Gabriele D'Annunzio è spirato improvvisamente questa sera alle 20.05, colpito da una emorragia cerebrale, mentre si accingeva a passare dallo studio alla sala da pranzo. Il poeta era da vario tempo indisposto, ma i medici, che avevano sempre vegliato con ogni sollecitudine sulle condizioni del comandante, pur prendendo tutte le misure che il decorso dell'indisposizione richiedeva, avevano escluso ogni particolare motivo di preoccupazione, niente facendo prevedere l'improvviso fatale esito di questa sera. Nella giornata di ieri, il poeta era stato colpito da una improvvisa leggera vertigine, ed anche su questo particolare, pur di poco rilievo, era stata richiamata l'attenzione dei sanitari che frequentavano il Vittoriale. Al fatto però, data la fortissima fibra del comandante, non era stata attribuita una importanza particolare. Questa sera alle 18 il poeta si trovava seduto nel suo studio quando era stato colpito da un leggero malessere che gli aveva fatto reclinare il capo sul seggiolone. Ma era parsa cosa passeggera. Due ore dopo, improvvisa, la catastrofe. Una cameriera, che si trovava in quel momento nella stanza, ed era entrata per portare al comandante un oggetto ch'egli aveva richiesto, ha dato subito l'allarme cercando nello stesso tempo di soccorrere il poeta il quale appariva esanime. Immediatamente sono accorsi nello studio gli intimi; il comandante è stato sollevato e disteso su un lettuccio; un medico, subito accorso, gli ha prodigato le cure del caso, ma il grande cuore di Gabriele D'Annunzio aveva ormai cessato di battere; ogni intervento è apparso subito vano. Mentre la tristissima notizia veniva subito comunicata al capo del governo e ai familiari, le porte del Vittoriale venivano chiuse per evitare ogni indiscreta curiosita' intorno alla salma gia' composta nella nobile rigidita' della morte. Nello stesso tempo, con il lutto nel cuore, gli intimi provvedevano a dare alla spoglia mortale del poeta delle Laudi e dell'eroe di Buccari e di Vienna le estreme onoranze. La salma, rivestita della divisa di generale d'aviazione, con la medaglia di Fiume, veniva composta su un letto funebre attorno al quale gli intimi e le personalita' accorse alla notizia hanno prestato la prima veglia. Nelle prime ore della notte giungeva al Vittoriale anche lo scultore Minerbi, chiamato telefonicamente subito dopo il trapasso, ed egli provedeva a ricavare la maschera funebre secondo il preciso ordine che aveva lasciato il poeta. Ecco il testo del comunicato che nelle prime ore della notte è stato affisso nella portineria del Vittoriale: "La salute del comandante in questi ultimi mesi si era sempre mantenuta molto soddisfacente, tanto da permettergli di riprendere molte delle sue attivita' fisiche che da qualche tempo aveva ridotte. Anche gli ultimi controlli medici avevano dato esito soddisfacente ed egli si riprometteva di effettuare presto il preannunciato viaggio a Roma, al quale pensava con gioia e con amore. Questa sera, dopo una giornata trascorsa normalmente, mentre si trovava al tavolo di lavoro, egli accusava un improvviso malessere per cui, aiutato dai familiari presenti, veniva adagiato nel letto dove in pochi momenti avveniva la fine, precisamente alle ore 20,05. I medici, subito accorsi, non potevano che constatare la morte." Abbiamo letto con estrema emozione le laconiche righe del comunicato, nella piccola stanza della guardia all'ingresso, vigilata da un carabiniere in divisa, al fioco lume di una lampada. Intorno tutto taceva. Un velo nero sul cancello, unico segno di lutto, risalta nella luce verde da acquario che illumina gli archi e che da alla scena una parvanza irreale. In questo silenzio, in attesa di essere ammessi nella casa dove giace il poeta, abbiamo potuto parlare col parroco Don Fava che ha amministrato alla salma ancora calda di vita l'assoluzione e l'estrema unzione sub-conditione, come la chiesa permette, entro due ore dal decesso. Il parroco è stato chiamato d'urgenza. Da due ore circa Gabriele D'annunzio giaceva nella stanza dello "Schifamondo", la camera tutta nuda, francescana, dove è soltano un lettuccio. In quella camera il comandante si recava talvolta a dormire, quasi per esercizio d'umiltà, e gia' aveva disposto, ci dice il parroco, di morirvi. Gabriele D'Annunzio fu trovato da lui disteso sul lettuccio, le mani ancora libere perchè potesse essergli amministrata l'estrema unzione, il viso normale, sereno, quasi sorridente. Erano presso di lui al momento del decesso la signora Baccara, il sovrintendente Maroni; subito dopo sono giunti il prefetto Rizzo ed altri; ma i pochi testimoni ricordano a mala pena gli eventi, sono tutti partecipi del senso di stupefazione che sembra avvolgere il paese dove, nel cuore della notte, crocchi di persone discorrono a bassa voce sulla soglia degli usci e in mezzo alla strada. Si sta procedendo intanto al suggello delle camere contenti cimeli di guerra, amuleti preziosi, manoscritti.
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Articolo dell'inviato speciale
del Corriere della Sera in omaggio al Poeta
La Morte Giuseppe Ulivi
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