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News: Assedio d'amore nella casa di D'Annunzio

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Pare accertato che D'Annunzio scrisse Il Piacere mentre abitava in Vicolo del Bottino, che parte dalla romana Piazza di Spagna. Pur immutata nei centodieci anni esatti trascorsi da allora, la stradina è diventata un brulicante crocevia multirazziale da quando ospita nel fondo la stazione della metropolitana. Quel sospetto deve aver acceso la fantasia di Bernardo bertolucci facendogli collocare proprio nel palazzetto dellImaginifico l'amoroso intreccio fra un musicista inglese e una cameriera del terzo mondo che nel racconto di james Lasdun si svolge a Londra.
    L'assedio si attiene con fedeltà alla falsariga del precedente letterario 8edito da Garzanti, tranne alcuni arricchimenti: c'è un drammatico prologo in un Paese dell'Africa dittatoriale con il brutale arreto di un insegnante democratico; e mentre nella sobria e intensa personificazione di David Thewlis il pianista è di aspetto più giovanile e gradevole, la ragazza (Thandie Newton) è diventata una studentessad i medicina. Ma regge la sottile imbastitura che finisce per stringere insieme la coppia riluttante e i tempi della contrattanza sono rispettati: scoperto che la donna di cui 6egrave; innamorato ha il marito in cacere, il britannico si vende la casa pezzo per pezzo per comperare la libertà del rivale. Quando il patriota arriva all'alba in vicolo del Bottino e suona il campanello, nel racconto e nel film la situazione è cambiata e non ci è dato sapere cosa succederà
    Sullo schermo regna la storia d'amore con tutti i confronti e scontri che comporta, fra il bianco e il nero, fra il ricco e il povero, fra la vita dell'artista e quella delperseguitato politico, fra la grande musica dell'Occidente e le nenie africane. Lui spia lei che spia lui, la comunicazione dai piani alti alla cantina si svolge attraverso un calapranzi, il non detto supera di gran lunga il detto. La casa fa ilracconto, con quegli oggetti preziosi che cominciano a sparire, e Bertolucci reinventa la trama di Lasdun con la grazia del grande affabulatore. Questo piccolo capolavoro, destinato a restare fra le gemme di una filmografia già ricca di risultati memorabili, fonde alla sapienza stilistica il dolore, la pietà e l'incanto del reale. non a caso la prima e unica raccolta di poesie con cui bernardo ventenne vinse un premio avevaun titolo che si 6egrave; rivelato un programma di vita: In cerca del mistero.

Recensione di Tullio Kezich dal Corriere della Sera del 7 febbraio 1999