili del passato. Ogni artista riplasma la materia d'origine, così in LAsdun c'è poco Boccaccio e in Bertolucci, forse, poco Lasdun. I segni postmoderni in LAsdun sono più di contenuto che di forma nelle sue storie eleganti, ironiche, anche spietate nel descrivere personaggi alle prese con una situazione che ne modificherà vita e percezioni: figure colte all'inizio del cambiamento che, con esiti diversi, li slegherà dal passato.
In LAvoro morto il narratore dice: "Stavo soccombendo come una creatura metamorfica, testimone impotente del tramutarsi del suo aspetto abituale in qualcosa di strano e diverso...". E l'Ovidio delle Metamorfosi appare il grande ispiratore di Lasdun, e nume tutelare di diverse voci della narrativa postmoderna o contemporanea: penso a Il mondo estremo di Christoph Ransmayr o a La sinfonia dell'addio di Edmund White, espliciti omaggi all'autore latino. Nel gioco delle fonti emerge che anche la novella di Boccaccio deriva da Ovidio; e l'antologia di poesie curata da Lasdun con Michael Hofmann si intitola After Ovid: new metamorphoses. Kames conferma: "È uno degli scrittore che mi ha colpito di più".
Ragioni commerciali spiegano la scelta del titolo italiano del suo libro, ma preferisco l'originale inglese, The silver age (L'età dell'argento): "Più scadente dell'oro, ma di pregio maggiore del bronzo" come recitano Le metamorfosi. Lasdun ride, perchè credo che i suoi scritti richiedano già cure filologiche: lo stesso libro uscì in Usa con un titolo diverso: "Sai - dice - l'editore non lo trovava abbastanza sexy". A chi, come me, lavora in editoria, accade di dire simili sciocchezze. Ho cercato, ingenuità di quando conosci chi scrive, tracce della nostra infanzia nei suoi libri, ma non ci sono. O forse una, un nome nel racconto Neve (in Il miracolo, Anabasi, 1992). Tutto qui. Ripenso al bellissimo Proprietà, in cui la nonna dice al nipote: "Credo non faccia molto bene indugiare sul proprio passato, non trovi?".
Parlando mi accorgo che c'è più materia, più realtà nella scrittura che nella memoria. L'attesa, l'incertezza dell'Assedio catturano più di una madeleine, della nostalgia. L'attimo sospeso in cui tutto accade, ma ancora non si sa a cosa porterà, raccontato con cura straordinaria, offre prospettive ampie. Finita la telefonata, mi auguro che il film di Bertolucci aiuti a fare conoscere James Lasdun e a infrangere la regola per cui in Italia, paese di novellieri, i racconti si leggono poco.
Laura Grandi da L'Unità del 5 febbraio 1999