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News: Sul set con Bertolucci

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Questa 6egrave; la storia di estorsione e generosità. Inizia e finisce con due illustri Italiani: Boccaccio e Bertolucci.
    Una giovane donna stende il bucato su una terrazza. In tasca ha una lettera che le comunica che suo marito, un prigioniero politico del quale non ha più notizie da anni, è vivo e sta per essere liberato. Lei lo ama ancora, o almeno pensa di amarlo, ma, a causa di uno strano patto, sembra che proprio la sua linertà la costringerà a tradirlo. Si siede in mezzo al bucato agitato dal vento per rileggere la lettera. Una serie di sentimenti si alternano sul suo volto: stupore, gioia, senso dicolpa, paura: ognuno è espresso con precisione e intensità
     Ciò è piuttosto sorprendente visto che questa è la settima volta che vive tutto questo e che il grande ventilatore che agita il bucato è a pochi centimetri da lei, così come ilsrumore sordo, la telecamera e più di una dozzina di tecnici. Noi altri siamo assiepati in un angolo, sotto un pegolato fiorito di glicine dalprofumo pungente, guardando la scena attraverso il monitor del regista.
    Nel marzo scorso, Bernardo Bertolucci ha iniziato a girare un film a Roma in un palazzo disabitato. Il film, che tra gli attori annoverava David Thewlis e Thandie Newton, si basa su un mio racconto intitolato L'assedio (il film ha lo stesso titolo e uscirà nelle sale il 5 febbraio, n.d.r.). L'ho scritto 15 anni fa, sebbene il germe di tale raconto risalga a diversi anni prima, quando avevo 17 anni. Ero andato in Nepal, dove mi ammalai gravemente e fui portato nel reparto per malati terminali (me lo comunicò>; spensieratamente un infermiere) di un ospedale di Katmandu, con una diagnosi di sospetto colera.
    Una raccolta di novelle medievali apparve misteriosamente accanto al mio letto, e mentre la mia diagnosi accertata veniva continuamente ridimensionata, passando a tifo, malaria e poi a semplice gastroenterite, lessi il libro dall'inizio alla fine. Uno dei racconti in particolare, la novella di Dianora e Ansaldo di Boccaccio, ebbe un profondo effetto su di me. In questa novella una donna sposata è perseguitata da un uomo che si è precedentemente innamorato di lei. Nel tentativo di respingerlo senza ferire i suoi sentimenti, la donna promette di concedersi a lui ad una condizione: che egli crei per lei un giardino fiorito come in primavera nel bel mezzo dell'inverno. Lo spasimante scompare e la donna si congratula con se stessa per aver risolto la questione così facilmente. Non sa però, che l'uomo si è rivolto a un mago, che, in cambio di un esorbitante compenso, sccetta di creare il giardino...
    Nel mio stato febbricitante le geometrie del racconto avevano un effetto inebriante. Più tardi, quando iniziai a scrivere brevi racconti, mi trovai a cercare un modo per ridar vita a quell'intelaiatura senza ricorrere alla magia. la mia versione presenta un solitario pianista di nome Kinski, che vive a Londra in una casa piena di preziosi cimeli di famiglia. Egli si innamora di una studentessaa straniera, marietta, che si trasferisce nel suo seminterrato e che, invece di pagare l'affitto, fa le pulizie per lui.
    Non sapendo che è sposata, Kinski le manda regali tramite il portavivande. Marietta fa del suo meglio per ignorarli. Quando alla fine lui la affronta chiedendole di sposarlo, rifiutando di accettare una risposta negativa e offrendosi di fare qualsiasi cosa per farle campbiare idea, lei gli dice infuriata: "Fate uscire miomarito di prigione".
    Nelle settimane immediatamente successive, emerge che ciò che era inteso come un chiaro rifiuto è stato in effetti accolto come una sfida...da qui il miscuglio di emozioni sul volto di Thandie Newton colpito dal vento.
    Sto pensando a tutto ciò quando Bertolucci esce sulla terrazza e tranquillamente risistema la coreografia della scena con il bucato e la lettera. A quasi 60 anni, vestito con una giacca di pelle e un cappello floscio di feltro, l'ultimo maestro italiano sembra un gangster serenamente addolcito dagli anni. Sembra estremamente rilassato, il che è piuttosto strano per un regista che è a metà strada nella realizzazione di un film, anche se, in base ai suoi parametri, questo è un gioco da ragazzi - un'ambientazione, due protagonisti, cinque settimane di riprese e chiaramente è contento di non aver a che fare con le crisi quotidiane di una composizione stravagante e costosa. Prima che venissi a visitare il et, mi aveva detto che considerava questo film come un'opportunità per fare nuovi esperimenti. Parlava con ammirazione di giovani registi come Paul Anderson di Boogie Nights e del meravigliosamente anarchico Wong Kar Wei, osservando in modo piuttosto malinconico che essi sembrano liberi dal peso della storia del cinema e perciò più liberi nell'uso della telecamera. Non che volesse imitare il loro stile post-Mtv, ma dopo le immagini magnificamente composte dei suoi recenti film, L'ultimo imperatore e Io ballo da sola,stava comprensibilmente assaporando la prospettiva di realizzare qualcosa di più libero e di più leggero. Tornato al monitor, si rivolge a me con una smorfia. "Così stai scrivendo questo pezzo; sarà un altro esempio di come gli scrittori vengono traditi dai produttori cinematografici?"
    Sembra eccessivamente preoccupato che io possa sentirmi offeso per le libertà che lui e sua moglie, Clare Peploe, si sono presi nel loro adattamento. Il mio Kinski cinquantenne è ora sulla trentina ("Non volevamo fare un altro film su un uomo anziano e una donna giovane..."). La solitaria Marietta, di origini imprecise nel mio racconto, ora è un'africana, si chiama Shandurai, e ha una confidente o come dicono a Hollywood un "talk-to". Il tema sommerso dell'incontro tra primo e terzo mondo viene portato decisamente in superficie. E come se fosse stato attratto dalla sua terra d'origine, il racconto stesso è stato trasferito dall'Inghilterrra al'Italia. Tutto ciò mi sembra azzeccato, e assicuro a Bernardo che credo fermamente nella metamorfosi. "Oh", dico, "non c'è niente di più terribile di un film che resti fedele al racconto originario". Lungi dal sentirmi tradito, gli ripeto più volte che sono felice che abbia trovato modo di rendere ilmio singolare racconto adatto a una versione cinematografica.
    Bertolucci pronuncia con piacere la versione italiana di "action": "motore!". Questo è un set poliglotta. Gli ordini di Bertolucci volano in almeno tre lingue. Ancora una volta Thandie Newton ritorna sui suoi passi con il bucato.
    L'ingengosa soluzione di Bertolucci è nascosta proprio dietro al lenzuolo che Thandie Newton sta per prendere dallo stenditoio. tira ed eccola là: la scalinata di Piazza di Spagna -la grande via di passaggio di Roma - che si tuffa nella piazza stessa.
    "Ho usato un 20mm per quella ripresa", dice spontaneamente Bertolucci quando facciamo la pausa dei cestini - piccoli ed eleganti contenitori che arrivano ogni giorno con tre portate dell'eccellente cucina romana. "Trent'anni fa, avrei considerato fascista questo tipo di inquadratura così ampia. Facevamo tutti Bresson: stretto, stretto, stretto. ma ora...".
    Il valore morale dell'ampiezza dell'inquadratura è troppo esoterico per me, ma conosco i suoi film abbastanza bene per riconoscere la nota di preoccupazione politica: tutti gli attori sarebbero stati rivoluzionari frustrati dai loro privilegiati background. proprio le cose che rendevano i suoi protagonisti intressanti. "proprio come la tua Marietta", continua con lo stesso tono di compiaciuto rimpianto. "Oggigiorno non si trova più questo tipo di marxista imepgnato, ecco perchè dobbiamo fare qualcosa di diverso conlei...".
    Il mattino seguente scopro come la presenza di uno scrittore che scrive un pezzo sul suo racconto che viene trasformato in un film non sia l'unico tocco postmoderno su un set: una troupe televisiva sta riprendendo bertolucci. Ci sono anche otto bambini e i loro maestri: Kinski sta per dare un breve concerto ed una festa per i suoi giovani allievi (un'altra delle innovazioni della versione cinematografica) che impegnerà i prossimi due giorni di riprese.
    Ora siamo all'interno del palazzo, e c'è un continuo flusso di persone che serpeggia su e giù per la grande scalinata a spirale, tante quante ce ne dovevano essere quando il palazzo era adibito alla propria funzione. Per la verità l'atmosfera civile di questo set, diverso dalle produzioni economiche newyorkesi (alle quali sono più abituato), mi fa davvero pensare ad una sorte di corte o a un salotto, con il principe che vi abita che compie una solenne processione da una stanza all'altra, circondato da musicisti, attori e pittori, per non parlare dei numerosi paggi e degli scudieri, tutti amabili gli uni con gli altri.
    Bertolucci, sua moglie e diversi assistenti, si stringono davanti ad un monitor. Egli mi presenta al suo supervisore della sceneggiatura, francese. "Ha lavorato 20 anni per Buñuel", mi dice, aggiungendo con una risatina: "Gliel'ho rubata". Mi stringo dietro diloro, dove, di lì a poco vengo ulteriormente schiacciato dall'esperto di dizione, che è lì per affinare l'accento afro-italiano di Thandie, e da un pianista impiegato nei primi piani dellemani di David Thewlis (i suoi polsi sono stati rasati per assomigliare a quelli meno irsuti di Thewlis). Un uomo in una strana bardatura entra e si accovaccia dietro di noi leggendo La profezia di Celestino, e io lo urto ogni volta che mi muovo. Come il resto del gruppo, ha un'aria di serietà professionale e io mi sento decisamente di intralcio. La calca sembra ormai un tentativo di entrare nel Guinness dei primati, quando la troupe televisiva decide di unirsi a noi.
    Scalando una pila di contenitori metallici, si fissano in cima a quello che rpima era il guardaroba di Kinski, dal quale puntanto non meno di di tre telecamere su bertolucci, il quale, da parte sua, è troppo impegnato a sistemare i bambini intorno al piano, una specie di ikebana umano, per notarlo. Il copione prevede che i bambini si comportino male durante il concerto di Linski. naturalemtne il comportamento scorretto deve essere pianificato, imparato e poi ripetuto esattamente ad ogni ripresa. Si potrebbe pensare che sia come un tentativo di raccogliere bolle di sapone in un vaso, ma questi sono bambini che lavorano: esperti professionisti. uno di loro, un bambino di circa sei anni dall'aria addormentata, ha un curriculum lungo un chilometro. Più tardi, durante il giorno, lo trovo al pianoforte, che intrattiene la troupe con un'impeccabile esecuzione di un walzer di Chopin. Imparano a menadito i loro complicati movimenti in un paio di minuti. "Bravi, tutti i bambini!", esclama Bertolucci con esultanza, e stiamo girando. La strategia di Bernardo in queste scene sembra essere quella di mescolare quanto più possibile i diversi tipi di ripresa: telecamera fissa, cinepresa portatile, carrellate ecc. Non pretendo di capire questo lato delle cose e non me la sento di seccarlo chiedendo spiegazioni.
    Gli scrittori sono già una presenza abbastanza scomoda sul set: implicati alla lontana in tutto, ma di nessuna utilità per nessuno. tradizionalmente viene concessoloro unbreve giro formale, viene data loro l'opportunità di scambiare le lusinghe di tito con gli attori, e poi vengono cacciati. Bernardo, con molto tatto, ha descritto la mia visita come una visita del subconscio del film, ma potenzialmente io mi sento molto di più di un invadente super-io: capace di inibire chiunque incontri. Usciamo dall'angusta dépendance. mi siedo su una scatola nell'angolo del soggiorno molto più spazioso e tento di diventare invisibile, mentre il lento spettacolo della realizazione di un film si sviluppa sotto ai miei occhi.

James Lasdun da La Repubblica del 26 gennaio 1999