Archivarius - Saggi a cura di/Essays by Luca Logi (llogi@dada.it)

 

Pagina 626

Gli autografi del Requiem di W.A. Mozart

di Luca Logi

 

Sul Requiem K 626, l'ultima opera di W.A. Mozart e rimasta incompiuta, sono stati scritti ponderosi tomi, e ancora se ne scriveranno in futuro. Mi sono deciso a scrivere queste brevi note in quanto si tratta di un argomento ricorrente sul newsgroup it.arti.musica.classica, e anzi sembra essere per molti appassionati l'opera somma della storia della musica.

In parte si tratta della cosiddetta retorica dell'opus ultimum . E già a pochi giorni dalla morte di Mozart nascevano le prime leggende intorno a questo lavoro. In qualche caso si tratta di leggende, in altri di veri e propri imbrogli, che ognuno é libero di districare come meglio crede, alla luce di una documentazione che si fa di giorno in giorno più ricca. Per conto mio eviterò in questa sede un giudizio estetico sull'opera, limitandomi a raccontare alcune circostanze che paiono ormai accertate.


Il Requiem, questo é sicuro, fu commissionato a Mozart da un nobile, il conte Franz von Paula Joseph Anton Walsegg zu Stuppach. Il conte, un aristocratico di provincia avente la sua principale residenza nella zona di Wiener Neustadt, aveva una innocua mania: commissionava a compositori lavori che poi ricopiava di sua mano, e dei quali provvedeva all'esecuzione facendoli passare per suoi. I musicisti che li eseguivano ben sapevano che non potevano essere stati composti da lui, mediocrissimo musicista; il conte sapeva che i suoi musicisti immaginavano, ma tutti vivevano felici e contenti fino a quando al conte non venne la malsana idea, tramite alcuni intermediari fra i quali probabilmente Puchberg (il compagno di loggia massonica di Mozart, che abitava nel palazzo viennese di Walsegg), di commissionare questo lavoro che - in definitiva - doveva marchiarlo per l'eternità. (Per una interessante descrizione del conte Walsegg confronta la storia scritta dal suo dipendente Anton Herzog nel 1839).

Le abitudini del Conte, per quanto singolari, erano del tutto legali secondo i criteri dell'epoca. La storiografia più recente ha restituito al Conte una parte della sua dignità, mostrandolo più come un eccentrico che un plagiario.

Il Requiem doveva commemorare la moglie del conte, scomparsa giovanissima il 14 febbraio 1791. Il compenso promesso a Mozart non doveva essere nemmeno particolarmente generoso - sui 50 o 60 ducati (per La clemenza di Tito l'onorario fu di 200 ducati).

Mozart lavorò sul Requiem nell'ottobre e nel novembre 1791. Non doveva essere nemmeno un lavoro urgentissimo, perché si dedicò prima al Flauto magico e al Concerto per clarinetto.

Del Requiem Mozart scrisse una sorta di scheletro della partitura: su carta da musica a 12 righe, per un totale di 99 pagine, appuntò alcuni dei passi più salienti: le parti vocali, alcuni degli interventi dell'accompagnamento strumentale, la parte dei bassi che serve per definire le armonie. Si trattava della sua maniera usuale di comporre; una volta stesa l'ossatura portante della partitura, si trattava solo di ricominciare da capo, riempiendo i vuoti, scrivendo le parti raddoppiate, proseguendo le figure di accompagnamento secondo lo schema armonico dettato dal basso. Il manoscritto é scritto su due diversi tipi di carta da musica (come se nel mezzo ne avesse esaurito la provvista).

L'autografo, attualmente depositato alla Hofbibliothek di Vienna, ha subito moltissime traversie, é stato sfasciato nei suoi diversi fascicoli, ognuno ceduto a diverse persone e poi alla fine ricomposto. A parte la scrittura di Mozart, vi si riconosce la scrittura di diverse altre persone: di un certo Freystädtler, che ha scritto alcune parti di raddoppio (lavoro puramente meccanico) nel Kyrie, e dell'allievo Franz Xaver Süssmayr. Vi si riconosce anche la mano di Joseph Eybler, un giovane compositore amico sia di Mozart che di Haydn.

Abbiamo detto l'autografo, ma in effetti di autografi ce ne sono due: oltre a questo, dal Dies Irae in poi esiste un 'autografo' completo di mano di Süssmayr, come vedremo in seguito.

Come ognuno sa, dopo breve malattia sulle cui cause sono state versate fiumane d'inchiostro, il 5 dicembre 1791 Mozart muore, mantenendosi relativamente lucido fino agli ultimi giorni. Il Requiem rimane nello stato parziale in cui l'autore lo ha lasciato.


Poco dopo la morte del marito la vedova Constanze decide di far completare il Requiem, in maniera da poterlo consegnare al conte Walsegg ed incassare la seconda rata del compenso previsto. Però - e qui sta il punto - Constanze cerca di organizzare il tutto in maniera che il Requiem sembri essere stato completato da Mozart.

La persona più adatta per questo lavoro sarebbe il fido allievo Süssmayr - forse il termine 'allievo' non rende l'idea, 'famiglio' la renderebbe di più. Süssmayr é infatti colui che accompagnava Constanze quando questa si recava a Baden per le cure termali (e qualcuno é arrivato ad ipotizzare che Süssmayr e Constanze fossero amanti). Inoltre la grafia di Süssmayr é molto simile a quella di Mozart: l'ideale per questo che, a parte il lato musicale della faccenda, sembra essere anche una sorta di imbroglio commerciale ai danni del conte Walsegg.

E invece il primo ad essere contattato, sembra incredibile, é proprio Eybler (che peraltro Mozart stimava assai più di Süssmayr come musicista): il 21 dicembre Constanze consegna la partitura a Eybler perché, per qualche motivo che non ha mai spiegato, é arrabbiata con Süssmayr e non lo ritiene idoneo al lavoro. Eybler rilascia una ricevuta in cambio della partitura, la trattiene per qualche giorno, vi annota diverse integrazioni (ma può darsi che avesse già fatto queste annotazioni con Mozart ancora vivo). Dopo di che desiste dal lavoro.

Constanze torna allora sui suoi passi, lascia perdere i motivi per essere arrabbiata con Süssmayr, e gli affida il completamento del Requiem.

Quello che avvenne poi si vede dal manoscritto: l' Introitus era completo in tutto, nella scrittura di Mozart; il Kyrie era abbozzato abbastanza ampiamente, ma con le integrazioni di Freystädtler e Süssmayr era praticamente completo. Süssmayr stacca questo fascicolo, poi prosegue - utilizzando la traccia lasciata dal maestro dove presente, altrimenti componendo di testa sua, e butta giù un manoscritto delle rimanenti parti del lavoro in quella che é una buona approssimazione della grafia del maestro. Attaccandoci sopra il fascicolo staccato dall'autografo, ottiene una ottima imitazione di quello che sarebbe potuto essere un Requiem di Mozart. Per completare il lavoro, falsifica la firma di Mozart sulla copertina. Süssmayr non fu nemmeno un falsario particolarmente intelligente, perché accanto alla firma falsa scrisse "1792" (quando notoriamente nel 1792 Mozart era già morto).

Il tutto viene inviato al conte Walsegg, non senza farne trarre prima due copie. Queste due copie finiranno, a tempo debito, una al re Federico Guglielmo di Prussia, e l'altra agli editori musicali Breitkopf & Härtel di Lipsia.


Il rapporto fra Constanze e il conte Walsegg fu truffaldino in ambedue i sensi. Constanze imbrogliò il conte (con il quale, peraltro, non trattò direttamente ma tramite intermediari) facendogli credere che il Requiem fosse stato interamente scritto da suo marito (per il resto della sua vita Constanze minimizzerà il lavoro svolto da Süssmayr). Walsegg non disse mai a Constanze che l'accordo con suo marito era come minimo particolare, prevedendo il silenzio sulla paternità dell'opera. E del resto Mozart si era accuratamente dimenticato di dirlo a Constanze...


Walsegg fece eseguire il lavoro il 14 dicembre 1793 passandolo come suo - anche se, per la verità, fu preceduto da Constanze che lo fece eseguire a Vienna in concerto commemorativo a Vienna il 2 gennaio dello stesso anno, e che fruttò ben più dei 60 ducati del conte.

La storia del Requiem prosegue da questo momento su due fronti: in primo luogo bisognerebbe studiare come avvenne la rivelazione che il Requiem non era opera integrale di Mozart.

Nel 1793 Friedrich Schlichtegroll pubblicò il cosiddetto Nekrolog, la prima biografia a stampa di Mozart. In essa per la prima volta si sostiene che il Requiem non sia opera integrale di Mozart. E' curiosa la reazione di Constanze a questa rivelazione: si preoccupò di fare incetta di quante più copie possibile della tiratura, e di bruciarle. Fatto sta, prima o poi la verità venne fuori e anche Constanze fu costretta ad ammetterla.

Un secondo fronte fu, invece, l'emergere delle condizioni a cui il Requiem era stato commissionato dal conte Walsegg. Constanze si preoccupò di averne l'autorizzazione prima di mandare alle stampe, verso il 1799/1800, la partitura. Fatto sta che non era più in contatto con Walsegg, e non sapeva come rintracciarlo. Fece quello che avremmo fatto tutti noi: mise un annuncio sui giornali. Il conte si ritrovò perciò smascherato, almeno in potenza.

Dobbiamo metterci adesso nei panni del conte, il quale probabilmente mai e poi mai poteva immaginare il pasticcio nel quale si era cacciato. Pur offrendosi di far visionare la sua copia della partitura in previsione dell'edizione, si trovò a non sapere più che fare - se rendere noto il suo contratto, con questo smascherandosi ancora di più, o se ignorare il tutto. Un ulteriore motivo di amarezza era la consapevolezza di essere stato imbrogliato sulla paternità dell'opera, cosa che stava ora emergendo; infatti verso il 1800 incominciò a farsi vivo anche Süssmayr per rivendicare la sua quota di gloria (Süssmayr doveva morire nel 1803).

Pur continuando a sostenere di essere lui stesso il vero autore dell'opera, il conte Walsegg alla fine scelse la via del silenzio; finì per cercare di farsi dimenticare, ed il suo nome, in effetti, sarebbe già nell'oblio più assoluto se non fosse per questa poco gloriosa vicenda. La sua partitura saltò fuori solo dopo la sua morte, nel 1838 (insieme con la copia da lui diligentemente approntata per farla passare come il suo - del conte - manoscritto autografo) e fu venduta alla Biblioteca imperiale di Vienna.

Il resto dell'autografo - ricordiamo che il primo fascicolo era stato ceduto al conte, ma ne esistevano i rimanenti fascicoli, passò da diverse mani. Prima da quelle di Eybler, poi da Süssmayr (che se ne servì come traccia per il suo lavoro), poi da questo restituito a Constanze nel 1802, poi da questa donato all'abate Stadler, un musicista amico di famiglia. Stadler lasciò i suoi fascicoli in eredità alla biblioteca di Vienna nel 1831, Eybler lasciò similmente in eredità alla stessa biblioteca alcuni fogli che erano rimasti a lui nel 1833. Nel 1838 con i fascicoli del conte Walsegg era finalmente possibile ricostituire il manoscritto autografo. I fascicoli scritti da Süssmayr sono adesso classificati separatamente.

 


Link su Archivarius:

Vera e circostanziata storia del Requiem di W.A. Mozart - Dal suo concepimento nell'anno 1791 fino al presente periodo, 1839 - di Anton Herzog

Mozart e Süssmayr - Chi ha scritto che cosa?


Bibliografia essenziale:

 

H. C. Robbins Landon - 1791, Mozart's Last Year

O.E. Deutsch - Mozart - A documentary biography

P. Buscaroli - La morte di Mozart

H. C. Robbins Landon - The Mozart Compendium

 

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Aggiornata al 9 maggio 99 - Last updated May 9th, 1999 - (C) Luca Logi 1999