Nel febbraio del 1918, D'Annunzio escogitò un gesto molto spettacolare, che sarebbe passato alla storia col nome di Beffa di Buccari. Con tre Mas (motosiluri comandati da Costanzo Ciano) egli compì le 300 miglia di mare che separano Venezia da Buccari (vicino a Fiume) dove, secondo le notizie ricevute, erano ancorate alcune navi da guerra austriache. Benché le acque intorno a Fiume fossero strettamente sorvegliate, gli Italiani guidati da D'Annunzio riuscirono a penetrarvi, ma trovarono solo quattro mercantili che non poterono neppure colpire perché i siluri si impigliarono nelle reti di protezione. Allora lasciarono, legati a boe e imbottigliati, alcuni messaggi beffardi. (Lo stesso anno, in agosto, con alcuni compagni volò su Vienna lanciando migliaia di manifestini in cui si rallegrava di aver potuto violare i cieli della città nemica). Un messaggio lasciato a Buccari "In onta alla cautissima flotta austriaca occupata a covare senza fine dentro porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti col ferro e col fuoco a scuotere la prudenza nel suo più comodo rifugio i marinai d'Italia, che si ridono d'ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre a OSARE L'INOSABILE". Gabriele D'Annunzio 10-11 febbraio 1918 |
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Gabriele D'Annunzio La Beffa di Buccari
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