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BARRIERE ANTINOMADI

 

"In Italia il nomadismo non è vietato da nessuna legge o ordinanza, ma non è certo incoraggiato. Il metodo non consiste più nell'obbligare ufficialmente gli Zingari a sedentarizzarsi, ma nell'impedire loro di sostare, grazie alle leggi che combattono il vagabondaggio e che regolano la sanità pubblica. Gli Zingari vengono, quindi, costretti a cercarsi un comune di residenza, dal quale non possono essere cacciati, che funga anche da domicilio di soccorso. Per ovviare a questa situazione, alcuni comuni hanno costruito campi-sosta ufficiali per nomadi, con l'intento più o meno mascherato di controllare gli Zingari". (Leonardo Piasere da "I ROMA E IL CONCETTO DI PERIPATETTICS in POPOLI DELLE DISCARICHE saggi di antropologia zingara.)


A Milano la politica nei confronti degli Zingari è più o meno la stessa delle altre grosse città italiane; campi-sosta ufficiali (vere e proprie riserve) per i residenti, di cittadinanza italiana, che ad ogni modo vengono ad essere insufficienti a coprire il numero degli Zingari presenti in città e cosi' in altri campi di "residenti" pur se abusivi vengono ad avere la dicitura di "tollerati". Per altri insediamenti abusivi specie se composti da comunità di Zingari slavi e extracomunitari l'unica politica sono i continui sgomberi che hanno prodotto negli anni un nomadismo cittadino nelle periferie milanesi o sarebbe meglio dire nelle discariche abusive delle periferie della sempre più invivibile città europea che è Milano. Vita sempre più dura e impossibile anche per gli Zingari rimasti nomadi e che non si sono adattati alla vita in "riserva", tornando agli spazi liberi, o per i Camminanti siciliani con il loro nomadismo economico che li porta per vari paesi d'Italia e ciclicamente a Milano per arrotare coltelli ed aggiustare ombrelli. Per tutta questa umanità viaggiante e spesso costretta a viaggiare, Milano ha regalato, da qualche anno a questa parte, e sono in continuo aumento su tutto il territorio, non dei campi-transito, ma quelle che si possono tranquillamente definire BARRIERE ANTINOMADI o BARRIERE ANTIZINGARI.

Basta girare un po' il territorio cittadino per scorgerle. Sbarramenti dell'altezza di due metri sotto i quali può transitare tranquillamente un'automobile ma che bloccano inesorabilmente il passaggio di una roulotte, camper o furgone; insomma BARRIERE ANTINOMADI, barriere di chiaro sapore razzistico frutto dell'intolleranza diffusa. Si trovano un po' dappertutto specie nelle periferie dove sono più usi fermarsi Zingari e viaggianti in genere. Ad esempio alle entrate del parco adiacente al cimitero di Lambrate, ora in mano alla prostituzione (ma questo è un altro discorso), per passare a quello del Musocco dove i frequentatori della cascina Torkiera si saranno chiesti varie volte a cosa servano quelle sbarre alte due metri davanti all'entrata del parcheggio adiacente alla stessa. E poi in via Fabio Massimo in fondo alla vietta che porta al dancing Parco delle Rose; in via Simoni (stazione di QuartoOggiaro), e in via Novara, Largo Boccioni, Via Eritrea, via Carbonia, Via Salomone, via Feltre (adiacente piazza Udine), ecc. Ci sono leggi europee a tutela del nomadismo che lo stato italiano ha sottoscritto e demandato agli enti locali, leggi che parlano di istituzione di campi di transito a favore di quelli Zingari e viaggianti che non hanno abbandonato il nomadismo, leggi che i vari comuni si guardano bene dal porre in attuazione. Anzi come si può ben constatare gli Enti Locali fanno tutto il contrario cioè terra bruciata, cioè sbarramenti di ogni genere per impedire la sosta e dell'inutile e ingiustificato allarmismo sociale. Mi trovavo in sella alla mia bicicletta sulla Padana Superiore all'altezza di Vimodrone, un fuoco e due campine (roulotte) mi portano a deviare e a fermarmi presso le due famiglie di nomadi. Conosco i componenti delle famigli da diversi anni. La prima è formata da un Rom-Harvato e dalla moglie, una Camminante siciliana e i loro quattro bambini; la seconda dalla giovane sorella di lei, dal marito, i loro due figli e un fratello delle due donne, tutti Camminanti siciliani. Faceva freddo ma si stava bene davanti al fuoco. Lo stesso star bene di tante altre volte al campo. Sono stato invitato a mangiare con loro, della carne acquistata al Market e cotta alla brace del fuoco a cui mi scaldavo. Osservando il caseggiato poco distante ho provato a chiedere a Rosa se mai delle persone abitanti dei luoghi dove si fermavano li avessero qualche volta avvicinati per augurargli il buon giorno, chiedere come stavano, dove erano diretti, insomma domande di cortesia come dovrebbe essere con dei, seppur momentanei, vicini di casa. Rosa mi ha guardato per constatare se stavo scherzando. Ora a distanza di pochi mesi dove erano accampati i miei amici ci sono le solite BARRIERE ANTINOMADI.

Penso sia il modo degli Enti Locali di tutelare il nomadismo, impedire cioè che Zingari e viaggianti abbiano a fermarsi anche una sola ora nel loro territorio e nello stesso tempo porre in atto il divieto al transito e alla sosta in nome della pubblica sanità e contro il vagabondaggio. O no?


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